Depressione,malattia della modenità ?
Si legge e si constata spesso che la depressione è sempre più frequente e diffusa nella popolazione.
Del resto i tempi, così sovrabbondanti di problemi economici, di cassaintegrazione, di precarietà, etc, non favoriscono certo entusiasmo e spensieratezza.
Possiamo dire che la depressione sia indicativa della modernità, o, come altri preferiscono dire, della postmodernità , o anche ipermodernità... Io trovo che queste definizioni mettono un pò confusione e che sia più semplice dire dei tempi attuali, quelli in cui viviamo.
Dal pdv clinico non esiste una sola depressione, in
quanto occorre distinguerne almeno due, una nevrotica ed una psicotica.
La depressione nevrotica è molto diffusa anche in relazione alle condizioni lavorative ed alla loro precarietà : infatti il lavoro contribuisce in modo fortissimo a creare e rafforzare la propria identità soggettiva oltre che definire la propria condizione economica e famigliare.
In questo senso il soggetto moderno sembra trovarsi nella condizione di non poter governare più la propria esistenza, come se questa fosse qualcosa che rientra in un ordine che non può più, che non riesce più a controllare. Così le prospettive sembrano cadere, la progettualità sembra cadere..Ma oltre a queste condizioni che potremmo chiamare reattive, in quanto rispondono sintomaticamente ad una certa precisa condizione, esistono forme depressive nevrotiche che non sono reazione a condizioni strettamente lavorative o comunque specifiche.
Tuttavia il soggetto anche in quesi casi, si trova a vivere una sua particolare condizione del tempo, a vivere una sua particolare relazione con la ripetizione, ed anche a rinchiudersi in una dimensione che sembra essere tutta nel presente, come se non riuscisse a ritornare padrone della propria storia e del proprio passato ed a rileggerlo diversamente.
I farmaci antidepressivi sono ormai numerosissimi e abbastanza facilmente prescritti, così non sempre ben tollerati. Qualcuno ha detto che la depressione sarebbe un'invenzione delle case farmaceutiche, che certo ne traggono un bel guadagno.... tuttavia personalmente penso che pensare la depressione come un'operazione di mercato sia riduttivo ed erroneo. Infatti i soggetti depressi esistono e sono anzi in aumento e vivono in sofferenza la loro condizione.Dunque anche l'uso dei farmaci dev'essere adeguato e non consumistico e soprattutto sempre tenuto sotto controllo medico; così le autoriduzioni di terapia o il tacere al proprio medico degli effetti collaterali non aiuta certamente ad un impiego adeguato del farmaco o dei farmaci prescritti.
ivana nannini