Coppie Infertili rischio patologie virali?

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Coppie Infertili rischio patologie virali?

10-02-2012 - scritto da fecondazioneassistita

Nessun rischio di trasmissione di patologie virali per le coppie infertili con le gonadotropine di origine naturale

Sicurezza delle gonadotropine di derivazione urinaria

Le gonadotropine di derivazione urinaria sono sicure e non c’è alcuna evidenza biologica ed epidemiologica che possano trasmettere la malattia di Creutzfeldt-Jacob, nota al grande pubblico come morbo della mucca pazza. Lo affermano gli esperti della Società Europea per la Riproduzione Umana e l’Embriologia.

La task force della Società Europea per la Riproduzione Umana e l’Embriologia, definita ESHRE - European Society for Human Reproduction and Embryology, supporta pienamente l’uso delle gonadotropine di derivazione urinaria nella stimolazione ovarica di donne infertili.

Lo statement dell’ESHRE arriva come risposta ad uno studio condotto da Alain van Dorsselaer, pubblicato nel 2011 su PLoS ONE, in cui si sollevavano dubbi sulla sicurezza dei prodotti iniettabili di derivazione urinaria. In particolare, il gruppo di ricerca dell’Università Louis Pasteur di Strasburgo, guidato da van Dorsselaer, affermava che dalla presenza di tracce di proteine prioniche nelle gonadotropine di origine urinaria si potesse dedurre anche la presenza della proteina prionica patogena responsabile della trasmissione del morbo di Creutzfeldt-Jacob (CJD). Una deduzione ritenuta troppo debole dal gruppo di lavoro dell’ESHRE che, dopo aver attentamente analizzato lo studio in questione, stabilisce che le gonadotropine di origine naturale sono sicure.

La possibilità di una trasmissione della CJD attraverso le gonadotropine naturali è smentita dall’evidenza biologica ed epidemiologica. Sono quattro i punti su cui si concentrano gli esperti della task force istituita dall’ESHRE per le patologie virali trasmissibili nei cicli di riproduzione assistita (Task Force Viral Diseases in ART), dopo aver sottolineato la natura non indipendente del lavoro di van Dorsselaer, parzialmente finanziato da un’azienda che produce gonadotropine umane ricombinanti.

1. Manca un’evidenza biologica della presenza di prioni associati al morbo di Creutzfeldt-Jacob. Come cita lo statement dell’ESHRE: “le proteine prioniche sono normalmente presenti nelle urine umane e non sono associate alla CJD. Dorsselaer non ha documentato il ritrovamento dell’isoforma prionica associata a CJD”.
2. L’incidenza della CJD è estremamente rara. Si registra 1 caso per milione di abitanti all’anno. Inoltre, non c’è alcuna evidenza che la proteina prionica patogena sia rilevabile nelle urine PRIMA che si manifesti pienamente la malattia. L’ormone follicolo-stimolante (FSH) è estratto da campioni di urina di donne in menopausa a cui NON è stata diagnosticata la malattia: le donne da cui si ottengono le urine sono sane e vengono sottoposte con periodicità controllata ad analisi ed esami clinici.
3. Le caratteristiche intrinseche del CJD. I prodotti di derivazione urinaria sono ottenuti da un pool di molti campioni di urina. La raccolta di urine provenienti da molti individui diversi fa sì che le proteine nel campione di un singolo siano drasticamente diluite una volta entrate nel pool di raccolta. Così, anche nell’improbabile ipotesi in cui una donna riporti nelle urine la proteina prionica infettiva, quest’ultima risulterebbe talmente diluita da rendere impossibile la trasmissione dell’infezione. Le caratteristiche intrinseche del CJD sono tali per cui esiste una stretta correlazione tra la DOSE di contatto con l’agente infettivo e il tempo di INSORGENZA della malattia: basse dosi di prione patogeno determinano la manifestazione della malattia in tempi talmente lunghi da superare le aspettativa di vita umane!
4. L’evidenza epidemiologica smentisce la tesi di Dorsselaer. Le gonadotropine di derivazione urinarie sono utilizzate da oltre 50 in tutto il mondo e non è mai stato registrato un solo caso di CJD associato all’uso di questi prodotti. Inoltre, la patologia non ha una prevalenza sul sesso femminile.

Il documento dell’ESHRE, condiviso e firmato dagli specialisti Pietro Vernazza, docente di Medicina Interna e Malattie Infettive all'Università di Zurigo, Enrico Semprini, ginecologo e immunologo riproduttivo, e Petra De Sutter, ginecologa dell’Università di Ghent, si basa anche su un position statement della Società Canadese di Fertilità e Andrologia (Canadian Fertility and Andrology Society - CFAS), in cui vengono sintetizzate ulteriori prove a conferma della sicurezza delle gonadotropine di derivazione urinaria.

Per maggiori informazioni:
Position Statement ESHRE in inglese

Visita il canale della Fecondazione Assistita

Redazione Network for Health

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