Figlio unico o due figli? Secondo figlio quando?

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Figlio unico o due figli? Secondo figlio quando?

19-09-2012 - scritto da Viviana Vischi

Tra figlio unico o due figli cosa cambia realmente? La scelta di mettere al mondo un secondo figlio si accompagna spesso a dubbi di natura pratica

Lasciare il figlio unico o fare il secondo figlio?

Figlio unico o due figli? Secondo figlio quando?

 

 

Figlio unico o due figli? Fare o no il secondo figlio? Qualche coppia alla fine rinuncia, altre ci riflettono per anni e poi si buttano con la sensazione di aver fatto un pericoloso salto nel vuoto: ammettiamolo, mettere in cantiere il secondo figlio non è una scelta facile per nessuno. Valutazioni economiche, impegni professionali, paura di scatenare la gelosia del primogenito sono solo alcuni degli ostacoli che ritardano la decisione tra figlio unico o due figli. Tuttavia sull'altro piatto della bilancia pesano considerazioni opposte: la voglia di vivere nuovamente l'esperienza della gravidanza e di ritrovarsi ancora fra le braccia un cucciolo da coccolare, il timore che se un giorno si cambierà idea bisognerà fare i conti con l'orologio biologico, l'idea che il figlio unico finisca per crescere in un mondo di soli adulti.

Ma cosa cambia realmente nella vita di una famiglia con l'arrivo di un secondo figlio? Il secondo figlio comporta davvero una rivoluzione? Proviamo a sgombrare il campo dai luoghi comuni e cerchiamo di fare chiarezza.

Qual è il momento giusto per il secondo figlio?
Il corpo della donna dopo il parto ha bisogno di almeno un paio di mesi per riassestarsi. L'utero impiega fra le 6 e le 8 settimane per tornare alle dimensioni normali, periodo in cui in genere ricompare anche il ciclo mestruale. Ma se la mamma allatta i tempi della ripresa ovarica possono allungarsi sensibilmente (attenzione, però, perché non è una regola: anche durante l’allattamento può verificarsi un'ovulazione). In linea di massima sarebbe meglio non programmare una seconda maternità prima di sei mesi (o un anno, nel caso di taglio cesareo), anche per dar modo all’organismo di smaltire i chili accumulati.

Sul fronte "psicologico", poi, è bene riflettere su quale sia la differenza di età più giusta tra i due fratelli: un anno, così crescono insieme, o tre, per rilassarsi un po'? O, ancora, quattro, per aspettare che il primo sia abbastanza grande da poter dare una mano e non soffrire troppo di gelosia?
Non esiste una regola generale, molto dipende dall'organizzazione familiare e dal carattere del primogenito. È vero, per esempio, che due figli a distanza ravvicinata sono una grande fatica e si finisce per godersi poco l'uno e l'altro, ma poi crescono insieme e il più è fatto. Insomma, lasciate perdere i consigli delle amiche e decidete esclusivamente con il vostro compagno se fare o no un secondo figlio.

Cosa cambia nella gestione quotidiana tra figlio unico o due figli
Volete la verità? Tutto! Quando arriverà il secondo figlio non avrete più un momento per voi. Già, perché se prima con un figlio potevate più facilmente delegare al papà o a una nonna, con il secondo l'intera organizzazione è da ripensare: in questo caso due è davvero il doppio di uno. Ma non lasciatevi prendere dal panico: le soluzioni ci sono. Probabilmente per i primi tempi vi occorrerà chiedere l'aiuto di una tata, o della nonna; il periodo più difficile è quello in cui entrambi i bambini sono a casa: non appena almeno il grande comincerà a frequentare l'asilo la strada sarà in discesa. In alternativa potete affidarvi a un nido: li prendono già da piccolissimi e non è difficile trovare strutture in grado di accogliere anche i lattanti. E poi conta molto l'organizzazione: se eviterete di vivere alla giornata e imparerete a mettere su un'efficiente "azienda familiare", dividendo equamente i compiti con il vostro partner e programmando in anticipo impegni e incombenze, sarà tutto più facile del previsto.

L'impatto emotivo del secondo figlio
Il vostro timore è di non riuscire ad amare il secondo figlio come il primo o di sottrarre affetto al più grande? Sappiate che non c'è niente di più vero di quella frase del Vangelo di Marco secondo cui «L'amore non si divide, si moltiplica». Quanto al primogenito, se lo coinvolgerete nella cura del nuovo arrivato, cominciando con l'interpellarlo nella scelta del nome, riuscirete a non farlo sentire escluso. Intendiamoci, non aspettatevi miracoli: potrà accadere che, nonostante gli sforzi, sia geloso del fratellino e abbia comportamenti aggressivi o regressivi, ma non abbiate paura: il tempo risolverà ogni cosa. Voi evitate di rimproverarlo e cercate di mantenere immutate tutte le sue abitudini, come la favola della buonanotte.

Quanto mi costa il secondo figlio?
Dati del Centro Internazionale Studi sulla Famiglia rivelano che per ogni figlio dalla nascita alla laurea si spendono circa 300.000 euro. Con l'arrivo di un secondo figlio si spende di più, ma non il doppio: uno studio condotto dal professor Marino Maglietta, docente all'Università di Firenze e fondatore dell'associazione «Crescere insieme», dimostra che il secondogenito costa il 30% in meno del primo. Il motivo? Una maggior consapevolezza delle spese necessarie, unita alla possibilità di «riciclare». È vero, con il passare degli anni questa possibilità si riduce e il rischio è che si arrivi a un vero e proprio «raddoppio», ma non fasciatevi la testa prima del tempo: potrebbe, per esempio, capitare che il più grande, negli ultimi anni del liceo e all'università riesca a conciliare studio e piccoli lavoretti, in modo da potersi pagare almeno le spese per il divertimento e i viaggi.Per altre info sui 9 mesi di attesa, sull'essere mamma e sull'alimentazione e salute del bambino confrontati con la Community di Forumsalute all'interno della sezione dedicata a Gravidanza, genitori e figli.

 

 



A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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ATTENZIONE: le informazioni che ti propongo nei miei articoli, seppur visionate dal team di medici e giornalisti di ForumSalute, sono generali e come tali vanno considerate, non possono essere utilizzate a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.



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