Tumore dell'ovaio: cause, sintomi e opzioni di cura

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Tumore dell'ovaio: cause, sintomi e opzioni di cura

13-01-2016 - scritto da Francesca Morelli

I principali campanelli di allarme, possibili indicatori precoci della presenza di tumore ovarico, da non trascurare.

Il tumore ovarico: prima regola, non sottovalutare i sintomi comuni.

Tumore dell'ovaio: cause, sintomi e opzioni di cura

In Europa il tumore dell’ovaio rappresenta il 5% di tutti i tumori femminili, con una frequenza maggiore tra la popolazione caucasica, nei Paesi dell’Europa nord occidentale e negli USA. In Italia ogni anno le nuove diagnosi sono circa 4800 di cui il 70% in fase avanzata, a causa di sintomi troppo poco specifici e facilmente confondibili con patologie di altra natura.

Il tumore all’ovaio colpisce più di frequente le donne in età avanzata, con una massima incidenza tra i 50 ed i 65 anni di età, restando comunque la più comune causa di morte per neoplasie ginecologiche.

 

LE CAUSE

Il tumore dell’ovaio è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule dell’organo. In circa l’80% dei casi origina dall’epitelio, cioè dal tessuto che riveste l’ovaio, a differenza delle donne giovani in cui il tumore ha per lo più natura germinale, derivante cioè dalle cellule germinali da cui originano gli ovuli.

 

I FATTORI DI RISCHIO

Il 5-10% dei tumori all’ovaio si sviluppa per familiarità in donne che hanno una parente di primo grado (madre, sorella o figlia) affetta dal medesimo tumore. La familiarità non necessariamente è un indicatore certo per lo sviluppo della malattia, ma ne aumenta le probabilità. Anche alcune specifiche alterazioni di geni, quali il BRCA1 e BRCA2 possono essere ritenute corresponsabili dello sviluppo di malattia, dando adito anche all’insorgenza contemporanea o in tempi diversi di un carcinoma dell’ovaio e un carcinoma della mammella.

Fattori endocrini, ambiente e stili di vita. Oltre alla componente genetica, anche la storia endocrina della donna ovvero il menarca (prima mestruazione) precoce, la menopausa tardiva, un basso numero di gravidanze, la nulliparità e l’uso di sostanze che inducono l’ovulazione quali il clomifene citrato e la menotropina possono rappresentare potenziali fattori per l’insorgenza di malattia Invece l’uso prolungato di contraccettivi orali estroprogestinici (pillola anticoncezionale) e l’allattamento al seno sembrano proteggere maggiormente da questa neoplasia. Anche un pregresso tumore può rappresentare un rischio superiore nello sviluppo di un altro tumore in un organo differente. Per esempio, una donna con neoplasia ovarica ha un rischio tre volte maggiore di sviluppare un tumore al seno, e una donna con tumore al seno ha un rischio raddoppiato di sviluppare una neoplasia ovarica. Infine lo stile di vita può influenzare la malattia attraverso una dieta ricca di grassi animali, l’obesità, ma anche la prolungata esposizione ad asbesto e talco.

 

LE TIPOLOGIE DI TUMORE OVARICO

A parte i tumori benigni, come la cisti ovarica, i tumori maligni dell'ovaio si differenziano in:

  • tumori epiteliali derivanti cioè dall’epitelio mulleriano che riveste la superficie dell’ovaio che a loro volta si suddividono in sierosi, mucinosi, endometrioidi, misti, carcinoma indifferenziato, tumore di Brenner
  • tumori germinali che, come detto, dipendono dalle cellule germinali da cui originano gli ovuli e che rappresentano il 5% circa delle neoplasie ovariche maligne
  • tumori stromali, derivanti cioè dallo stroma gonadico, il tessuto di sostegno dell’ovaio, più facilmente diagnosticabili per l’eccessiva produzione di ormoni sia femminili sia maschili

Più rari sono invece il fibroma dell’ovaio, il sarcoma, tipico dell’età giovanile e l’androblastoma, un tumore virilizzante (che tende cioè a fare atrofizzare le caratteristiche femminili con la cessazione dei flussi mestruali, riduzione delle mammelle, comparsa di peli, timbro di voce maschile ed ipertrofia del clitoride), maligni nel 20-30% dei casi.

 

I SINTOMI

Il tumore dell'ovaio non dà sintomi nelle fasi iniziali tanto che i primi disturbi compaiono di norma quando le dimensioni sono già critiche. Esistono tuttavia alcuni campanelli di allarme, possibili indicatori precoci della presenza di tumore ovarico, da non trascurare: quali rigonfiamento della parte inferiore dell'addome, senso di pesantezza/tensione, aerofagia, vaga dolenzia addomino-pelvica, modifiche della motilità intestinale, bisogno di urinare spesso, la sensazione di sazietà anche a stomaco vuoto. Questa sintomatologia, simile ad altre condizioni che potrebbero interessare l’apparato gastrointestinale, destano preoccupazione (e dunque meritevole di una visita specialistica al fine di arrivare a una diagnosi precoce) se si presentano insieme o in rapida sequenza e senza cause apparenti.

 

LA PREVENZIONE

Per il tumore ovarico non esistono esami altamente specifici o screening. Al momento l’unica prevenzione che può facilitare la diagnosi precoce è rappresentata da una visita ginecologica annuale e dall’ecografia transvaginale di controllo. Sono in corso alcuni studi clinici per valutare l’utilità di un programma di screening che prevede o un’analisi del sangue volta a controllare i livelli del CA125 o l’uso dell'ecografia ai fini diagnostici. Mentre i dati di un recentissimo studio, durato 14 anni e pubblicato su The Lancet, che ha coinvolto oltre 200 mila donne inglesi attesterebbe che una analisi annuale della proteina CA125, un marcatore specifico del tumore ovarico, potrebbe ridurre la mortalità del 20%. Occorreranno però ulteriori follow-up prima di poter confermare l’efficacia di questo screening e poterlo estendere alla popolazione. Attualmente il test, potenzialmente utile per le donne con diagnosi di tumore ovarico, non è raccomandato in donne ‘sane’ e/o solamente a rischio medio per lo sviluppo di malattia.

 

LA DIAGNOSI

La diagnosi si avvale degli stessi strumenti di prevenzione: ossia l’esame pelvico attraverso la visita ginecologica e la palpazione dell’addome cui possono seguire l’ecografia transaddominale (meglio transvaginale), talvolta combinata con il dosaggio del CA125. In caso di un necessario approfondimento diagnostico potranno essere eseguiti una TAC, una PET o altri esami complementari quali la risonanza magnetica, la colonscopia, il clisma opaco.

 

LE OPZIONI DI CURA

La chirurgia rappresenta la prima via di cura del tumore ovarico la cui entità varia a seconda dell’estensione della malattia. Tra le tecniche più innovative si annoverano interventi in laparoscopia, poco invasivi ma comunque efficaci, che danno ottimi risultati anche nel trattamento dei più importanti tumori ginecologici. Nel tumore dell’ovaio, questa tecnica consente all’équipe medica di intervenire ripetutamente per monitorare la situazione e lasciare intatto un ovaio.

La chemioterapia viene somministrata negli stadi più avanzati della malattia, prima o dopo la chirurgia, con l’obiettivo di togliere quanto più tessuto tumorale possibile, ma anche nei casi in cui la malattia possa andare incontro a recidiva. I trattamenti prevedono l’utilizzo di uno o più farmaci differenti a seconda dei casi e dell’estensione di malattia.

La radioterapia è raramente impiegata sia negli Stati Uniti sia in Europa, e per lo più a  scopo palliativo su alcune sedi metastatiche.

Infine sono allo studio nuovi farmaci biologici allo scopo di raddoppiare la percentuale di risposta alla malattia e prolungare la sopravvivenza.

 

LA QUALITÀ DELLA VITA DOPO UN TUMORE OVARICO

  • La vita sessuale - A seguito dell’intervento chirurgico, è possibile provare dolore durante i rapporti sessuali, sia perché la vagina è stata aperta e suturata durante l’isterectomia, sia per la secchezza vaginale causata dalla carenza di estrogeni successiva alla rimozione delle ovaie. Generalmente si tratta però di questi sintomi transitori, ma in ogni caso è bene tornare ad avere rapporti con il partner dopo 5-6 settimane dell’intervento, tempo utile per consentire alla ferita di cicatrizzarsi completamente. Durante il trattamento chemioterapico è possibile riscontrare un calo del desiderio che, unito a effetti collaterali come nausea, vomito e possibili irritazioni della mucosa vaginale, potrebbero limitare i rapporti intimi.
  • La menopausa precoce – Con l’asportazione delle ovaie si sperimentano tutti i sintomi di una menopausa precoce quali vampate, secchezza della cute, secchezza vaginale e così via. Sono tuttavia disponibili farmaci che aiutano a tenere sotto controllo questi effetti collaterali e ad affrontare al meglio questa fase.
  • La maternità dopo i trattamenti – Alcune tecniche innovative salva fertilità quali il congelamento del tessuto ovarico che viene prelevato prima dell’inizio della chemioterapia, conservato a temperature bassissime e poi reimpiantato al termine della terapia, consentono oggi alle giovani donne di preservare la capacità riproduttiva e di poter pensare ad una maternità al termine del percorso terapeutico.
  • Il follow-up - Il tumore dell’ovaio necessita di un monitoraggio periodico al termine dei trattamenti con lo scopo di diagnosticare prima possibile eventuali riprese di malattia. È pertanto importante eseguire con cadenza regolare il controllo dei marker tumorali (CA125), la TAC di norma annuale e una ecografia pelvica/addominale semestrale. Le scadenze degli esami di controllo possono tuttavia subire significative variazioni dovute alle caratteristiche della persona e soprattutto allo stadio della malattia. 

 

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A cura di Francesca Morelli, Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2014, collaboratrice di testate web di medicina, scienza, salute e benessere specializzate in prevenzione, oncologia, alimentazione, medicina e medicina di genere, pediatria, e-health.

 

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