Diagnosi dell’allergia: il test di provocazione

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Diagnosi dell’allergia: il test di provocazione

10-07-2013 - scritto da Patrizia Frattini

Quando prick test e RAST non sono sufficienti a formulare una diagnosi: ecco come e quando si ricorre al test di provocazione

Cos'è e come funziona il test di provocazione

Diagnosi dell’allergia: il test di provocazione Il test di provocazione viene definito un test diagnostico di terzo livello, perché si ricorre a questo tipo di esame soltanto nei casi in cui il prick test (test diagnostico di primo livello, cioè il primo a cui si ricorre per formulare una diagnosi) e il RAST test (test diagnostico di secondo livello) non abbiano fornito sufficienti informazioni al fine di formulare una diagnosi sicura (per esempio nei casi in cui si sospettino dei falsi negativi o falsi positivi).

Questo test diagnostico prevede la somministrazione al paziente dell’allergene oggetto del test tramite inalazione o per via orale. Dopo la somministrazione il paziente viene tenuto in osservazione per diverse ore in modo che eventuali sintomi e manifestazioni allergiche possano essere registrate. La prima somministrazione prevede dosi minime dell’allergene sospettato di essere la causa dell’allergia mentre, a distanza di circa 30 minuti, si ripete la somministrazione con dosi via via crescenti.

Questo tipo di test con somministrazione per via orale dell’allergene viene utilizzato soprattutto per la diagnosi delle allergie alimentari. A volte questo test viene eseguito “in doppio cieco contro placebo”: questo significa che al paziente viene somministrato sia un placebo (una sostanza innocua) che, a distanza di tempo, l’allergene sospettato, senza che al paziente venga comunicato quale sostanza gli viene somministrata.

Il test di provocazione per la diagnosi dell’allergia è certamente quello che offre le maggiori garanzie dal punto di vista della formulazione di una diagnosi precisa ma vi si ricorre soltanto in terza battuta (dopo prick e RAST) perché comporta anche degli svantaggi: in primo luogo il rischio di reazioni avverse a seguito del contatto con l’allergene e in secondo luogo il maggiore tempo necessario per effettuare l’esame, poiché dopo la somministrazione dell’allergene è necessario rimanere sotto osservazione.

Proprio per poter intervenire in maniera tempestiva in caso di reazioni avverse è indispensabile che questo test venga effettuato soltanto presso uno studio medico specializzato e attrezzato con cortisonici, antistaminici e adrenalina, cioè con tutto l’occorrente per il trattamento di ogni tipo di reazione allergica.

A cura di Patrizia Frattini aka Rockcopy, copywriter e Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2012, da anni attiva (anche, ma non solo) nel settore dell’informazione scientifica e divulgativa.
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ATTENZIONE: le informazioni che ti propongo nei miei articoli, seppur visionate dal team di medici e giornalisti di ForumSalute, sono generali e come tali vanno considerate, non possono essere utilizzate a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.



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