BENESSERE DELLA VISTA: LA FOTOFOBIA

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BENESSERE DELLA VISTA: LA FOTOFOBIA

21-08-2017 - scritto da Paola Perria

La fotofobia può essere un sintomo del tutto benigno, legato a caratteri e situazioni particolari, o il segno di disturbi oculari, anche gravi, che possono compromettere la vista.

Fai una visita oculistica se la fotofobia è accompagnata da altri sintomi.

BENESSERE DELLA VISTA: LA FOTOFOBIA

Viene definita fotofobia l’insofferenza alla luce, sia solare che artificiale. Sperimentare questa sensazione di sensibilità eccessiva alla luce è normale, ad esempio dopo che siamo stati per lungo tempo al buio, perché l’occhio deve riabituarsi alla luce. La fotofobia può essere indotta da sostanze, come accade durante le visite oculistiche quando viene somministrata l’atropina, una sostanza che inibisce la contrazione della pupilla in presenza di luce per permettere all’oculista di osservare la salute dell’occhio. Quando, però, all’improvviso non tolleriamo più nessun tipo di luce, nemmeno quella debole di candele e lampadine, tanto da dover “strizzare” gli occhi per l’impossibilità di tenerli aperti, siamo in presenza di un sintomo di sofferenza da non sottovalutare.

I FATTORI CHE PREDISPONGONO ALLA FOTOFOBIA

  • Avere gli occhi chiari. Sono per natura più delicati e sensibili alla luce di quelli scuri
  • Essere albini. Gli occhi delle persone affette da albinismo sono prive di melatonina, la sostanza pigmentata che colora la pelle e l’iride degli occhi, per tale ragione sono incredibilmente vulnerabili e intolleranti ai raggi ultravioletti del sole
  • Fare uso di lenti a contatto. Chi porta abitualmente le lenti a contatto soffre più di frequente della sindrome dell’occhio secco. Un occhio poco lubrificato è più sensibile anche alla luce e questa è una delle ragioni per cui soffre più facilmente anche di fotofobia. Inoltre, lenti inadatte o mal conservate contribuiscono ad irritare l’occhio e a provocare altre reazioni avverse oltre alla fotofobia, come la sensazione di avere un corpo estraneo
  • Fare lavori che stancano gli occhi o passare ore davanti al monitor di un computer
  • Assumere farmaci. Non c’è solo l’atropina a provocare la fotofobia, ma esistono altri colliri oftalmici a base di scopolamina, chinino e alcuni antibiotici tra cui le tetracicline che possono indurre la midriasi, ovvero la dilazione della pupilla che rende insopportabile la luce forte
  • Assumere droghe, come ad esempio anfetamine o cocaina
  • Aver subito traumi oculari, basta anche un graffio, o essere stati esposti a sostanze irritanti

Per capire se la fotofobia sia sintomo di un disturbo oculare vero e proprio, bisogna verificare la presenza contemporanea di altri sintomi, tra cui:

  • Arrossamento dell’occhio
  • Offuscamento della vista
  • Lacrimazione abbondante
  • Dolore o bruciore all’occhio
  • Prurito e tumefazione della palpebra

PERCHÉ LA FOTOFOBIA NON È DA SOTTOVALUTARE

La presenza di sintomi così diversi può avvertirci che il nostro occhio, o entrambi, hanno qualche problema ed è meglio fare una visita oculistica: potremmo aver contratto una brutta infezione all’occhio come una cheratite, un’ulcera corneale, una congiuntivite virale, batterica o allergica, una irite o uveite, o potrebbero esserci dei problemi alla palpebra come l’orzaiolo o il calazio. Altre malattie oculari che hanno tra i sintomi anche la fotofobia sono il glaucoma, la neurite ottica e la cataratta. Attenzione massima se l’avversione alla luce si accompagna a lampi luminosi improvvisi e alla visione di corpuscoli scuri che disturbano la vista, o addirittura se avvertiamo un’ombra che offusca le immagini. Se ciò dovesse verificarsi non c’è tempo da perdere, ci si deve recare subito al pronto soccorso o almeno dall’oculista, perché potrebbe trattarsi di un distacco della retina.

Ma la fotofobia non è solo un sintono che deriva principalmente da un disturbo oculare. La fotofobia, infatti, è un sintomo comune e secondario di altre patologie, una tra tutte l’emicrania, o di infezioni virali come l’influenza o la mononucleosi.  Anche alcune malattie neurologiche si annunciano con disturbi agli occhi e fotofobia, come la meningite, l’encefalite e i tumori al cervello. Siete già in allarme? Non è il caso, infatti la sola presenza di fotofobia non può essere il segno di una malattia grave. A volte basta anche una carenza nutrizionale, soprattutto di vitamina B12 o di magnesio, per creare disturbi di varia natura tra cui la fotofobia.

COME SI CURA LA FOTOFOBIA?

Facile: difendendo gli occhi dalla fonte luminosa, spegnendo le luci e chiudendo imposte o tapparelle se siamo all’interno o indossando occhiali scuri ben schermati se siamo all’esterno. Contro la fotofobia sono particolarmente efficaci le lenti polarizzate che proteggono dalle luci riflesse o gli occhiali fotocromatici che si scuriscono quando aumenta l’intensità luminosa. Detto questo, è chiaro che la fotofobia, essendo solo un sintomo, si risolve nel momento in cui risolviamo la causa che lo produce. Per questo è necessario rivolgersi al medico e valutare il problema caso per caso.

L’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti del sole, in assenza di adeguata protezione, è dannosa per gli occhi quanto lo è per la pelle. I raggi ultravioletti, infatti, sono uno dei fattori responsabili della produzione di radicali liberi, molecole nocive per la salute degli occhi e dell’organismo in generale che accelerano il normale processo di invecchiamento delle cellule e aumentano il rischio di patologie oculari come cataratta, glaucoma e degenerazione maculare legata all’età. Difenditi subito con occhiali protettivi e scopri con Occhioallostress cosa puoi fare ancora per proteggere il benessere dei tuoi occhi!

 

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A cura di Paola Perria, Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2009, Master I livello in Gender Equality-Strategie per l’equità di Genere con tesi sulla medicina di genere.
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ATTENZIONE: le informazioni che ti propongo nei miei articoli, seppur visionate dal team di medici e giornalisti di ForumSalute, sono generali e come tali vanno considerate, non possono essere utilizzate a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.



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