Marijuana contro il dolore: serve davvero?

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Marijuana contro il dolore: serve davvero?

17-02-2010 - scritto da Viviana Vischi

Il dibattito sulla “cannabis-terapia”, introdotta in Italia lo scorso mese di ottobre, si sposta ora negli USA

Pro e contro la marijuana per uso terapeutico

13/03/2007 - Lo scorso mese di ottobre il governo ha dato il via libera, in Italia, alla “cannabis-terapia”, grazie all’approvazione di un decreto che rende più facile la prescrizione dei farmaci antidolore e prevede l’inserimento di due medicinali a base di cannabinoidi nella tabella degli stupefacenti a uso terapeutico. E’ stata così rafforzata la terapia del dolore e, al tempo stesso, è stato sfatato un tabù. La marjuana ha subito infatti nel nostro Paese la stessa condanna morale della morfina: è una droga e l’uso di droga va contro i principi, anche se in realtà aiuta i malati. Inevitabili le polemiche e le perplessità di carattere ideologico, ma anche scientifico.
Nel dibattito politico e sociale si sono contrapposti coloro che ritengono che le pene dei pazienti vadano alleviate con ogni mezzo, anche se si tratta di una sostanza stupefacente, e coloro che invece pensano che il dolore non c’entri nulla con gli spinelli (e che evidentemente immaginano corsie di ospedale invase dal fumo “a scopo ricreativo”). Per sgomberare il campo dagli equivoci: i due farmaci approvati dal Ministero sono derivati già in uso in Canada, Usa, Gran Bretagna, Svizzera, Olanda, Belgio e Germania, che non si fumano, bensì vengono somministrati come un aerosol. E sono allo studio anche cerotti che rilasciano principi attivi attraverso la pelle.
Una battaglia culturale vecchia di anni, quella legata all’utilizzo della cannabis (da cui derivano marijuana e hashish) a scopo terapeutico, che però non riguarda solo il nostro Paese: negli Stati Uniti esistono altrettanti pregiudizi culturali (e ostacoli legali). Tuttavia, un recente articolo pubblicato sul quotidiano “The Boston Globe” ha avuto il merito di riportare l’attenzione sullo spinoso argomento e un tale impatto mediatico che potrebbe addirittura far cambiare la legislazione vigente.
Lester Grinspoon, professore emerito di psichiatria dell’Università di Harvard, ha ricordato che l’uso della cannabis come medicinale contro il dolore era conosciuto già 5 mila anni fa e ha citato oltre cento lavori scientifici in merito usciti tra il 1840 e il 1900. A provare in maniera incontrovertibile le proprietà antidolorifiche della marijuana una ricerca condotta dall’Università della California di San Francisco. A un gruppo di malati di AIDS è stata fatta fumare della marijuana, ed è stato verificato che questa riduce sensibilmente i dolori provocati dalle neuropatie periferiche associate alla malattia. L’industria farmaceutica – ha fatto notare lo psichiatra – si sta sforzando di sintetizzare i cannabinoidi chimicamente, ottenendo però sostanze molto più costose di quelle estraibili dalla pianta. Secondo Grinspoon i tempi sono maturi per ripensare la legislazione sulla marijuana e dare così sollievo a milioni di persone che soffrono.
Insomma, la marijuana ha dimostrato ancora una volta di essere una possibilità in più da inserire nelle cure “palliative”, perché in grado di lenire alcuni disturbi gravi che affliggono non solo i malati di AIDS e sclerosi multipla, ma anche quelli terminali e i malati oncologici trattati con chemioterapia. Senza dolore.

A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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ATTENZIONE: le informazioni che ti propongo nei miei articoli, seppur visionate dal team di medici e giornalisti di ForumSalute, sono generali e come tali vanno considerate, non possono essere utilizzate a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.



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