Gravidanza dopo asportazione ovaie per tumore

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Gravidanza dopo asportazione ovaie per tumore

05-09-2013 - scritto da Cinzia Iannaccio

Una gravidanza dopo un tumore alle ovaie non è impossibile

Incinta dopo tumore con autotrapianto di tessuto ovarico

Gravidanza dopo asportazione ovaie per tumore Rimanere incinta dopo un tumore alle ovaie e l’asportazione delle stesse. Non è un’ipotesi scientifica ma una realtà per una donna australiana, Vali, già alla 26esima settimana di gestazione ed in attesa di due gemelli. Il caso ha fatto il giro del mondo in poche ore in quanto ha rappresentato un caso unico al mondo. Vi spiego nel dettaglio il perché.

E’ noto come alcune terapie oncologiche possano effettivamente provocare infertilità nelle donne. E’ per questo che la ricerca scientifica ha messo a punto delle tecniche di prelievo di tessuto ovarico da crioconservare in “banche” degli organi specifiche e da reimpiantare nel momento in cui se ne ha bisogno, si desidera avere un bambino.

In Italia attualmente sono 3 le banche del tessuto ovarico, tutte presso strutture specializzate, come l’Istituto Oncologico Regina Elena di Roma, che già hanno avuto risultati in gravidanze. Questa prassi è riservata alle pazienti oncologiche molto giovani e alle bambine soprattutto, per le quali non è possibile prelevare direttamente degli ovuli.

Una volta guarite dal cancro queste donne possono sottoporsi ad autotrapianto (cioè all’impianto del proprio tessuto in precedenza crioconservato) e con dovute stimolazioni mediche attendere una nuova ovulazione e procedere con l’eventuale gravidanza.

Il caso australiano ha una particolarità in più: il tessuto è stato infatti reimpiantato nell’addome e non nel suo luogo abituale, in prossimità delle tube e dell’utero. E’ il primo caso al mondo di questo tipo, frutto dell’impegno degli scienziati del Centro IVF di Melbourne e dell'Ospedale del Royal Women. In Australia finora solo un bambino era nato dopo un trapianto di tessuto ovarico.

Il medico che ha seguito la signora Vali, il ginecologo specialista in fecondazione assistita, il dott. Kate Stern, ha spiegato che ci sono voluti molti anni e tanti tentativi a vuoto prima di riuscire nell’intento: “Abbiamo dimostrato che il tessuto ovarico può ancora funzionare normalmente al di fuori del bacino, che è il suo ambiente naturale. Ora possiamo garantire una speranza di gravidanza a tutte le donne che hanno una grave malattia pelvica, che non permette impianti di questo tipo”.

Lo specialista ha anche raccontato di come sia stato lungo il lavoro con l’oncologo per garantire che il tessuto ovarico utilizzato non fosse caratterizzato da cellule neoplastiche. E’ questo uno degli altri motivi per cui tale evento è eccezionale. Il prelievo e la crioconservazione del tessuto ovarico è infatti abitualmente indicato per altre neoplasie, proprio per questo rischio correlato. Chiaramente il tumore era su un’ovaia ed è stata utilizzata l’altra, ma il rischio della diffusione della malattia in ambiente così vicino era comunque alto.

Dopo 7 anni dal prelievo, la certezza della guarigione ed il reimpianto nella parete anteriore dell’addome: in pochi mesi il tessuto ha ricominciato a funzionare e con un trattamento ormonale è riuscito a produrre due singoli ovuli, presi, fecondati e reimpiantati ….ed ora in arrivo ci sono due bambini.

Foto: Flickr

A cura di Cinzia Iannaccio, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2007, blogger, specializzata nel settore della salute e del benessere.
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