Anacronismi & Chemioterapia: la funzione della parrucca

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Anacronismi & Chemioterapia: la funzione della parrucca

30-05-2014 - scritto da Viviana Vischi

Nel ventunesimo secolo la Chemioterapia, nonostante le molteplici controindicazioni e l’incerta affidabilità del trattamento, è ancora il metodo più utilizzato per sconfiggere le neoformazioni tumorali. Scopriamo insieme quanto il fattore psicologico possa dimostrarsi impattante per la cura della malattia, e quanto il ricorso ad una parrucca di buona fattura riesca ad aiutare.

Quando la validità scientifica non è sinonimo di efficacia clinica
Dovrebbe sembrare impossibile che nel 2014 il tumore, indiscutibilmente una delle piaghe sociali più temute dopo l’Aids, si combatta ancora con un cocktail di sostanze tossiche. Eppure non ci si scandalizza quando, dalle pagine dei quotidiani e le rubriche dei notiziari, emergono dati sconcertanti: la chemioterapia, sebbene la percentuale dei “guariti” non oltrepassi la soglia del 2,5%, resta tutt’ora l’unica soluzione valida e riconosciuta internazionalmente, alla lotta contro il cancro.

A questo punto resta da chiedersi cosa s’intenda esattamente per validità, oltre al valore e la fondatezza scientifica attribuibili ad una data teoria. Sebbene negli anni, studi approfonditi e ricerche mirate, abbiano cercato pedissequamente rimedi alternativi (vedi Metodo Di Bella), l’osservazione meticolosa delle diverse neoplasie, non ha mai condotto a risultati soddisfacenti in termini di efficacia, obbligando i pazienti colpiti, a sottoporsi a trattamenti chemioterapici invasivi ed altamente dannosi per l’organismo. E’ dunque facile dedurre che i termini affidabilità ed utilità, in questo caso, siano spesso utilizzati in modo improprio, ripiegando sulla forza di volontà della persona, che finirà per ricoprire ruolo preponderante nel superamento della malattia.

In cosa consiste la terapia
La chemioterapia comporta la somministrazione di farmaci e sostanze chimiche piuttosto aggressive, volte ad arrestare la veloce proliferazione delle cellule tumorali. Antimetaboliti e genotossici inibiscono infatti la rigenerazione di tutte le cellule, in particolare dei tessuti di veloce replicazione, come i bulbi piliferi e le mucose. La notoria caduta dei capelli quindi, fenomeno transitorio che si manifesta all’incirca dopo il primo mese di terapia, è dovuta all’indebolimento progressivo delle cellule responsabili della crescita e della robustezza della chioma.

Il trattamento farmacologico non assicura però la sconfitta definitiva della patologia, che potrebbe ripresentarsi a ciclo concluso, ossia quando le cellule sane riprenderanno a formarsi ed i capelli a ricrescere. Lo sconforto dovuto all’effetto devastante della chemio (perdita dei capelli, malessere fisico, anemia, infiammazione delle mucose) e alla mancata remissione del tumore, talvolta induce alcune persone ad affidarsi alla medicina alternativa, nella speranza di adottare un rimedio equivalente ma meno aggressivo. Tuttavia è dimostrabile che in entrambi i casi, a prescindere dall’utilizzo di farmaci clinicamente garantiti o meno, il paziente non sarà esonerato dagli effetti collaterali che generalmente insorgono durante la cura.

Effetti collaterali: come combatterli con parrucche e turbanti. Informazioni e consigli
alopecia da chemioterapia

L’alopecia da chemioterapia, ossia la perdita integrale o parziale di peli e capelli, può manifestarsi in modo più o meno massiccio a seconda del paziente, della durata del trattamento, dei farmaci prescritti e delle relative dosi. Il ricorso alla parrucca è solitamente la risposta più diffusa al disagio provocato dall’improvviso cambiamento estetico, d’impatto soprattutto per la funzione ornamentale da sempre ricoperta dai capelli. Per molti soggetti questo aspetto è in grado di generare imbarazzo e difficoltà anche maggiori del tumore stesso.

Riuscire ad accettare senza remore una variazione del look, se pur temporanea, ed esibirla in pubblico non è certo da tutti: stress, rabbia e depressione, in mancanza di una doverosa solidarietà familiare o supporto morale, sempre legittimo in tali circostanze, potrebbero facilmente prevalere. A questo scopo, è consigliabile optare per parrucche, turbanti o altre tipologie di copricapi, non troppo difformi dallo stile consueto. Mantenere taglio e colore identici ai propri, si rivela spesso un’idea lungimirante, in grado di far reagire positivamente l’individuo, anche in vista dell’ auspicabile guarigione. Tuttavia, qualcuno suggerisce di tagliare previamente i capelli, al fine di facilitare la prova e la conseguente scelta del copricapo.

Acquistare l’accessorio prima che il trattamento farmacologico abbia inizio, consentirà invece di far pratica e conseguire la giusta manualità, in modo da non sentirsi in difetto nel momento del bisogno. Le aziende sanitarie locali e numerosi siti autorevoli di settore, saranno in grado di fornire informazioni dettagliate in merito. Far Cap Hair in particolare, rende fruibili le news concernenti incentivi ed indennizzi statali, nella sezione dedicata alle parrucche e bandane per chemioterapia.

Di seguito una breve lista delle raccomandazioni prioritarie.

Otto cose da NON fare con la propria parrucca:
1. Optare per un modello inadeguato alla fisionomia personale
2. Legare i capelli con elastici
3. Ricorrere a tinture e piastre
4. Lavarla con prodotti aggressivi
5. Pettinarla con spazzole rigide a denti stretti
6. Esporla al sole per periodi prolungati senza alcuna protezione
7. Asciugare con casco e phon
8. Usare i bigodini

Rispettando poche semplici regole sarà dunque possibile gestire con maggiore serenità la perdita dei capelli, disturbo annoverabile tra le cause psicosomatiche principali di aggravamento del carcinoma.

Categorie correlate:

Malattie, cure, ricerca medica




A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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