L'allergia dura più a lungo? Ecco perché accade

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L'allergia dura più a lungo? Ecco perché accade

12-06-2014 - scritto da Patrizia Frattini

Starnuti e naso che cola cominciano a disturbarci con sempre maggiore anticipo e continuano sino a estate inoltrata: ecco perché

Cambiamenti climatici e smog sono i maggiori responsabili della presenza prolungata dei pollini nell'aria

L'allergia dura più a lungo? Ecco perché accade Per la maggior parte degli allergici, il solito supplizio stagionale fato di starnuti, occhi arrossati e naso che cola è cominciato già dalla metà di aprile e, in alcuni casi, non accenna a diminuire nemmeno con l'arrivo delle temperature estive e del grande caldo. Sono in molti ad avere notato che i sintomi della rinite allergica, di anno in anno, cominciano ad infastidire con sempre maggiore anticipo e faticano sempre più a scomparire con l'arrivo dell'estate.

Da cosa dipende questo prolungamento del periodo di allerta per gli allergici? Proprio da noi o, per meglio dire, dall'azione dell'uomo sull'ambiente. Sono infatti ormai numerosi gli studi che dimostrano che lo smog e i cambiamenti climatici attualmente in corso sono collegabili a una maggiore e prolungata presenza di pollini nell'aria. L'inquinamento atmosferico, insomma, avrebbe due effetti distinti ma che portano allo stesso risultato: la presenza di smog infatti da una parte favorisce una maggiore penetrazione dei pollini nelle vie aeree e favorisce l'insorgenza di nuove allergie e dall'altra è causa di combiamenti climatici, che a loro volta provocano alterazioni nei periodi di fioritura delle piante.

Diversi studi dimostrano inoltre che l'incidenza di asma e di malattie allergiche ha subito un'impennata a partire dagli anni '60 mentre i dati degli archivi metereologici mostrano che negli ultimi cento anni si è verificato un aumento della temperatura dell'aria di circa lo 0,6%. Se vi sembra una percentuale minima e ininfluente occorre ricordare che è stata sufficiente a provocare una riduzione delle superfici dei ghiacciai, ad aumentare il livello medio dei mari di 1 o 2 millimetri ogni anno, a provocare la comparsa anticipata degli insetti e ad apportare variazioni alle migrazioni di diverse specie animali.

Oltre a questo, nell'emisfero settentrionale è stata registrata una maggiore piovosità e intensità degli eventi metereologici. Si verificano dunque più spesso condizioni di umidità elevata e persistente e temporali di grande intensità. Queste condizioni metereologiche sono collegabili ad una maggiore diffusione e ad un peggioramento dei sintomi dell'asma e della rinite allergica, poiché i granelli di polline nelle condizioni meteo sopra descritte subiscono uno shock osmotico che provoca una maggiore liberazione nell'aria del loro contenuto allergenico.

In aggiunta, i cambiamenti climatici e l'aumento delle temperature medie hanno provocato alterazioni nella distribuzione geografica di molte specie vegetali e nei loro tempi di fioritura, causando il costante anticipo delle stagioni polliniche, un aumento dei giorni di presenza dei pollini nell'aria e, per alcune specie, un ritardo nella fine della fioritura.

Gli studi che dimostrano questi dati sono moltissimi. Per prendere in considerazione uno studio che ha toccato direttamente il nostro Paese, e in particolare la provincia di Imperia, citiamo lo studio del Dr. Renato Ariano, Responsabile della sezione di "Aerobiologia, Ecologia e Prevenzione ambientale" della A.A.I.T.O. (Associazione Allergologi e Immunologi Territoriali ed Ospedalieri). Lo studio (disponibile a questo link) ha esaminato i dati raccolti dal 1981 al 2007 dall'Ambulatorio d’Allergologia dell’Ospedale di Bordighera (Provincia di Imperia) e li ha confrontati con dati relativi alle conte polliniche e dati meteo. I risultati hanno evidenziato:


  • Un significativo anticipo delle fioriture per almeno quattrospecie: Graminacee (26 giorni di anticipo), Parietaria (83 giorni di anticipo), Oleacee (46 giorni di anticipo), Cupressacee (9 giorni di anticipo.
  • Un ritardo nel termine della fioritura per la Parietaria di ben 51 giorni nell'arco del periodo preso in esame.
  • Un aumento dei giorni di presenza pollinica: +128 giorni per la Parietaria, +22 giorni per Olea, +26 giorni per la Cupressacee.
  • Un aumento progressivo e generalizzato, anno per anno, del totale dei granuli pollinici.

Ecco dunque perché i fastidi dell'allergia non tardano mai ad arrivare ma faticano sempre più a scomparire. Una ragione in più per lavorare tutti insieme, per quanto possibile, ad una riduzione dell'inquinamento e alla limitazione dei cambiamenti climatici provocati dall'uomo.


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A cura di Patrizia Frattini aka Rockcopy, copywriter e Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2012, da anni attiva (anche, ma non solo) nel settore dell’informazione scientifica e divulgativa.
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