Reazione allergica: tutto ciò che devi sapere

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Reazione allergica: tutto ciò che devi sapere

12-03-2015 - scritto da Viviana Vischi

Che cos'è una reazione allergica, quando si verifica, come scoprire gli allergeni e cosa puoi fare per intervenire.

Cause, caratteristiche e tipi di intervento in caso di reazione allergica.

Reazione allergica: tutto ciò che devi sapere

 

Che cos’è una reazione allergica

Si verifica quando l’organismo viene a contatto con una specifica sostanza allergizzante e nel giro di pochi minuti si manifestano pomfi, prurito e angioedema.

La reazione allergica è una risposta esagerata del sistema immunitario, causata dal contatto con particolari sostanze, che sono invece innocue nell’80% della popolazione. Una reazione allergica può manifestarsi con orticaria, prurito, arrossamento della cute e angioedema (gonfiore della pelle). Quando è di entità grave, viene definita anafilassi: coinvolge diversi apparati dell’organismo (cardiovascolare, respiratorio e gastrointestinale) e può culminare nello shock anafilattico, cioè la forma più grave e potente delle reazioni anafilattiche che può portare alla morte.

 

Una reazione allergica è caratterizzata da specificità. L’organismo reagisce in modo anormale solo esclusivamente quando è sollecitato da quella sostanza specifica allergizzante. Per esempio, pollini di due famiglie diverse, e quindi di diversa struttura molecolare, causano allergie diverse. Una reazione anafilattica è caratterizzata anche dalla velocità con cui si manifestano i sintomi: da 5 a 30 minuti.

 

Perché si manifesta una reazione allergica? Quando un organismo è esposto per la prima volta a un allergene, la reazione che ne scaturisce ha un’entità modesta: in questa fase di sensibilizzazione, l’allergene viene riconosciuto come estraneo dai macrofagi tissutali (cellule implicate in risposte immunitarie naturali e specifiche) che stimolano i linfociti a produrre anticorpi specifici appartenenti alla classe delle immunoglobuline IgE. Gli anticorpi formati si fissano alla superficie della membrana di due cellule: i mastociti, presenti nei tessuti, soprattutto nelle vie respiratorie e nel tratto gastrointestinale, e i basofili, che circolano nel sangue.

Ad una seconda esposizione, anche a distanza di anni, l’allergene si lega agli anticorpi e mastociti e basofili rilasciano alcune sostanze tra cui l’istamina, responsabile della caratteristica reazione allergica (vasodilatazione, pomfo, prurito e arrossamento della cute) o anafilattica (alle reazioni cutanee si aggiungono difficoltà respiratorie, nausea e vomito, abbassamento della pressione del sangue, ecc).

 

Le cause della reazione allergica: gli allergeni

Le sostanze che causano una reazione allergica sono molteplici. Si va dai pollini ai cibi come le uova e i latticini; dal veleno di imenotteri ai farmaci, soprattutto antibiotici, fino alle muffe.

L’allergene è una sostanza dotata di potere antigenico, ossia tale da indurre la produzione di anticorpi quando entra a contatto con l’organismo. Gli allergeni possono penetrare nel corpo umano in vari modi: per via aerea (ad esempio, pollini e polveri), per bocca (cibi e farmaci) o per via iniettiva (farmaci).

Gli allergeni più comuni presenti in natura comprendono:

  • Sostanze vegetali: pollini di fiori, farine di cereali, pulviscolo di stoffe. I pollini delle erbe sono responsabili del 30-40% dei casi di allergia in tutto il mondo. Le specie più note sono la segale e le graminacee. I pollini degli alberi che causano allergia comprendono, tra le altre specie, il pioppo, la betulla, l’olmo, l’ulivo e il salice. Pollini minori sono da attribuirsi all’ambrosia
  • Derivati epidermici animali: animali domestici (gatto e cane) e acaro della polvere
  • Sostanze alimentari: carni di pesce o di maiali, crostacei, uova, latte, alcuni tipi di frutta come le fragole e le pesche, le verdure come gli spinaci, noci, grano, semi di soia e cioccolato
  • Farmaci: antibiotici, mucolitici per via inalatoria che vengono utilizzati per sciogliere il catarro, antinfiammatori, insulina e alcuni anestetici generali
  • Muffe e lieviti: le specie più importanti appartengono alle famiglie Alternaria, Aspergillus, Penicellium e Cladosporium. Aspergillus e Penicillium sono classificati come allergeni domestici e si annidano in ambienti umidi come le piastrelle dei bagni e i davanzali delle finestre

 

I sintomi della reazione allergica: che succede?

Sudorazione, aumento del battito cardiaco, pomfi diffusi, prurito e gonfiore a occhi e bocca. Questi i sintomi di una reazione allergica che può portare anche a svenimento, coma e morte.

Una reazione allergica si manifesta con sintomi precisi, distinguibili in locali e sistemici.

 

I sintomi locali interessano:

  • Naso: rigonfiamento delle mucose nasali, starnuti e scolo liquido (rinite allergica)
  • Occhi: arrossamento e prurito della congiuntiva (congiuntivite allergica). Va quasi sempre di pari passo con la rinite allergica
  • Vie aeree inferiori: irritazione, broncocostrizione, attacchi d’asma
  • Pelle: eczemi e orticaria (dermatite allergica)

 

I sintomi sistemici possono essere i seguenti:

  • Reazioni cutanee severe, quali angioedema (una forma di gonfiore che interessa gli occhi e le labbra)
  • Broncocostrizione: i bronchi si restringono causando serie difficoltà respiratorie
  • Ipotensione: la pressione diminuisce di colpo, provocando vertigini e perdita di conoscenza
  • Coma e decesso

 

Lo shock anafilattico è una reazione di tipo estremamente severo e pericolosa perché coinvolge il cuore e i polmoni e in pochissimo tempo può portare alla morte. In questi casi è fondamentale l’intervento tempestivo del medico.

 

Reazione allergica: l’importanza di intervenire e prevenire

In caso di reazione allergica bisogna chiamare immediatamente il medico, far sdraiare il soggetto colpito e, se si tratta di shock anafilattico, utilizzare dell’adrenalina autoiniettabile.

In caso di reazione allergica, e a seconda dell’entità del fenomeno, è opportuno chiamare il medico. Far sdraiare il soggetto colpito, facendogli sollevare le gambe rispetto al resto del corpo per favorire l’afflusso di sangue al cervello.

Se la causa è da attribuire alla puntura di un’ape, una vespa o un calabrone, bisogna rimuovere il pungiglione, facendo attenzione a non far fuoriuscire ulteriore veleno: usando una lama non affilata (va bene anche una carta di credito) si deve raschiare la zona lesa in senso opposto rispetto a quello in cui si è infilato il pungiglione. Applicare poi del ghiaccio sulla sede della puntura. Se necessario e su suggerimento del medico, assumere un farmaco antistaminico.

Se i sintomi diventano sempre più gravi e si intensificano molto velocemente, è possibile che sia in corso uno shock anafilattico. In questo caso, bisogna chiamare immediatamente un’ambulanza. Mentre si attendono i soccorsi, si può iniettare dell’adrenalina, una sostanza salva-vita. Pazienti predisposti a reazioni anafilattiche dovrebbero portare sempre con sé una siringa ad autoiniezione. L'adrenalina, infatti, agisce sulle vie respiratorie prevenendone la costrizione e spesso salva la vita. Tuttavia, l'autoiniezione di adrenalina somministrata per via intramuscolare nella coscia non deve essere considerata risolutiva della reazione anafilattica ma permette al paziente di guadagnare tempo in vista dell'arrivo al Pronto Soccorso, dove potrà ricevere ulteriori trattamenti sotto il diretto controllo medico.

 

Prevenire una reazione allergica non sempre è possibile. Due sono le regole di buon senso da seguire:

  • Evitare i fattori scatenanti: alimenti o farmaci o luoghi a rischio
  • Tenere un diario: è utile soprattutto per le allergie ai farmaci e agli alimenti, perché consente di fare una diagnosi preliminare dell’allergene responsabile

 

La terapia più importante dell’allergia è la terapia di desensibilizzazione, cioè il contatto ripetuto a intervalli regolari di tempo con quantità molto basse di allergene. In questo modo, si cerca di “abituare” il sistema immunitario alla sua presenza.

 

Reazione allergica: scoprire l’allergene con i test cutanei

Quando si è vittima di una reazione allergica, è importante risalire alla causa. Per scoprire qual è l’allergene responsabile, gli allergologi hanno a disposizione tre semplici test.

I test per risalire alla sostanze allergizzante sono di tre tipi:

  • Prick test (percutaneo): per abrasione o punture poco profonde, si mettono a contatto con la pelle alcune gocce di estratto di allergene purificato. Quest’esame è usato solitamente per identificare le allergie al polline, alla forfora degli animali, agli alimenti, al veleno degli insetti e alla penicillina
  • Patch test (epicutaneo): si applica l’allergene su un cerotto che viene attaccato alla pelle. Si usa in caso di sospetta allergia al lattice o a determinati farmaci
  • Test intradermico (intracutaneo): gli estratti purificati di allergene vengono iniettati nel derma del braccio. Quest’esame di solito viene eseguito quando si sospetta un’allergia al veleno degli insetti o alla penicillina

 

L’allergologo procede poi nell’analisi della reazione cutanea che ne deriva, confrontandola con test di controllo contenente una piccola percentuale di istamina. Il test è positivo quando sulla cute si forma un pomfo di diametro superiore di 0,5 centimetri il diametro del pomfo ottenuto dal test di controllo.

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A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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