Alla scoperta del “jet-lag sociale”
Il “jet-lag sociale” si verifica quando l’orologio interno non è in sincronia con i ritmi quotidiani e spesso causa il desiderio di fumare
Soffre di “jet-lag sociale” una persona su due
13/04/2006 - Oltre una persona su due è sfasata, ovvero soffre di “jet-lag” e per sua sfortuna la colpa non sta nell'aver preso un volo per mete esotiche, ma nella routine quotidiana e nei ritmi di lavoro e sociali che impongono di andare contro quelli naturali del proprio corpo.Si chiama “jet-lag sociale”, e ne parla Till Roenneberg dell'Università di Monaco sul magazine New Scientist.
Ciascuno di noi è dotato di un orologio interno al proprio corpo che ne scandisce i ritmi, per esempio i ritmi sonno-veglia, che influenza la qualità di molte nostre prestazioni durante le diverse ore del giorno e anche l'efficacia di certi farmaci a seconda del momento in cui sono assunti.
Per motivi per lo più di natura genetica, spiega Roenneberg, tra gli individui si distinguono due “cronotipi” principali: le “allodole”, che si svegliano di buon mattino e sono reattive nella prima parte del giorno ma hanno poi bisogno di andare a letto presto, e i “gufi”, cui invece piace tirar tardi e fare le ore piccole ma poi la mattina sono in lotta con la sveglia.
L'equipe di Roenneberg ha studiato oltre 500 volontari, stimando che il cronotipo più comune è quello che preferisce dormire da mezzanotte e mezza alle otto e trenta del mattino, anche se esistono individui con ritmi così estremi da essere ancora svegli quando altri sono in procinto di iniziare un nuovo giorno.
Dallo studio è emerso che oltre la metà degli individui è costretta a una routine quotidiana che non rispetta il proprio cronotipo, il cui orologio interno non è mai in sincronia con i ritmi lavorativi e sociali. Ecco il “jet-lag sociale”, che viene calcolato misurando la differenza di orario tra il punto centrale del periodo di sonno nei giorni feriali e festivi.
Coloro che ne soffrono sono molto più probabilmente dei fumatori. Sette su dieci persone che hanno un “jet-lag sociale” di sette ore sono fumatori. Mentre tra gli individui la cui routine quotidiana rispetta i ritmi del proprio corpo fuma solo il 10%.
Adesso, ha anticipato Roenneberg, l'intento è di eseguire un nuovo studio per esplorare l'esordio del “jet-lag sociale” nell'adolescenza e vedere se e in che modo è associato alla prima sigaretta fumata dai più giovani.
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A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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