La rosolia è una malattia infettiva contagiosa epidemica causata da un virus appartenente al genere Rubivirus appartenente alla famiglia dei Togaviridae, che si localizza in vari organi e tessuti. La rosolia è frequente e innocua nei bambini piccoli mentre risulta potenzialmente pericolosa se contratta durante la gravidanza.

Il contagio avviene per via aerea e ha un periodo di incubazione di 14-21 giorni dopo il quale si manifestano febbre di lieve entità, arrossamento del palato e della gola, mal di testa, dolori alle articolazioni, raffreddore, ingrossamento dei linfonodi posti ai lati delle orecchie e dietro la nuca. Dopo un paio di giorni compare, prima su viso e collo e poi sul resto del corpo, un esantema maculo-papuloso caratterizzato da piccole macchie sollevate, di colore roseo o rosso pallido, che rimangono per circa due o tre giorni.

Se la rosolia viene contratta da una donna in gravidanza gli effetti possono essere molto gravi e comprendere: aborto spontaneo, morte intrauterina del feto, malformazioni del feto e lesioni di tipo infiammatorio a carico del sistema nervoso, dell’apparato cardiocircolatorio, degli organi di senso che determinano un ritardato sviluppo fisico e psichico del futuro nascituro. Se la rosolia viene contratta nel primo trimestre di gravidanza il rischio di avere gravi malformazioni nel feto è molto elevata mentre se si contrae dopo la ventesima settimana di gestazione raramente si verificano malformazioni congenite.

La terapia consiste nel ridurre i sintomi ricorrendo all'uso di paracetamolo nel caso di febbre e di ibuprofene per lenire i dolori articolari. Vaccinarsi contro la rosolia risulta importante per tutte le donne che superano la pubertà senza aver contratto la malattia. Normalmente si attua la profilassi contro questa malattia durante il primo anno di età e poi successivamente tra i 5 e i 6 anni tramite la MPR (vaccino anti morbillo, parotite, rosolia).