Allergie respiratorie, allergie alimentari, allergie nei bambini

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Allergie respiratorie, allergie alimentari, allergie nei bambini

13-08-2013 - scritto da Viviana Vischi

Allergie: le domande più comuni degli utenti e le risposte del Dott. Filippo Fassio, specialista in allergologia e immunologia

Allergie respiratorie, allergie alimentari, allergie nei bambini Le allergie sono in costante aumento, ce lo confermano gli ultimi studi. C’è una ragione specifica o sono una serie di concause? Es. globalizzazione ecc.
I dati scientifici ci dicono, in effetti, che le allergie stanno aumentando, ma solo nei Paesi industrializzati. Se analizziamo i dati dei Paesi in via di sviluppo, le allergie non mostrano questa tendenza ad aumentare. Ci sono diverse teorie che tentano di spiegare questo fenomeno. La più accreditata è la cosiddetta “ipotesi igienica”. Secondo questa teoria, vivere in un ambiente “troppo pulito” - come il nostro, con una ridotta incidenza di malattie infettive – porterebbe il sistema immunitario a “deviare” verso l’allergia. Diversi studi supportano questa teoria: ad esempio sappiamo che i bambini che vivono in una fattoria hanno un rischio minore di sviluppare allergie rispetto ai loro coetanei che vivono in città.


Come mai questo aumento delle allergie riguarda in particolar modo le allergie alimentari?
Un po’ tutte le forme allergiche sono in aumento, ma è particolarmente difficile valutare quanto sia diffusa l’allergia alimentare e quanto questa stia aumentando. Nel caso specifico dell’allergia alimentare diversi fattori entrano in gioco: da una parte una maggiore attenzione a questo tipo di problemi, dall’altra anche un’eccessiva “colpevolizzazione” dell’alimento. Succede infatti che, di fronte ad una sintomatologia di nuova insorgenza, si punti immediatamente il dito verso una reazione allergica alimentare senza averne la certezza. Questo fenomeno è amplificato anche dalla sempre maggiore diffusione di test “per intolleranze alimentari” non scientificamente attendibili, che contribuiscono a generare ulteriore confusione nel paziente.

Qual è la differenza tra un’allergia e un’intolleranza alimentare?
Un’allergia alimentare è una reazione dovuta all’attivazione della risposta immunitaria verso un allergene alimentare, che di per sé sarebbe assolutamente innocuo. Questa risposta immunitaria, che solitamente determina la produzione di immunoglobuline E che riconoscono specificamente lo specifico allergene, è responsabile dei sintomi e dei processi patologici. Un’intolleranza invece è una reazione avversa ad un alimento, causata da un meccanismo non immunologico, ad esempio un deficit di un enzima digestivo, come nell’intolleranza al lattosio da deficit di lattasi.

Quali sono state le novità più rilevanti emerse o presentate al congresso EAACI-WAO (Milano, giugno 2013)?
Il recente congresso mondiale di allergologia ha costituito un’importantissima occasione di scambio e arricchimento scientifico. Sono stati trattati tutti i temi di maggiore rilievo in allergologia ed immunologia. Molte relazioni hanno fatto luce sui meccanismi che portano allo sviluppo delle malattie allergiche – quali rinite allergica, asma, dermatite atopica, shock anafilattico – ma altrettanta attenzione meritavano gli sviluppi terapeutici che sono stati presentati e saranno disponibili nei prossimi mesi.

Durante l’ultimo congresso si è molto parlato di alcuni studi che affermano che un feto sviluppa già allergie nel pancione della mamma. A cosa è dovuto? E cosa dovrebbe fare la donna incinta per evitarlo? C’è una specifica alimentazione? Esistono delle linee guida?
Questi sono recentissimi sviluppi scientifici, purtroppo non siamo ancora in grado di applicarli al singolo soggetto, al singolo bambino. Sappiamo che alcuni fattori ambientali, già durante la vita intrauterina, agiscono sull’organismo del nascituro e possono – tra le altre cose – predisporre alle allergie. Tuttavia le variabili sono molto complesse, e queste influenze dell’ambiente interagiscono con la predisposizione genetica di ogni singolo soggetto, dando luogo ad infinite combinazioni che non siamo ancora in grado di interpretare per prevedere gli sviluppi futuri.


Nell'ultimo anno il clima è stato inclemente: la primavera è scomparsa, dall’autunno si è passati direttamente all’estate. Questi fenomeni meteorologici possono avere delle ripercussioni sulle allergie?
Lo sconvolgimento delle stagioni, così come siamo abituati a considerarle, ovviamente genera cambiamenti anche per quanto riguarda il “calendario pollinico”. Se la stagione primaverile è meno mite del solito, il periodo di pollinazione tende a tardare. Tuttavia il periodo di pollinazione riprende, anche in maniera molto intensa, non appena le temperature aumentano. Per quanto riguarda i pollini che sono nell’aria in estate, molto dipende dalla regione geografica: al Nord l’ambrosia, un allergene emergente, può dare fastidio per tutta l’estate, mentre al Sud i sintomi sono legati soprattutto al polline di Parietaria.

Ci sono allergie maggiormente diffuse? C'è un'influenza ambientale o stagionale sull'insorgere delle allergie?
Ovviamente sì. Lo sviluppo di un’allergia dipende da una predisposizione (genetica e quindi ereditaria) e da un’esposizione ad un allergene. Questo vale per ogni tipo di allergia, quindi anche per quelle respiratorie. Ne consegue che ogni regione geografica ha le sue allergie caratteristiche. Mentre le graminacee sono diffuse un po’ su tutta la penisola, oltre alle già citate Ambrosia (tipica delle regioni del Nord) e Parietaria (molto diffusa al Sud), nelle regioni del Centro Italia e nelle zone Tirreniche si hanno molti soggetti con allergia ai pollini di Ulivo e Cipresso.

Nello sviluppo delle allergie possono intervenire fattori ereditari o di familiarità?
Sicuramente sì. Un bimbo nato da entrambi genitori allergici ha circa il 75% di probabilità di diventare egli stesso allergico durante la sua vita, contro il 25% di rischio di un bambino nato da genitori non allergici.

La ricerca è progredita nel campo allergologico? Nell'individuazione delle cause scatenanti o nella cura?
La ricerca è progredita ampiamente in allergologia ed ogni giorno facciamo passi avanti per comprendere le cause e giungere alla cura delle malattie allergiche. Tuttavia la ricerca, soprattutto quando riguarda farmaci che vengono impiegati nell’uomo, deve rispettare rigidissimi criteri di sicurezza e quindi necessita di tempi lunghi (nell’ordine di anni) e di ingenti risorse economiche. Anche quest’anno vedremo però nuovi ed utilissimi farmaci per il trattamento delle malattie allergiche, ad iniziare da nuove terapie per la rinite allergica.

Le allergie infantili sono in aumento. In cosa si differenzia l'insorgere dell'allergia nel soggetto adulto e nel bambino? Quali sintomi possono far sospettare l'esistenza di una patologia allergica?
Le allergie sono più frequenti nei bambini, tuttavia negli ultimi anni si è osservato che un numero sempre maggiore di persone inizia a lamentare sintomi allergici durante l’età adulta. Tipicamente, nel bambino si ha la cosiddetta “marcia allergica”: ovvero l’allergia si manifesta nelle prime e primissime fasi di vita con la dermatite atopica, poi il bambino può ammalarsi di asma, e crescendo queste manifestazioni evolvono verso una forma di rinocongiuntivite allergica. Nelle allergie che esordiscono in età adulta invece questo “percorso” viene a mancare, e talvolta si hanno allergie che si presentato di notevole intensità fin dall’esordio.

Un soggetto allergico è più esposto al rischio di insorgenza di altre allergie?
Purtroppo sì. La maggior parte delle persone che soffrono di allergia, oggi, sono sensibilizzate a più allergeni già al momento della diagnosi. È più raro il caso in cui un soggetto sia “monosensibilizzato”, ovvero allergico ad un solo allergene.

Come riconoscere l'insorgere di un grave attacco allergico?
Le reazioni allergiche gravi sono particolarmente temibili, in quanto possono portare fino allo shock anafilattico, un’evenienza potenzialmente fatale. Lo shock anafilattico può esordire in maniera molto rapida, con difficoltà respiratoria o perdita di conoscenza, oppure avere una prima fase con sintomi “premonitori”, quali malessere, manifestazioni cutanee o gonfiore delle mucose, sintomi intestinali. È di fondamentale importanza che il soggetto a rischio di grave reazione allergica riceva dallo specialista allergologo tutte le informazioni necessarie a rendere minimo il rischio di nuova reazione allergica ed a riconoscerne tempestivamente i sintomi.

Come affrontare l'insorgere della reazione anafilattica?
Ogni soggetto identificato a rischio di shock anafilattico deve essere adeguatamente preparato sulla base delle informazioni fornite dallo specialista allergologo; più complicato è il caso in cui lo shock anafilattico si manifesti in un soggetto che non aveva mai avuto precedenti reazioni allergiche e che quindi non sia preparato ad affrontare la situazione. In ogni caso, è fondamentale richiedere immediatamente l’intervento del 118. Se la reazione anafilattica è confermata la terapia si basa su un’iniezione intramuscolare (se disponibile con apposito autoiniettore pre-dosato) di adrenalina.

Quali consigli può dare a chi è interessato da un'allergia?
Nel caso in cui un’allergia sia diagnosticata o anche solo sospettata, è utile consultare lo specialista allergologo, per impostare il percorso di diagnosi e cura più adatto al singolo caso. Non esistono, a questo proposito, limitazioni di età o di stagione per effettuare la visita allergologica.

Per altre domande all'allergologo non esitare a rivolgerti al Dottor Filippo Fassio, specialista in allergologia e immunologia, moderatore della sezione di Forumsalute dedicata all'Allergologia ed editor in chief della rivista online Allergia e Salute

A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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