L'accoglienza del bambino alla nascita

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L'accoglienza del bambino alla nascita

07-07-2011 - scritto da buchal

L’accoglienza da dare al bambino al momento della nascita si contrappone al momento del concepimento con eguale importanza e significato.

Questa informazione non deve sfuggire proprio a nessuno, in particolare ai medici, alle ostetriche, alle future mamme, perché di capitale importanza

Prima di tutto, in sala parto (locale bene riscaldato) deve regnare l’intimità (la partoriente non ama essere osservata), il silenzio, la luce deve essere soffusa, la presenza delle persone ridotta a un massimo di tre: la partoriente, l’ostetrica e, se desiderato, il futuro padre, se questo desidera partecipare. Un medico interviene solo in caso di necessità. Una dolce musica in sottofondo, scelta dalla partoriente, può aiutare a creare un’atmosfera adatta al momento, un’intimità che va rispettata in tutte le forme, evitando ogni fonte di potenziale distrazione.
E’ risaputo che le funzioni istintive che accompagnano e rendono possibili il travaglio e la nascita spontanei sono regolate dal cervello primitivo. Mentre la donna si abbandona ad esse, la parte nuova del cervello (la neocorteccia) non va assolutamente stimolata. Qualsiasi interferenza che costringa la donna a ragionare razionalmente o che risvegli in lei la sensazione di essere in pericolo, può rompere l’incanto. Un solo fattore di disturbo può provocare l’interruzione momentanea o totale del travaglio, rendendo eventualmente necessari interventi medici e farmacologici e, di conseguenza, prolungando l’intero processo.
Da quando il percorso nascita è diventato di competenza medica e sono stati creati i reparti di maternità, si applicano protocolli che hanno imposto, subito dopo la nascita, il taglio immediato del cordone ombelicale e l’allontanamento del neonato dalla madre per lasciarla riposare e sottoporre il piccino a una serie di esami e controlli. Queste rigide regole, applicate indiscriminatamente, possono avere conseguenze a lungo termine molto negative, come bene illustra la ricerca in salute primale. Fortunatamente, stanno aumentando gli ospedali e le ostetriche che aggiornano in base a questi dati i loro protocolli e favoriscono l’incontro immediato mamma/bambino, che è la cosa più giusta. Infatti, ci sono vari motivi per rispettare questo momento, per farlo diventare un vero e proprio evento sacro, che pone alla base l’“Imprinting”, quell’impronta che eserciterà la sua funzione benefica per tutta la vita.
Alle neomamme raccomando caldamente di vivere questi primi momenti molto intensamente, perché formano una base per tutto il resto dell’esistenza al loro piccino, a loro stesse e a tutta la famiglia. Ne beneficerà inoltre anche l’intera società.
Appena il bimbo è nato, va subito messo sul ventre della madre, da dove il piccino stesso tenderà verso il seno della Mamma. A quel punto, col cordone ombelicale ancora intatto, il bambino viene adagiato fra le braccia della Mamma (pelle contro pelle) dove Mamma e bambino si scambieranno il primo sguardo, vivendo così un momento di profondo silenzio e di comunicazione sottile. La Mamma, assieme al Papà, faranno un breve rito di reciproca presentazione, pronunciando parole amorevoli di reciproco riconoscimento e di reciproca appartenenza. Ognuno esternerà quei sentimenti che prova in quel solenne momento, momento che lascerà nel bimbo, accolto in quel modo, un’impronta indelebile per tutta la vita.
Contemporaneamente, madre e bambino secernono un ormone, l’ossitocina, detto anche ‘ormone dell’amore’, che aiuterà a riconoscersi e a far nascere in loro il reciproco attaccamento.
Questo dolce incontro durerà fino al momento in cui “nascerà” anche la placenta, dopodiché il cordone ombelicale potrà essere tagliato, ma solo nel punto in cui si sarà formata una zona chiara. Generalmente, il taglio sarà compiuto dal Papà.
Quando tutto questo non avviene perché il neonato, separato prontamente dal cordone ombelicale e avvolto in un panno, viene subito allontanato dalla sala parto per essere sottoposto a vari esami e controlli, il brusco distacco dalla Mamma lascia nel bambino un vuoto molto doloroso, che si inciderà nel suo Io corporeo o memoria preverbale.
Provate a immedesimarvi nella situazione di un neonato che, al termine di un duro sforzo per riuscire ad arrivare fino in fondo a quel percorso così stretto e faticoso, si ritrova di colpo fra mani estranee che nemmeno lo mostrano alla sua Mamma. (Così è avvenuto in tutte le Cliniche di Maternità per decine di anni. Ora, fortunatamente, le cose stanno cambiando, ma ancora troppo lentamente !)
Infatti, il passaggio improvviso dall’essere un feto completamente dipendente dalla madre, all’essere un neonato, catapultato in uno spazio completamente nuovo, avviene nel giro di pochi minuti. In quel breve tempo, nel cervello del bambino si devono rinnovare tutti i circuiti per consentirgli di respirare, succhiare, vedere…… Il cambiamento è drammatico, rapido, intenso, e in quel momento, dove meglio che fra le braccia amorevoli della Mamma il bambino può sentirsi protetto e al sicuro ?
Inoltre, non bisogna dimenticare che il bambino, quando nasce, appartiene ancora al mondo dal quale proviene, per cui lo si deve aiutare a entrare dolcemente nel mondo della materia. E chi lo può aiutare meglio della sua Mamma ?
Un altro punto molto importante che va tenuto presente è il fatto che il bambino, alla nascita, è racchiuso nel campo energetico (aura) della madre, formando ancora un tutt’uno con lei. Ecco un’altra ragione per la quale il bambino va tenuto giorno e notte a contatto con la madre, proprio perché fa ancora parte di lei a tutti i livelli. Fintanto che attorno al bambino non si sarà formato il proprio campo energetico, egli dovrà stare il più possibile a contatto della Mamma, proprio perché, sia fisicamente (alimentandosi del latte materno) che sotto altri aspetti, Mamma e bambino sono ancora un corpo unico, esattamente come durante la gravidanza, Infatti, si parla di gravidanza di 18 mesi, 9 dentro e 9 fuori.
Il campo energetico del bambino va lentamente formandosi nel corso dei primi mesi dopo la nascita e, quando il piccino si sente pronto dopo essere stato portato ininterrottamente a contatto della Mamma, sarà lui stesso a manifestare il desiderio di scendere a terra per incominciare a esplorare il mondo, per ritornare sempre dalla Mamma quando ne sente il bisogno, da una Mamma sempre disponibile a soddisfare le sue esigenze.
Il taglio del cordone ombelicale richiede molto riguardo. Il cordone, che collega il bambino alla placenta – fonte di nutrimento di tutte le sostanze necessarie per la sua crescita – fa parte ancora della sua struttura fetale. Per cui, praticare rapidamente il taglio provoca un forte dolore pari a un’amputazione. Ecco perché il taglio va praticato dopo che si sarà formata la zona chiara in un certo punto vicino all’ombelico, perché solo allora la funzione del cordone ombelicale è conclusa.
Un’altra ragione per cui il bambino appena partorito non deve essere allontanato dalla Mamma è perché, attaccato al suo seno, riceve il colostro, il primo latte, che lo rifornisce di tutte le sostanze immunitarie che lo proteggono dalla flora batterica che gli viene passata stando a contatto della Mamma. Persone estranee gli passerebbero altri batteri che richiederebbero difese immunitarie diverse. Contemporaneamente, la suzione facilita la nascita della placenta. Questo accorgimento è molto importante.
Non vi ho ancora descritto che cosa avviene nel corso della vita del bambino quando non è stato possibile, alla nascita, fare quel rito di accoglienza così importante, qui sopra descritto.
Il bambino, allontanato dalla Mamma, piange e si dispera perché si sente abbandonato. Lui la chiama, ma lei non viene ad aiutarlo. E questo porta il piccino alla disperazione, fino che smette di piangere perché esaurito e deluso. “Ho tanto bisogno della mia Mamma, ma lei non c’è!” E’così che nella psiche del bambino si accumulano paura dell’abbandono, rabbia, odio e delusione…. Sentimenti questi che più tardi riaffiorano per manifestarsi nelle forme più disparate, anche violente, proprio perché nell’inconscio del piccino rimane indelebile il dolore della profonda ferita vissuta. E’ così che il bambino si procura la prima auto-consolazione infilando il pollice in bocca. Questo gesto rappresenta per il bambino il sostituto del seno materno. La Mamma glielo sostituirà col ciuccio. Poi segue il forte legame con un animaletto di péluche, da tenere stretto a sé giorno e notte (oggetto transazionale). Crescendo, subentra il desiderio avido di cibo, di dolciumi; poi viene il fumo, l’alcool….. Col tempo scopre la droga, prima leggera e poi sempre più pesante, ecc. ecc.; intanto gli anni trascorrono e subentra, oltre a tutta una serie di devianze sempre più gravi, quelle che la cronaca tristemente ci presenta ogni giorno, anche una varietà di qualità caratteriali, che rendono la vita difficile all’individuo stesso e alle persone che gli stanno intorno. . Sono tutti sentimenti di vendetta intesi a colmare quel terribile vuoto iniziale, quella dolorosa scissione rimasta celata nell’inconscio, ma sempre presente.
Se la madre, alla nascita della sua creatura, avesse voluto vivere con tutto il cuore, col proprio compagno, il momento dell’ Imprinting ma, per ragioni di forza maggiore, ciò non fosse stato possibile (parto cesareo, epidurale o altre complicazioni), questo vuoto potrà essere colmato in seguito se la Mamma terrà il bambino vicino a sé il più possibile, giorno e notte, dimostrandogli tenerezza e tutto il suo amore inteso a colmare quel terribile vuoto iniziale creatosi nel momento in cui non era possibile fare diversamente. La Mamma potrà parlare al bambino dicendogli tutto quello che avrebbe voluto fare dandogli tutte le spiegazioni che si sente di dare. Il bimbo non comprenderà le parole, ma coglierà quel flusso di tenerezza e di amore che non conosce barriere. Si eviteranno così, nel limite del possibile, tutte le conseguenze dannose per il bambino stesso, per la famiglia e per la società.
Un consiglio alle future Mamme: nella scelta della clinica dove andare a partorire, assicuratevi che il protocollo contempli il trattamento giusto, per non andare incontro ai problemi descritti. Inoltre, il neonato dovrà rimanere 24 ore su 24 accanto alla Mamma, dove lei lo potrà osservare, accarezzare e imparare a conoscere, per alimentare quel sentimento forte che rimarrà vivo in entrambi per tutta la vita. E se il protocollo della Clinica dovesse contemplare cose diverse, non esitate a pretendere quello che voi ritenere più giusto.
La conoscenza di tutti i particolari qui sopra descritti e la loro applicazione su larga scala potrebbero davvero contribuire a dare alla luce creature sane ed equilibrate, pronte per una vita migliore. Se ne avvantaggerebbero le generazioni future, le famiglie e tutta la società.

Libro raccomandato:
Titolo: “Senso di appartenenza - Imprinting e comportamento nell’essere umano”
Autore: Willi Maurer – Editore: Aam Terranuova – www.home.sunrise.ch/maurer./

Bianca Buchal

Profilo del medico - buchal

Nome:
BIANCA BUCHAL
Professione:
Altro Operatore Sanitario
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