Il bambino e il virtuale: TV, computer e giochi elettronici

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Il bambino e il virtuale: TV, computer e giochi elettronici

25-09-2013 - scritto da robertobob

Per il benessere dei nostri figli TV, computer e videogiochi vanno dosati e correttamente regolati

I bambini e i mezzi di comunicazione moderni: TV, pc, videogiochi, social network

Il bambino e il virtuale: TV, computer e giochi elettronici Per meglio comprendere il problema dell’uso di determinati mezzi comunicativi e di divertimento è necessario fare un passo indietro nella storia e comprendere cosa è cambiato nell’arco di alcuni decenni.

La TV per i bambini: un po' di storia...
Nel 1954 nasce la Tv dei ragazzi con l’obiettivo di educare divertendo e i programmi didattici e formativi sono più numerosi di quelli ricreativi. Dal 1976 al 1981 l’obiettivo prevalente diventa divertire, iniziano ad arrivare in Italia i cartoni animati giapponesi che modificano sostanzialmente il primario obiettivo didattico tramite il divertimento. Negli anni successivi aumentano le Tv private e la notevole variabilità dei programmi per l’infanzia e l’adolescenza, inoltre vengono prodotti anche per bambini piccoli (3-4 anni). Nel 1987 nasce il rilevamento dell’ascolto e i programmi vengono immessi sulla base del gradimento da parte dei bambini e degli adolescenti. Verso la fine degli anni 1980 inizia l’era del digitale e di internet. Negli anni 1990 e soprattutto da 2000 tramite le reti satellitari aumentano notevolmente i canali che si differenziano per gusti e per età.

La TV domina il tempo libero dei bambini
Questo sviluppo tecnologico ha portato una trasformazione radicale del tempo libero dell’infanzia. Fino agli anni 1975-1980 era in uso nella media delle famiglie italiane fare vedere Carosello (1957-1977) e poi a letto, durante la giornata la Tv non veniva vista con l’eccezione dello Zecchino d’oro (1959). Il tempo libero veniva impegnato in attività ludiche a casa con amici o in cortile con tanti altri bambini di età diverse in varie attività di movimento, di abilità e di competizione, situazioni che favorivano il confronto, lo scontro e il compromesso, pertanto la possibilità di sperimentare concretamente il processo di socializzazione.

L’indagine ISTAT nel 2005 ha dimostrato che in Italia l’uso della Tv nella fascia 3-17 anni è del 96,3% e tra questi il 91,7% la guarda tutti i giorni. Nella stessa statistica la fascia 3-5 anni ha riscontrato la frequenza d’uso nel 87,3%.

Anche il tempo pieno per la scuola primaria, il lavoro dei genitori, l’impegno settimanale per una o due attività sportive, la quasi scomparsa dei cortili, l’aumento della produzione e pubblicizzazione di cartoni animati per la TV degli ultimi 20 anni e un declino dell’applicazione di validi principi educativi, hanno permesso e favorito l’uso della TV.

I genitori che lavorano al rientro a casa hanno diverse incombenze (la spesa, cucinare, riordinare, lavare, parlare tra loro per impegni di conduzione familiare), poco tempo a disposizione e disponibilità, ma con il compenso, di concedere la soddisfazione dei desideri dei figli, sostenuti e potenziati dalla pubblicità: vedere i cartoni alla TV. Così la carenza di tempo da dedicare ai figli viene sostituita dalla televisione ritenendola un divertimento e uno svago, spesso con carenza di controllo dei programmi perché “sono cartoni per bambini”.

I cartoni animati per bambini: non tutti inviano messaggi corretti
I cartoni portano il bambino in un mondo virtuale fantastico e irreale che tende a isolarlo, gli crea idee e sensazioni fasulle di onnipotenza; specialmente nei bambini piccoli che non sanno differenziare il rappresentato televisivo dalla realtà, l’induzione verso un mondo illusorio, altera il principio di realtà che nell’infanzia opera con la sperimentazione concreta per acquisire il significato dell’esperienza che è conoscenza, emozionalità, risultato e relazione. Con il virtuale il bambino riceve informazioni, ma non è in grado di interagire con la sua personalità come avviene nel rapporto reale con i compagni e gli adulti.

Alcune mamme mi potranno ricordare che una volta venivano raccontate le favole, anch’esse fantastiche e irreali, ma c’era l’adulto che spiegava, rassicurava e che, a seconda del tipo di emotività del bambino, calibrava il racconto.

La maggior parte dei cartoni giapponesi invia messaggi aggressivi e di poteri immaginari e irreali, inducendo il principio che il dominio degli uni sugli altri sia cosa giusta da perseguire. Il wrestling è una lotta senza esclusione di colpi, ma fittizia in quanto abilmente programmata come manifestazione violenta controllata con caratteristiche teatrali. Diversi maschietti sono affascinati da questa lotta, hanno fantasie di potere fisico sugli altri e a volte realizzate con l’apporto di danni reali, ma non intenzionalmente voluti. Soprattutto in questo tipo di programmi, realizzati da persone e non da cartoni animati, diventano molto più realisti e interpretabili.

Con questo non si intende condannare tutti i cartoni, ve ne sono molti divertenti, istruttivi e educativi quali: Topolino, Peppa Pig, I Puffi, Barbapapà, Hide, Il Pompiere Sam, La Pimpa, ecc…, ma vanno dosati e si potrebbe ipotizzare la durata di circa mezzora nei giorni di permanenza a casa, meglio, se possibile, con lo presenza di un adulto che aiuti a trasferire il virtuale negli aspetti della vita quotidiana.

Bambini, TV e cattive abitudini
Una cattiva abitudine è vedere la TV mentre si mangia, sia programma richiesto dall’adulto o dal bambino, in quanto impedisce la comunicazione tra i componenti familiari in un momento molto significativo quale il nutrimento riconosciuto importante in tutte le culture come fornitore di sostegno vitale e di apporto affettivo.

Molto riprovevole l’uso della TV per far mangiare il bambino “perché altrimenti non mangia”, “perché è lungo, così facciamo prima” distraendolo con il cartone o peggio ancora imboccandolo, impedendo così il piacere e l’autonomia del nutrimento. Questi comportamenti ritardano lo sviluppo della personalità e favoriscono il permanere alla dipendenza dall’adulto.

Oltre ai cartoni vengono visti dai bambini, specie dopo i sei anni, molti film di avventura, polizieschi, di guerra, di fantascienza, quasi sempre senza la presenza di un mediatore adulto, con gli influssi spesso negativi sulla psiche infantile. In diverse famiglie benestanti i bambini più grandi hanno una loro Tv in camera che spesso gestiscono a loro piacimento.

Diverse ricerche europee e americane sostengono che l’aumento della violenza giovanile sia correlato all’aumento dell’uso della TV e del computer. Personalmente ritengo che l’uso della TV non debba essere demonizzato, ma regolamentato in modo che possa essere divertente e istruttivo sia per i bambini e anche per gli adolescenti che sono in un’età critica e suscettibile di devianze.

Bambini e computer: vantaggi e svantaggi
La diffusione del computer ha presentato tre grandi vantaggi.
1. La scrittura rispetto alla macchina da scrivere, la grafica e il database.
2. L’informazione tramite internet.
3. La comunicazione tramite E mail, FaceBook, Twitter.

Il secondo e terzo punto presentano grandi vantaggi per l’informazione e la comunicazione, ma anche grandi rischi di contatti con siti ingannevoli, fraudolenti o decisamente lesivi nella persona, pertanto questi accessi vanno limitati e controllati dai genitori.

L’accesso al computer dovrebbe essere permesso dai sei anni e con scopi di ricerca meglio se centrati su tematiche affrontate a scuola o per nuove conoscenze e sempre con la presenza del vigile controllo dell’adulto. Dopo i 10-12 anni potrà essere permesso in modo autonomo con la selezione limitativa dell’accesso ai programmi.

L’uso del computer può essere molto utile in varie problematiche evolutive quali: ritardi dello sviluppo cognitivo, disturbi specifici dell’apprendimento scolastico e altro.

Giochi elettronici: i benefici derivanti da un uso correttamente regolato
I giochi elettronici stimolano i riflessi e la rapida scelta esecutiva, ma va tenuto in considerazione che l’utente è in competizione con sé stesso per il superamento del punteggio precedente, tende a chiudersi, se l’uso quotidiano è molto frequente, permane in una continua fantastica e irreale conquista di sé stesso. Se l’uso è correttamente regolato può essere vantaggioso per lo stimolo della scelta e della rapidità della risposta.

Prof. Roberto Carlo Russo
Pediatra e Neuropsichiatra Infantile
Direttore della prima Scuola Italiana Triennale di Psicomotricità
www.csppi.it

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