Testosterone e inquinamento ambientale

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Testosterone e inquinamento ambientale

10-02-2014 - scritto da urologo andrologo

Come l'inquinamento ambientale influisce negativamente sul testosterone e sulla fertilità maschile

Testosterone, inquinamento e sostanze spermatotossiche

Testosterone e inquinamento ambientale C'è una specie di muro di gomma di omertà sul calo anno dopo anno del Testosterone nel sangue degli uomini (oltre che degli animali) ad opera dell'inquinamento da sostanze estrogeniche provenienti dalla plastica e non solo da essa.

Molta gente ha preso coscienza, perché costretta a servirsi della fecondazione artificiale, che gli spermatozoi degli uomini sono ormai la metà di quelli di 50 anni fa, ma non sa che negli ultimi 25 anni le malformazioni congenite dei genitali maschili sono raddoppiate. I tumori dei testicoli inoltre negli ultimi 30 anni sono aumentati del 45%. L'inquinamento da ormoni agisce fin dal periodo fetale e incide sulla funzionalità dei testicoli del feto e quindi sulla produzione di testosterone e perciò sull'accrescimento ormonale dei giovani. La lunghezza del pene dei giovani attuali per esempio è inferiore a quello dei giovani di cinquanta anni fa. Il testosterone faceva la differenza nelle materie scientifiche, ma adesso le donne primeggiano anche in queste materie.
I bambini maschi sono maggiormente colpiti dalla sindrome da deficit di attenzione e iperattività, dalla sindrome di Tourett, da paralisi cerebrale e dalla dislessia. I bambini maschi hanno quattro volte più probabilità di essere autistici.

Ma non ci sono problemi solo per i giovani. C'è un calo continuo, anno dopo anno, del testosterone di tutti i maschi umani con tutte le conseguenze relative ("Massachussetts Male Aging Study" pubblicato dal Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism), hanno osservato che ultimamente, ogni anno sparisce dall'organismo maschile circa l'1.2% del testosterone. A questa ricerca si aggiunge lo studio condotto nel 2006 dall’Università di Turku, in Finlandia: le analisi del sangue meticolosamente condotte
non solo confermano la tendenza, ma scoprono che colpisce anche i giovani. I trentacinquenni hanno perso il 20% del testosterone rispetto ai loro padri.

Il calo degli ormoni comporta modificazioni della composizione corporea (massa
grassa che aumenta, massa magra che diminuisce), la diminuzione della forza muscolare, la riduzione della densità minerale dello scheletro (osteopenia e osteoporosi), la riduzione dei globuli rossi (anemia), le turbe delle funzioni cognitive (capacità di attenzione e di memorizzazione) e del tono dell'umore (depressione), la diminuzione della libido e dell'efficienza delle prestazioni sessuali. I vecchi medici di famiglia ancora sanno che l'osteoporosi è solo delle donne ed invece un terzo dei malati sono uomini. Questo trend va aumentando in misura maggiore di quanto indicherebbero le previsioni legate all'invecchiamento della popolazione.

Tutti questi fattori che colpiscono prevalentemente i maschi hanno anche effetto sulla vita media e infatti attualmente la vita media dell'uomo è inferiore a quello della donna. Infine: le nascite di femmine stanno aumentando rispetto alle nascite di maschi. Le associazioni ecologiche stanno a preoccuparsi della estinzione delle balene e non si accorgono che sta sparendo il maschio umano!

Le sostanze ad azione simile agli ormoni femminili immesse nell'ambiente negli ultimi 60 anni sono circa 90 mila e continuano a crescere ogni giorno, alcuni sono ora vietati (DDT, ftalati, atrazina, diossina ma ancora nell'ambiente), altri ancora in uso (parabeni in cosmetica), poi ci sono i prodotti della combustione di inceneritori, centrali a carbone e traffico, il Bpa o bisfenolo A del policarbonato delle bottiglie di acqua minerale e dei biberon, molti anticrittogamici ed anche dei composti naturali come i fitoestrogeni. L'elenco è infinito: non esiste la possibilità di sfuggire.

Recenti studi fatti da scienziati che lavorano nel nuovo campo della "analisi dell'esposizione", sono giunti alla conclusione che le nostre case ci espongono ad un più grave inquinamento di quello che avremmo nelle discariche di rifiuti, discariche di materiali pericolosi oppure delle ciminiere.

Infatti, le nostre case sono oggi talmente sature di sostanze chimiche che i rischi per la salute da questi inquinanti domestici sono molto più grandi di quelli che si presentano nel mondo esterno. Li usiamo per pulire. Le troviamo nelle nostre pareti e nei mobili. Le spruzziamo sugli insetti, sulle piante dei giardini. Le trasportiamo dentro le nostre case con le nostre scarpe e le spargiamo quando camminiamo sui nostri tappeti. Sono nei nostri giocattoli, nelle nostre tendine della doccia, nei nostri vestiti, nelle bottiglie per l'acqua e nei biberon che usiamo per il latte dei bambini e le loro pappe. Sono nelle televisioni che guardiamo e in alcuni nei computer che ci intrattengono. Il risultato è che l'ambiente della casa familiare è diventato una ricca minestra di inquinanti che girano tutti insieme dentro i nostri stretti spazi personali.

Infine un’altra significativa ricerca sulla durata media della vita di maschi e femmine. Se gli uomini vivono meno delle donne non è dovuto a motivi biologici, ma a fattori esterni: il loro stile di vita (alcool, fumo, guida spericolata), agli incidenti sul lavoro, le guerre ecc... Eliminando questi fattori, come ha dimostrato Marc Luy, un sociologo dell'Univesità di Rostock studiando i conventi (l'unico luogo al mondo dove le condizioni di vita di uomini e donne sono identiche), si scopre che la vita media di uomini e donne è pressappoco la stessa.

Anche per la fertilità il discorso non cambia: gli inquinanti ambientali derivano soprattutto dalle applicazioni industriali ed in particolar modo dall’industria metallurgica e della plastica. Tuttavia anche sostanze di uso comune, come le vernici ed i collanti oppure i pesticidi utilizzati in agricoltura e, nelle grandi metropoli, i prodotti derivati dal traffico veicolare possono essere ugualmente tossici per l’uomo.

L’attenzione del mondo scientifico sulla questione dell’infertilità maschile in relazione alle esposizioni professionali è stata posta a partire dal 1997, anno in cui è stato dimostrato l’effetto spermatotossico del 1,2-dibromo-3-cloropropano (DBCP), un nematocida utilizzato fino agli anni ottanta e successivamente revocato dal commercio perché riconosciuto nocivo per la fertilità. L’effetto di questa sostanza si manifesta provocando oligozoospermia o addirittura azoospermia con incremento dei livelli di FSH e LH.

Altro composto usato nell’agricoltura e certamente riconosciuto nocivo per l’uomo è il clordecone. Un effetto deleterio per la spermatogenesi è stato dimostrato anche per altri principi attivi presenti negli insetticidi e nei pesticidi, tra cui il carbaryl che sembra indurre una moderata oligozoospermia, il di bromuro di etilene (EDB) responsabile di una diminuzione della motilità e vitalità degli spermatozoi fino alla necrospemia, l’acido 2,4-diclorofenossiacetico che induce astenospermia, necrospermia e teratospermia, il benomil, carbedazim, il metossicloro ed il blindano, quest’ultimo responsabile di aumentati livelli di LH e FSH e diminuiti livelli di testosterone circolante.

Tra i solventi che sicuramente presentano effetti dannosi per la fertilità sono senza dubbio da citare i glicoleteri (metilglicol, etilglicol), impiegati in innumerevoli prodotti d’uso comune quali vernici e pitture, additivi antigelo, diluenti. Altro solvente con dimostrata azione spermatotossica è il disolfuro di carbonio, impiegato nell’industria chimica e nella produzione di fibre sintetiche.

Per quanto riguarda i metalli pesanti sono da citare il bromo che probabilmente induce una moderata riduzione di numero, vitalità e motilità degli spermatozoi, il cadmio che induce una diminuzione delle gravidanze, il cromo, il manganese ed il mercurio che determinano un decremento dei livelli di SHBG.

Ma in assoluto il metallo pesante che maggiormente incide sulla fertilità è indubbiamente il piombo. Aumentati livelli di questo composto sono associati a diminuzione del numero degli spermatozoi, del volume dell’eiaculato, della percentuale di forme mobili, di nemaspermi dotati di moto rettilineo veloce e con incremento della percentuale di spermatozoi con morfologia alterata o anomala.

E’ stato inoltre dimostrato che la conta totale nemaspermica e la motilità diminuiscono con l’aumentare della concentrazione della piombemia e che i livelli di piombemia sono inversamente correlati con la percentuale di nemaspermi vivi. Dal punto di vista strettamente fisiopatologico, è stato dimostrato che i canali del potassio sono sensibili all’avvelenamento da piombo, offrendo una via di passaggio ai metalli tossici nello spermatozoo maturo. Inoltre il piombo può competere o rimpiazzare lo zinco nella protamina P2 in due diversi siti determinando un comportamento conformazionale della proteina. Questa interazione determina un’alterazione della condensazione della cromatina nemaspermica. A conferma di tale meccanismo, è stato dimostrato nei ratti che la somministrazione di zinco migliora il danno testicolare indotto dal piombo sia a livello cellulare che sub-cellulare.

Dott. Andrea Militello
Urologo Andrologo
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Profilo del medico - urologo andrologo

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Andrea Militello
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Viale Libia 120 Roma - Viale T. Morroni 14/16 Rieti - Via Papa Giovanni XXI 23 Viterbo
Azienda:
Studio Privato
Professione:
Medico specialista Urologo Andrologo
Specializzazione:
Urologia, Andrologia, Ecografia apparato urogenitale
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