La pizza fa bene o male? Scopriamo come mangiarla senza ingrassare

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La pizza fa bene o male? Scopriamo come mangiarla senza ingrassare

14-11-2013 - scritto da Paola Perria

La pizza è un simbolo della gastronomia made in Italy, ma chi è a dieta la può mangiare?

La pizza è un piatto ottimo ma "pericoloso", soprattutto per la linea. Vediamo i consigli per consumarla senza conseuenze

La pizza fa bene o male? Scopriamo come mangiarla senza ingrassare La pizza è forse il piatto preferito dagli italiani, e anche dal resto del mondo. Simbolo della gastronomia made in Italy, e della napoletanità che c'è in ciascuno di noi, questo semplice disco di pasta lievitata condito con salsa al pomodoro, mozzarella (e ingredienti a scelta) e cotta al forno è senza dubbio una delle più grandi gratificazioni che il nostro palato possa ricevere in questa vita. Quando preparata a regola d'arte, fragrante, leggera, con quel giusto mix tra il soffice e il croccante e condita riccamente, non c'è pietanza, per quanto prelibata possa essere, che le stia alla pari. Insomma, nessuno resiste al richiamo di una buona pizza appena sfornata!

Se avete già l'acquolina in bocca ma siete a dieta, allora vi interesserà sapere che non siete costretti a rinunciare a questo meraviglioso alimento, almeno una volta a settimana, meglio se in compagnia di amici. Tuttavia, a proposito di piazza, è bene puntualizzare alcune cose. Stiamo parlando di un cibo molto calorico (dalle 600 calorie di una margherita alle quasi mille di una pizza ai 4 formaggi), sbilanciato in favore dei glucidi (una pizza è fatta per il 70% da carboidrati), e con un elevato apporto di sodio. Come ci regoliamo? Ebbene, la buona notizia è che è stata messa in cantiere la pizza ideale, fatta con meno sale, più farina integrale (quindi comprensiva di fibre e germoglio di grano), meno carboidrati, meno calorie.

Una pizza che possa essere consumata tranquillamente anche da chi abbia necessità di smaltire qualche kg o soffra di diabete o ipertensione.
A Padova (anzi, a Vighizzolo d'Este) si è svolto un simposio interamente dedicato alla pizza alla presenza dei più bravi pizzaioli d'Italia (80), di docenti universitari esperti in lieviti e cotture, nutrizionisti e chef di livello dal significativo titolo: PizzaUp (giunto alla VII edizione). La mission era quella di riuscire a coniugare la tradizione - in questo caso le qualità organolettiche della miglior pizza tradizionale napoletana - con la necessità di offrire un prodotto quanto più salutare e light possibile.

Il risultato dovrebbe quindi essere una pizza che sulla falsariga della ricetta napoletana - l'originale - si evolva in un qualcosa di più aderente alle nostre esigenze nutrizionali attuali, innanzi tutto tagliando le calorie e quindi riducendo le dosi di farina di grano tenero (la "colpevole" di farci lievitare proprio come la pizza). Curiosamente, quasi in contemporanea, ci arrivano gli esiti di uno studio condotto dai ricercatori dell'Università di Glasgow (GB) che hanno analizzato le proprietà nutrizionali di 25 pizze margherite surgelate di marche diverse, rilevando variazioni considerevoli.

Per questo, alla fine, gli esperti hanno messo a punto una sorta di ricetta della pizza margherita ideale, che anche chi sia a dieta può mangiare tranquillamente, con meno grassi, meno sale e un computo calorico di non più di 600 calorie in totale (più o meno le stesse di un piatto di pasta condito). Tirando le somme, in attesa che tutte le pizzerie d'Italia si allineino a questi nuovi parametri per preparare la margherita perfetta, possiamo continuare a concederci la nostra pizza settimanale? La risposta è sì, ma usando la testa. Dal momento che questa pietanza ha molto sale e molti carboidrati, se decidiamo di mangiarla a cena, facciamo un pranzo leggero a base di verdure e una fonte proteica magra. Scegliamo quindi una pizza margherita o una con le verdure, beviamoci su tanta acqua, evitiamo di associarla ad altri carboidrati come il pane o i dolci, e... godiamo!



Foto| via Pinterest

A cura di Paola Perria, Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2009, Master I livello in Gender Equality-Strategie per l’equità di Genere con tesi sulla medicina di genere.
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