Il cibo che allunga la vita

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Il cibo che allunga la vita

17-02-2010 - scritto da Viviana Vischi

Secondo la nutrigenomica, per rallentare l’invecchiamento si può far ricorso alle sostanze naturali contenute in certi alimenti

Grazie alla nutrigenomica, un giorno si potrà stabilire quale sia la dieta migliore per ognuno di noi

12/02/2007 - L’elisir di lunga vita? Risiede nel cibo. Lo dice la nutrigenomica, la scienza che studia come alcuni alimenti siano in grado di intervenire sul Dna per attivare quei geni, detti “geni della vita”, che impediscono l’insorgenza delle patologie responsabili dell’invecchiamento. Insomma, il cibo come medicina: gli alimenti come il curry, il vino rosso o il kiwi, tanto per citare i più comuni, sono in grado di regolare il corretto funzionamento dei nostri geni, influenzando il nostro stato di salute e la nostra età biologica, che in un futuro potrebbe non corrispondere più a quella anagrafica. Potremmo infatti arrivare a costruirci uno stile di vita “su misura” e, facendo ricorso a specifiche sostanze, rallentare i processi biologici di invecchiamento e le malattie che li favoriscono.
Secondo Giovanni Scapagnini, uno dei ricercatori italiani internazionalmente più apprezzati nel campo della nutrigenomica, <>: si è riusciti a dare un’identità ai geni che compongono il nostro Dna e si è potuti risalire ai geni “della vita”, quelli che se opportunamente stimolati prevengono le patologie e allungano la vita. Ora si sa che per rallentare il processo di invecchiamento si può far ricorso ad alcune sostanze naturali. Qualche esempio: una ricerca dell’equipe di Scapagnini ha dimostrato come il curry sia una sostanza capace di prevenire l’insorgenza di Alzheimer, un’altra come il vino rosso sia in grado di prevenire il diabete di tipo 2.
Certo, la ricerca è solo all’inizio, ma a quanto pare gli esperimenti fatti su alcune specie animali come vermi, ratti o pesciolini hanno già prodotto risultati sorprendenti. C’è un pesciolino delle pozze del deserto del Kalahari, in Sudafrica, che vive per sole dieci settimane: in questo lasso di tempo nasce, si riproduce, muore. A parità di condizioni ambientali, se in laboratorio viene trattato con determinati alimenti, ecco che l’arco della sua vita si allunga del 40%. C’è poi il caso di alcuni topolini grassissimi ai quali, oltre alla dieta grassa, è stata data da mangiare una certa molecola contenuta nel vino rosso: la loro esistenza è durata il doppio di quella delle cavie “non trattate”.
Secondo Scapagnini il segreto è nel cibo: <>. Se integrate “su misura” alla nostra alimentazione quotidiana, queste sostanze da un lato potrebbero prevenire l’insorgenza di patologie, dall’altro allungare la vita non tanto anagraficamente, quanto in termini di vero benessere.
Se dunque l’alimentazione ottimale è quella tagliata su misura per i geni di ognuno, grazie ai progressi effettuati nel campo della genetica domani sarà possibile stabilire quale sia la dieta migliore per ogni singola persona: potremo avere bevande e cibi con gli integratori delle vitamine e delle sostanze giuste per la propria struttura genetica.
Non c’è che dire: aveva ragione Feuerbach quando diceva che “Siamo ciò che mangiamo”…o se preferite “Dimmi ciò che mangi e ti dirò chi sei”!


A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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