Enuresi infantile o pipì a letto: la giusta diagnosi per la corretta terapia

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Enuresi infantile o pipì a letto: la giusta diagnosi per la corretta terapia

12-04-2012 - scritto da enuresi

Sconfiggere l’enuresi notturna con la diagnosi corretta e la terapia più efficace

Per sconfiggere l'enuresi occorre attenzione, fin dalla diagnosi

Enuresi infantile o pipì a letto: la giusta diagnosi per la corretta terapia Enuresi infantile: ne soffre 1 bambino su 10 dai 6 ai 14 anni. Il fenomeno è molto diffuso; basti pensare che stanotte bagneranno il letto più di 600mila bambini italiani e che un adulto su 100 si trascina dall’infanzia questa problematica senza averla mai risolta.

L’enuresi è una forma di incontinenza urinaria intermittente, tale per cui il bambino non riesce a svegliarsi al momento dello stimolo a fare la pipì e bagna il letto. Sconfiggere l’enuresi e liberare il bambino da un disagio che può avere anche ripercussioni psicologiche, è possibile. Come? Inquadrando correttamente il problema: solo con una diagnosi corretta si può impostare una terapia efficace.

La diagnosi
Una corretta diagnosi passa attraverso alcune fasi e distinzioni necessarie.

Prima di tutto, è opportuno distinguere fra enuresi monosintomatica, che si manifesta quando il bambino bagna il letto solo una volta per notte, e non è correlabile a disturbi vescicali, ed enuresi non monosintomatica, riscontrabile quando, oltre a bagnare il letto la notte, il bambino ha problemi anche durante il giorno e spesso corre in bagno all’ultimo momento bagnando talvolta le mutandine.

E’ importante sapere che vi sono due componenti fisiche alla base dell’enuresi: l’eccessiva produzione di urina dovuta ad un mancato riassorbimento di liquidi da parte del rene (componente poliurica) e la vescica troppo piccola (componente fisiologica). Mentre in bambini che non lamentano questo disturbo, la produzione di un ormone, la vasopressina, favorisce il riassorbimento della pipì da parte del rene e quindi permette di trattenere la pipì fino al risveglio, nei bambini enuretici, intorno alle 3-4 di notte, si verifica un calo nella produzione di questo ormone. La pipì non viene riassorbita dal rene e il bambino si sveglia bagnato. A questo bisogna aggiungere un ulteriore problema: nei bambini enuretici, l’organo della vescica, il “contenitore” della pipì, è spesso molto piccolo.

Anche l’anamnesi è importante: se in famiglia ci sono casi di enuresi infantile, per il bambino aumentano le probabilità di diventare a sua volta enuretico.

La collaborazione della famiglia è necessaria: i genitori dovrebbero tenere un calendario in cui registrare le notti asciutte e le notti bagnate; compilare il diario minzionale, segnando quante volte il bambino fa la pipì durante il giorno, se corre in bagno e se ha le mutandine bagnate; pesare il pannolino la mattina per comprendere quanta urina è fuoriuscita durante la notte, ossia se l’urina prodotta eccede la capacità vescicale.

Chi formula la diagnosi? Il pediatra di famiglia, l’unico in grado di distinguere fra i due tipi di enuresi ed, eventualmente, indirizzare la famiglia a un pediatra specializzato in enuresi quando si è in presenza di enuresi complicata (non monosintomatica).

La terapia
Si inizia con una terapia comportamentale. Può sembrare paradossale ma i bambini enuretici devono bere molto, almeno 1,5 litri d’acqua al giorno, tra le 8 e le 18, in modo da abituare la vescica alla quantità di pipì che riceverà durante la notte. E’ importante insegnare ai bambini a fare la pipì correttamente - non di corsa e svuotando completamente la vescica -, facendo comprendere loro che la vescica può essere governata. I genitori devono ricordarsi di far fare la pipì al bambino prima di andare a letto.

La terapia farmacologica è indicata in caso di enuresi monosintomatica e prevede la somministrazione di desmopressina, un omologo sintetico della vasopressina. La desmopressina aiuta il riassorbimento dell’acqua a livello del rene e quindi, contrae il volume dell’urina prodotta durante la notte. Perché la terapia farmacologica abbia effetto, è importante che venga impostata correttamente. Il dosaggio del farmaco sarà stabilito dal pediatra, in base al peso e all’età del bambino e ad altri fattori discussi durante la visita. Anche la durata della terapia è importante e sarà stabilita dal pediatra a seguito di significative valutazioni. Dalla letteratura scientifica e dall’esperienza clinica emerge che il trattamento ottimale dura 3 mesi, da prolungare a 6 in caso di non totale risoluzione del problema.

Quando si può parlare di ricadute dopo la sospensione del trattamento con desmopressina?

Sul web si trovano commenti che riportano ricadute dopo la terapia farmacologica. Tuttavia, non vengono quasi mai riportati studi scientifici. Un’attenta analisi della letteratura scientifica sull’enuresi, evidenzia che se la diagnosi non è corretta e la terapia è mal impostata, il farmaco potrebbe risultare meno efficace. Per essere efficace, la terapia farmacologica (durata e dosaggio) deve essere formulata tenendo conto del tipo di enuresi (monosintomatica o non monosintomatica), dell’età e del peso del bambino.

Alcune precisazioni
Enuresi monosintomatica: il problema è confinato alla notte. Il bambino bagna il letto solo quando dorme, solitamente 1 volta sola per notte. Durante il giorno, invece, va in bagno dalle 6 alle 8 volte, in modo spontaneo, senza fretta e senza bagnare le mutandine. Si pensa che sia causata da un’eccessiva produzione di urina durante la notte correlata a un sonno molto profondo, che impedisce al bambino di riconoscere lo stimolo, svegliarsi e andare a fare la pipì.

Enuresi non monosintomatica: il problema si presenta anche durante il giorno. Il bambino bagna il letto più di una volta per notte, durante il giorno corre a fare la pipì all’ultimo momento, spesso bagnando le mutandine, molte volte oppure pochissime volte (meno di 3 nell’arco dell’intera giornata). Si pensa sia associata a patologie vescicali.

Desmopressina: è un ormone sintetico, omologo della vasopressina. E’ indicata per la cura dell’enuresi monosintomatica, in quanto aiuta il riassorbimento dell’acqua a livello del rene. La desmopressina è un farmaco sicuro, in commercio da 40 anni e utilizzato in bambini di tutto il mondo. Il farmaco è pensato per i bambini perché a basso dosaggio e in formulazione orosolubile di facile assunzione. I pediatri ne conoscono bene gli effetti positivi e gli eventuali rischi.

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Redazione Network for Health

ATTENZIONE: le informazioni che ti proponiamo, seppur visionate dal team di medici e giornalisti di ForumSalute, sono generali e come tali vanno considerate, non possono essere utilizzate a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.



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