Fame nervosa: combatterla in tre mosse

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Fame nervosa: combatterla in tre mosse

25-01-2016 - scritto da Paola Perria

Le abbuffate compulsive hanno un’origine psicologica, ecco come interrompere il circolo vizioso.

Tre astuzie per comprendere e superare la fame nervosa.

Fame nervosa: combatterla in tre mosse

La fame nervosa ci coglie all’improvviso, a tradimento, quando siamo impreparati, quando siamo vulnerabili e non abbiamo la forza di contrastare quell’impulso così impellente a riempirci lo stomaco. Qualunque  cosa va bene, purché sia grasso, unto, dolce, ipercalorico. Purché il sapore di quel cibo esploda nel nostro palato regalandoci quell’immediata gratificazione che placa (almeno per un po’), un desiderio che scaturisce da un luogo che sembra vicino allo stomaco, ma che stomaco non è.

Non è per nutrirci che ci abbuffiamo quando ci vengono gli attacchi di fame nervosa. Quella compulsione non ha nulla a che vedere con le reali necessità del nostro organismo in termini di fabbisogno energetico, ma ha molto a che vedere, invece, con la nostra psiche, con il nostro mondo interiore. Ecco perché l’effimero senso di quiete che sperimentiamo dopo l’attacco di fame nervosa viene presto sostituito da un sentimento scomodo da sopportare: il senso di colpa. Sappiamo di non aver fatto un favore a noi stessi rimpinzandoci di junk-food senza aver alcun bisogno di quelle calorie in più di scarsa qualità.

Capita a tutti di placare sentimenti negativi, come rabbia, dolore o frustrazione con qualcosa di buono da mangiare, è del tutto naturale, così come capita a tutti di “far fuori” pacchi di biscotti o vaschette di gelato per pura noia, magari davanti alla tv. Il fatto è che talvolta le abbuffate compulsive diventano ricorrenti, e ci prendono la mano, facendo diventare quella che è la nostra prima fonte di vita e salute una vera ossessione, e, quindi, un nemico.

Come si fa a combattere la fame nervosa, la fame emotiva di natura psicogena? Ebbene, il sistema c’è, ma bisogna avere il coraggio di prendere una bella lampadina e fare luce dentro di noi.

Ecco 3 step da seguire per iniziare un percorso di rieducazione al cibo e di superamento dell’uso di quest’ultimo come strumento per placare bisogni di natura diversa da quelli del puro sostentamento. Segniamoci questo schema e iniziamo subito a metterlo in pratica.

  1. Teniamo un diario dei sentimenti associati al cibo. In questo quaderno annoteremo il nostro stato d’animo prima, durante e dopo ogni abbuffata o trasgressione alimentare. Potremmo in tal modo scoprire molte cose. Infatti la fame nervosa ha radici antiche, e spesso noi ricorriamo, senza rendercene conto, a certi alimenti perché ci ricordano episodi piacevoli, magari della nostra infanzia. In pratica usiamo il cibo come mezzo per trasformare un sentimento negativo in uno positivo
  2. Interrompiamo la trance “mangereccia”. Quando siamo preda di un attacco di fame nervosa andiamo in trance, tutta la nostra attenzione si focalizza su quel cibo che non vediamo l’ora di ingurgitare. Ma se in questo circolo vizioso inseriamo un elemento di scarto, possiamo modificare il nostro comportamento per sempre. Consideriamo che il nostro cuore, così come il cervello, possiede una memoria “emozionale”, ovvero associa a certi comportamenti collaudati, diciamo automatismi, un sentimento. Per bloccare la fame nervosa nel momento in cui sta iniziando a stimolarci, dobbiamo innescare un meccanismo denominato “buttalo fuori”. Ovvero, introiettiamo il nuovo e positivo pensiero nel momento in cui il nostro cuore e il nostro cervello sono vulnerabili rigettando, sradicando il sentimento negativo che è all’origine del nostro impulso ad abbuffarci. Ma dobbiamo farlo al momento giusto. Per far questo poggiamo la mano  a pugno sul cuore proprio mentre sentiamo insorgere la voglia di abbuffarci e ripetiamo  a noi stessi, come in trance: “Sono un essere umano che vale, io merito di prendermi cura di me e di mangiare del cibo sano, che mi fa bene”. Ripetiamo questa semplice frase con il gesto associato ogni volta che ci viene una crisi di fame, il nostro cervello lo assimilerà sostituendolo allo stimolo dell’appetito e in questo modo verrà riprogrammato
  3. Attenzione alla qualità e non alla quantità. Inizialmente sarà difficile bloccare completamente  l’attacco di fame e lo stimolo continuerà a tormentarci per un po’. Ma noi possiamo evitare che l’abbuffata produca danni cambiando genere di alimenti. Riempiamo il frigo e la dispensa di frutta e verdure fresche colorate e facciamocene pure una scorpacciata. Potremmo mangiarci una grande scodella di macedonia di frutta, due grosse mele una dopo l’altra, mezzo avocado, un bel pomodoro sugoso e una carota croccante… alla fine ci sentiremo ugualmente appagati, e molto meno in colpa!

 

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Fonte | doctoroz.com 

Foto | via Pinterest



A cura di Paola Perria, Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2009, Master I livello in Gender Equality-Strategie per l’equità di Genere con tesi sulla medicina di genere.
Profilo Linkedin di Paola Perria
 

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