In pista contro il Parkinson

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In pista contro il Parkinson

17-02-2010 - scritto da Viviana Vischi

La danza aiuta a ritrovare il controllo dei movimenti e a riscoprire la gioia dello stare insieme; in breve, migliora la qualità della vita dei pazienti

Il ballo e i suoi benefici effetti contro il Parkinson

10/04/2007 - Il ballo è un’occasione di aggregazione, è una forma di comunicazione non verbale; ma oggi è anche una terapia, ed è nella malattie gravi e degenerative che si sono riscontrati i benefici forse più inaspettati. Ad esempio, sembra che la danza sia un vero toccasana per i malati di Parkinson: perché li aiuta a riconquistare il controllo del corpo e favorisce la loro socializzazione. Proprio per incoraggiare i pazienti a lasciarsi andare e trarre beneficio dalla musica e dai movimenti che ispira, torna “Tutti in ballo contro il Parkinson”, l’iniziativa promossa dall’Associazione Parkinson Italia, che anche quest’anno ha avuto una madrina d’eccezione: Luciana Savignano, etoile del Teatro alla Scala di Milano.
A differenza dei metodi tradizionali, la danza come terapia fa appello alla parte sana del paziente e induce il movimento in modo spontaneo, sotto l’onda delle emozioni suscitate dalla musica. Nel caso specifico dei malati di Parkinson, libera dalle contratture e dai tremori, attraverso meccanismi che non sono ancora ben conosciuti, ma che nel breve periodo si dimostrano molto efficaci. E’ davvero sorprendente: a volte capita di vedere pazienti rigidi e incapaci di iniziare un movimento che rapidamente si sciolgono, arrivando a ballare anche a ritmo di rock!
Il Parkinson è la patologia a carattere neurovegetativo più diffusa dopo l’Alzheimer: in Italia ne soffrono oltre 200 mila persone, soprattutto uomini ultresessantenni, anche se non mancano i casi di 25-44 enni. E’ una malattia dall’evoluzione progressiva ma lenta, di solito nell’arco di 10-15 anni, e intacca soprattutto la sfera motoria, compromettendo le capacità di movimento. I suoi sintomi principali sono rigidità, lentezza e tremore. Disabilità che compromettono, oltre alla salute, anche la vita economico-sociale del paziente, costretto a ritirarsi con notevole anticipo dal lavoro e a cancellare le relazioni con gli altri. Di qui i disagi psicologici: spesso, alle sofferenze della malattia si aggiungono le sofferenze della solitudine, dell’abbandono e dell’incomprensione.
Il Parkinson non toglie anni alla vita ma, come dicono gli esperti, toglie vita agli anni. E’ una grande sfida all’indipendenza e all’autonomia. Viverla bene significa affrontarla a testa alta, convinti di poter decidere per se stessi come organizzare tutte le attività e i momenti della giornata. Ancora oggi le terapie non permettono di ottenere la guarigione ma riescono ad assicurare a un buon controllo dei sintomi della malattia, salvaguardando per gran parte del suo decorso la qualità della vita dei pazienti. In questo senso anche il ballo ha un grande valore terapeutico. Provare non costa nulla.
Nei malati di Parkinson un ruolo chiave è giocato dall’alimentazione. Anche se non esistono studi che dimostrino l’efficacia di una particolare dieta per ridurre il rischio oppure rallentare il decorso della malattia, è vero che frutta e verdura riducono la mortalità per tutte le cause nelle persone con più di 55 anni. I benefici sono dovuti alla presenza di vitamine, minerali e di sostanze antiossidanti, per cui frutta e verdura dovrebbero essere utili in tutte le malattie in cui lo stress ossidativo è importante, proprio come il Parkinson. Largo dunque ad arance, ananas, uva nera e papaya, e più in generale a tutti i frutti di colore giallo, arancione oppure rosso-violaceo.

A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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