Il "secondo cervello"

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Il "secondo cervello"

15-02-2010 - scritto da Viviana Vischi

Stress e ansia alterano il funzionamento dell'intestino, ma è vero anche il contrario: i disordini intestinali possono provocare variazioni dell’umore.

L’intestino metabolizza emozioni e invia messaggi al "cervello principale".

Chissà quante volte ci è capitato: l’ansia per un compito in classe o un importante appuntamento di lavoro, lo stress, l’apprensione per qualcuno che ci è caro, la rabbia per qualcosa che è andato storto ci hanno fatto correre al bagno, oppure hanno bloccato la nostra regolarità. Questo processo si chiama somatizzazione: le forti emozioni “si scaricano” sugli organi che sono al di fuori del nostro controllo cosciente.

Uno di questi è il delicatissimo intestino che, vittima delle sollecitazioni, dei pensieri, delle preoccupazioni o delle arrabbiature di tutti i giorni, si “iper-sensibilizza” e la sua muscolatura si contrae più intensamente del dovuto: di qui spasmi e scariche diarroiche, seguiti da periodi di stipsi e costipazione. Alcune persone lamentano anche difficoltà digestiva, pancia gonfia, meteorismo. E’ la sindrome del colon irritabile: l’intestino non è colpito da danni materiali, fisici, ma semplicemente non funziona a dovere. E a risentirne sono l’organismo in generale e la psiche.

 


 

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Per spiegare questo fenomeno uno scienziato americano, Michael D. Gershon, ha parlato del nostro intestino come di un “secondo cervello” che “sente”, metabolizza emozioni, smista informazioni, reagisce alle sollecitazioni dell’ambiente circostante, soffre, gioisce ed è capace di governare in piena autonomia le delicate funzioni della complessa macchina digestiva. Secondo l’esperto, pur avendo solo un decimo dei neuroni del cervello, l’intestino lavora in modo autonomo.

Non a caso le sue cellule producono il 95% della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere che regola umore, sonno, dolore e anche le contrazioni addominali. L’intestino rilascia serotonina in seguito a stimoli esterni, come l’immissione di cibo, ma anche a input interni come emozioni e abitudini. Quando soffre, ad esempio per la sindrome del colon irritabile, la formazione di serotonina ne risente e possono manifestarsi disturbi del comportamento, ansia, depressione e paure.

Secondo Gershon esiste un asse pancia-testa, e la quantità di messaggi che il cervello addominale invia a quello centrale è pari al 90% dello scambio totale. Dunque non solo il cervello agisce sull’intestino, ma anche il contrario: stress e ansia alterano il funzionamento del nostro colon, e allo stesso tempo i disordini intestinali possono provocare variazioni dell’umore.

Cosa fare per evitare che le tensioni emotive finiscano col somatizzarsi in modo tanto fastidioso? La risposta è complessa e personale: ciascuno di noi dovrebbe analizzare il proprio modo di essere, di relazionarsi agli altri e soprattutto dovrebbe trovare il modo di elaborare costruttivamente i molteplici stimoli esterni, ponendosi in atteggiamento positivo con la vita e con se stesso e… perché no: calandosi in una sana meditazione.



A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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