Allergia al veleno di insetti: lo shock anafilattico provoca 10 vittime ogni anno
Ogni anno sono in media 10 gli italiani che perdono la vita a causa di uno shock anafilattico dopo una puntura di insetto
Per evitare conseguenze tragiche è fondamentale agire tempestivamente e avere a portata di mano le terapie salvavita
Secondo dati recenti, diffusi dal professor Domenico Schiavino, responsabile del Servizio di allergologia del Policlinico Gemelli di Roma, ogni anno in Italia cinque milioni di italiani vengono punti da insetti come api, vespe o calabroni. Di questi cinque milioni, circa l’1% è affetto da allergia al veleno degli insetti.Nei soggetti non allergici, l’80% della popolazione, la puntura di un insetto causa solo qualche fastidio come dolore e arrossamento localizzato, per il rimanente 20% della popolazione invece le conseguenza potrebbero essere più gravi, è soltanto una piccolissima percentuale di soggetti gravemente allergici al veleno degli imenotteri a correre rischi davvero seri. Questo tipo di allergia può provocare infatti sintomi anche molto gravi, fino allo shock anafilattico, una reazione allergica potenzialmente mortale che, nel nostro Paese, provoca circa 10 morti ogni anno.
In una intervista ad Adnkronos Salute il professor Schiavino ha commentato questi dati, sottolineando l’importanza di agire tempestivamente nel caso in cui un soggetto allergico venga punto: è fondamentale infatti rivolgersi immediatamente al pronto soccorso più vicino ed essere in grado di intervenire con le terapie salvavita che, a seguito della diagnosi di allergia, il medico avrà prescritto.
L’adrenalina auto iniettabile, per esempio, è una terapia salvavita che può essere prescritta dal medico in casi gravi di allergia e che il Servizio Sanitario Nazionale fornisce gratuitamente.
Per i soggetti che presentano sintomi gravi e che quindi sono maggiormente esposti al rischio di shock anafilattico viene generalmente presa in considerazione la possibilità di sottoporsi ad una terapia desensibilizzante, nell’ottica di migliorare la qualità della vita del paziente e di ridurre i rischi gravi.
Foto: Wikimedia Commons
A cura di Patrizia Frattini aka Rockcopy, copywriter e Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2012, da anni attiva (anche, ma non solo) nel settore dell’informazione scientifica e divulgativa.
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