Due chilometri al giorno contro il diabete
Secondo uno studio dell’Università di Perugia, una moderata attività fisica tiene a bada il diabete di tipo II, la pressione arteriosa e i trigliceridi
Secondo altri scienziati, contro il diabete bisogna invece puntare sulle tecniche di chirurgia gastrointestinale per la cura dell’obesità
16/04/2007 - In una camminata di 30 minuti al giorno, che corrisponde a circa 2 chilometri, si nasconde il segreto per combattere il diabete di tipo II, quello legato all’età e al sovrappeso. Lo dice uno studio condotto su 179 diabetici di età media di 62 anni da Pierpaolo De Feo, endocrinologo all’Università di Perugia: è sufficiente una moderata attività fisica quotidiana (come una passeggiata in un parco o andare a scuola o al lavoro a piedi) per tenere a bada non solo il diabete di tipo 2, ma anche il peso, la frequenza cardiaca, i trigliceridi, il colesterolo cattivo, la pressione arteriosa e quindi il rischio di malattie cardiovascolari. Secondo De Feo, con questo approccio, di tutti i pazienti diabetici dello studio circa 1 su 4 ha potuto sospendere la cura coi farmaci. Insomma, per gli esperti la misura da adottare è educativa.Secondo i dati delle Nazioni Unite, nel mondo soffrono di questa patologia circa 280 milioni di persone. Il 90-95% di questi pazienti é affetto dalla forma detta di tipo II, di cui tre milioni circa in Italia. Cifre destinate a crescere a causa dell’aumento dell’obesità e della sedentarietà: oggi, infatti, il 60-80% dei diabetici è obeso o in sovrappeso.
Il diabete del tipo II è causato da una disfunzione del metabolismo che fa aumentare il livello di zuccheri nel sangue. Inizialmente non dà sintomi, ma sono numerose le sue complicanze: le più importanti sono quelle coronariche e cerebrovascolari. Il rischio è da due a quattro volte più alto in persone diabetiche che nel resto della popolazione; insomma, è come se il diabete aumentasse di 15 anni l’età di chi ne soffre.
Sarebbe bello che bastasse davvero un po’ di moto per combattere quella che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito emergenza epidemica. Tuttavia, è vero che corretti stili di vita, alimentazione e attività fisica influiscono positivamente sulla prevenzione e la cura di molte malattie, diabete incluso.
Un’altra bella notizia, che apre nuovi orizzonti e speranze per i malati di diabete, è arrivata a conclusione del congresso internazionale di chirurgia del diabete svoltosi recentemente a Roma: le tecniche di chirurgia gastrointestinale per la cura dell’obesità sarebbero in grado di eliminare o far diminuire il diabete di tipo II nell’80-90% dei casi. E’ un principio rivoluzionario e storico: ne sono convinti David Cummings, docente alla scuola di medicina di Washington, e Francesco Rubino, direttore del programma di ricerca in chirurgia dell’obesità a Strasburgo.
Le ricerche più recenti, spiegano i due medici, indicano che tali interventi, nelle persone patologicamente obese, non solo producono una perdita di peso, ma anche una variazione dell’attività neuro-ormonale dell’intestino. Gli interventi sono il bendaggio gastrico, il bypass gastrico e la diversione biliopancreatica. Il passo successivo sarà capire se e come anche il paziente affetto da diabete di tipo II, ma non obeso, possa avvantaggiarsi in sicurezza di questi approcci terapeutici. <
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A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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