L’emicrania: un male da intelligenti

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L’emicrania: un male da intelligenti

17-02-2010 - scritto da Viviana Vischi

L'emicrania è considerata una vera e propria malattia, e secondo alcuni colpirebbe i cervelli più attivi. I farmaci funzionano solo se assunti entro un’ora dall’attacco

L'emicrania colpirebbe solo i cervelli che funzionano di più. Sarà vero?

19/03/2007 - Il mal di testa non esiste più. Oggi si parla di emicrania: non più soltanto un sintomo, conseguente ad altre patologie come la sinusite o l’artrosi cervicale, ma una vera e propria malattia a sé stante, causata da una disfunzione organica a livello di alcune strutture cerebrali. Lo hanno dimostrato, per la prima volta al mondo, i ricercatori del Centro Cefalee dell’Università di Torino, utilizzando una innovativa tecnica di risonanza magnetica cerebrale. Esistono delle piccole riduzioni di sostanza grigia in alcune precise aree cerebrali coinvolte nella regolazione del dolore, non solo negli emicranici cronici (quelli più gravi), ma anche in coloro che hanno attacchi episodici.
Già, ma cosa scatena quei terribili attacchi che colpiscono il 10-15% della popolazione, soprattutto nelle donne tra i 35 e i 45 anni? Quante volte ce lo siamo chiesti: leggere o guardare la tv fino a tardi? Il cibo pesante? Fame, stanchezza, occhi affaticati, luce abbagliante, scarsa aerazione? Le più recenti ricerche hanno indicato che l’emicrania predilige le persone colte e intelligenti. Chi ne soffre è generalmente una persona creativa, vitale, pronta, scattante, estrosa; non è un caso che ne fossero affette menti come Kafka, Darwin e Virginia Woolf. Il motivo lo spiega Piero Barbanti, Primario Neurologo del San Raffaele di Roma: "l’attacco si può sviluppare solo in un cervello completamente formato e con eccesso di funzione. C’è una predisposizione genetica all’emicrania, sono poi i piccoli grandi stress granelli che scatenano il male".
Intelligenti o meno, purtroppo sono tantissime le persone che soffrono di forti mal di testa e che si imbottiscono di analgesici per lenire il dolore. Vivere con l’emicrania non è piacevole; caratterizzata da dolore pulsante spesso (ma non sempre) localizzato in un lato del capo, si riconosce da pochi inconfondibili sintomi: dolore ad attacchi che non risponde ai normali analgesici, nausea e vomito. Nonostante sia gravemente disabilitante, molti la sottovalutano o pensano di essere destinati a conviverci; e così metà degli emicranici non andrà mai dal medico per questo problema e chi ci va lo fa in media solo dopo tre anni dall’esordio. E invece con l’emicrania non bisogna stringere i denti, ma i tempi, e correre dal medico per conoscere la cura adeguata.
Ma come curare il mal di testa? Con una terapia adeguata, su consiglio del proprio medico. Ma attenzione: il successo dipende dalla tempestività dell’intervento terapeutico: bisogna farlo ai primi sintomi – spiegano gli specialisti in cefalee riuniti nel Congresso della European Headache Federation – perché il mal di testa non è un evento, ma un processo che si sviluppa progressivamente nel corso delle ore. Nella stragrande maggioranza degli emicranici, dopo circa un ora dalla comparsa dell’attacco si instaura un fenomeno chiamato sensitizzazione centrale, avvertita dal paziente come un fastidio o, peggio, come un vero dolore al semplice toccare o sfiorare la fronte o la testa, ad esempio pettinandosi o mettendo gli orecchini. Prendere il medicinale a quel punto è troppo tardi! Bisogna farlo entro un intervallo massimo di 60 minuti per poter stroncare l’attacco in corso. E poi è necessario evitare formaggi, cioccolata, vino, banane, crostacei, frutta secca, agrumi e pomodori... tutti cibi che chi soffre di mal di testa dovrebbe tenere lontani.

A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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ATTENZIONE: le informazioni che ti propongo nei miei articoli, seppur visionate dal team di medici e giornalisti di ForumSalute, sono generali e come tali vanno considerate, non possono essere utilizzate a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.



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