Enuresi o pipì a letto: un problema più diffuso di quanto si creda

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Enuresi o pipì a letto: un problema più diffuso di quanto si creda

08-04-2013 - scritto da enuresi

Quando fare la pipì a letto diventa un problema che si verifica con regolarità, come affrontarlo?

Quando fare la pipì a letto diventa “un problema”?

Enuresi o pipì a letto: un problema più diffuso di quanto si creda La pipì a letto, o enuresi notturna, è un disturbo dovuto all’involontario rilascio di urina durante il sonno. Si parla di enuresi, e non di singoli episodi, quando tale rilascio avviene con una certa regolarità, solitamente almeno una volta per notte per un periodo di almeno sei mesi.

Nella prima infanzia “fare la pipì a letto” è un fatto assolutamente normale. Diventa un problema quando il bambino bagna ancora il letto ad un’età in cui dovrebbe poter controllare la minzione, ossia lo svuotamento della vescica.

A quanti anni il bambino dovrebbe poter controllare la minzione? Non è possibile fornire un’ indicazione precisa, perché esiste una grande variabilità individuale che dipende da tanti fattori, tra cui maturazione del bambino, educazione impartita dai genitori e loro attese.

Alcuni bambini raggiungono il controllo della minzione precocemente (2-3 anni), altri più lentamente (4-5 anni). Il controllo della minzione durante il giorno è raggiunto prima del controllo durante la notte.

In linea di massima è possibile asserire che esiste un’età oltre la quale il mancato controllo della minzione durante la notte potrebbe qualificarsi come enuresi notturna. Tale età si attesta a 5 anni per le bambine ed ai 6 per i bambini.

L’enuresi notturna è un disturbo molto frequente in età pediatrica
Tanti genitori che hanno figli che fanno la “pipì a letto” possono essere portati a ritenere che si tratti di una condizione singolare, che interessi “solo” il loro figlio o la loro figlia. Niente di più lontano dalla realtà dei fatti: l’enuresi è un problema estremamente diffuso, tanto da risultare il secondo disturbo in ordine di frequenza in età pediatrica, subito dopo le allergie.

Si stima che i bambini che soffrono di enuresi notturna, ossia che “fanno la pipì a letto” ad un’età nella quale dovrebbero controllare la minzione, siano circa il 10% della popolazione di età compresa tra i 6-14 anni. Si tratta di oltre 600.000 tra bambini e ragazzi in Italia e si calcola siano milioni nel mondo (solo negli USA è stimato che soffrano di enuresi 5-7 milioni di bambini).

L’enuresi è un disturbo con basi organiche
L’enuresi è nota sin dall’antichità ma solo nel 1985 ha trovato una sua spiegazione di tipo scientifico. Prima di allora erano diffuse “credenze” sull’origine della malattia che, spesso, portavano gli adulti a colpevolizzare il bambino che faceva la pipì a letto, accusandolo di pigrizia. Secondo questa erronea prospettiva, Il bambino, pur avvertendo lo stimolo a fare pipì, piuttosto che alzarsi, andare in bagno o usare il vasino, ignorerebbe lo stimolo sino al punto di bagnare il letto.

L’enuresi è un disturbo con basi organiche. Oltre ad avere una componente ereditaria ed essere più frequente nel genere maschile, dipende da più cause, che possono essere anche concomitanti.

Una delle principali cause è rappresentata dalla mancata produzione notturna da parte dell’ipotalamo di un ormone, detto vasopressina, che è responsabile dell’ assorbimento di acqua a livello renale. Quando questo ormone non viene secreto il rene produce grandi quantità di urina.

E’ stato inoltre riscontrato che, in molti casi, i bambini che soffrono di enuresi hanno una vescica di dimensioni più contenute rispetto a quelle tipiche dell’età. La vescica di questi bambini non sarebbe in grado di contenere tutta l’urina prodotta dal rene durante la notte.

Infine risulta che l’enuresi dipenda da una difficoltà del bambino a svegliarsi quando avverte lo stimolo della minzione che è inviato dalla vescica piena al cervello. Poiché la corteccia cerebrale non reagisce allo stimolo si attiva il riflesso che porta alla fuoriuscita dell’urina dalla vescica.

L’enuresi non “si risolve da se’”
E’ abbastanza radicata l’opinione che l’ enuresi sia un disturbo che si risolve da sé, tanto che spesso i genitori pensano che non sia necessario fare nulla per affrontare il problema considerato che, prima o poi, il proprio figlio cesserà di fare la “pipì a letto”.

Si tratta di credenze fuorvianti, non fondate su dati e osservazioni scientifiche: in realtà solo il 15% dei casi di enuresi si risolvono spontaneamente contro un 85% di casi che necessita di un intervento.

Bisogna infine considerare che, se non si interviene, il bambino che oggi fa la pipì a letto potrebbe essere, domani, l’adolescente che continua a bagnare il letto (il 2% circa dei ragazzi di 15 anni soffre di enuresi) e l’adulto incontinente (l’1% circa della popolazione soffre di incontinenza, ossia di una forma di enuresi “adulta”).

L’enuresi non deve essere quindi sottovalutata: si tratta di un disturbo di cui è necessario parlare con il pediatra. Il medico, considerando le caratteristiche del bambino, individuerà la terapia più appropriata, che può essere di tipo farmacologico e comportamentale (ossia basata sull’ adozione di una serie di accorgimenti utili al controllo dell’enuresi, da adottare giorno per giorno).

E’ molto importante, inoltre, che i genitori con figli che soffrono di enuresi notturna li rassicurino e li sostengano con affetto. Questo tipo di vicinanza è assolutamente indispensabile.

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Redazione Network for Health

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