La depressione, un’epidemia silenziosa

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La depressione, un’epidemia silenziosa

17-02-2010 - scritto da Viviana Vischi

Si torna a parlare di depressione dopo la confessione shock di una diva di Hollywood, Emma Thompson

Come lei, tante altre donne sono riuscite a vincere la depressione

12/12/2006 - "Nei giorni più neri non ti lavi e cambi d’abito". Con queste parole l’attrice Emma Thompson, 47 anni, ha confessato al magazine americano Easy Living la sua lunga battaglia per battere la depressione. Frasi che hanno fatto giro del mondo e riacceso i riflettori su un’epidemia silenziosa che affligge milioni e milioni di persone in tutto il mondo. "Non necessariamente ti spinge a farla finita, semplicemente ruba la voglia di vivere e vorresti spegnerti e fermarti". Per la due volte premio Oscar tutto ha avuto inizio con i trattamenti di fecondazione assistita per avere un secondo figlio.
Emma Thompson è solo l’ultima di una serie di star ad aver confessato la propria condizione. Nel 2003 Brooke Shields dovette ricorrere ai farmaci dopo la nascita del figlio Rowan. Nel 2000, distrutta dal divorzio da Liam Gallagher, la cantante-attrice Patsy Kensit decise di entrare in clinica. Ma la depressione non è una condizione solo femminile: prendete Hugh Laurie, il “Dr. House” del piccolo schermo: anche lui soffrì del male oscuro, era il 1996.
In Italia oltre un milione e mezzo di persone conosce questa malattia distruttiva e paralizzante, che rende incapaci di affrontare anche le più piccole difficoltà, il rapporto con gli altri e il lavoro. La maggior parte sono donne, in un rapporto di tre a uno rispetto agli uomini. Anche se la fascia più colpita è quella tra i 23 e i 45 anni, la depressione non conosce età e nel 2020, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sarà la seconda malattia più diffusa della Terra, dopo le patologie cardiovascolari.
Come distinguere la depressione dalla tristezza? La tristezza è un sentimento, che però permette sempre di reagire agli stimoli e di programmare il futuro. Con la depressione non è possibile: non c’è futuro. E’ una malattia sistemica di tutto l’organismo e si manifesta con l’annientamento della volontà, oltre a comportare disturbi del sonno e dell’appetito.
Per curarla al meglio oggi si abbinano trattamenti psicoterapici e farmacologici. A questo proposito, la scienza ha recentemente diffuso i risultati straordinari di un farmaco, testato per due anni su mille pazienti in tutto il mondo: si chiama venlafaxina, ripristina i normali valori di serotonina e noradrenalina, mediatori del cervello che permettono ai neuroni di comunicare tra loro e sarebbe capace di azzerare i sintomi e, soprattutto, di evitare le pericolose ricadute.
Anche l’alimentazione è molto importante: i dietologi dell’università di Sydney hanno rilevato che gli acidi grassi omega-3, che si trovano naturalmente nei pesci oleosi e in alcuni cereali e noci, offrono una terapia a base nutritiva utile per la depressione. Secondo l’autrice dello studio, Dianne Volker, la dose ottima corrisponde a tre pasti a settimana di pesci oleosi come salmone, sardine, maccarelli o tonno fresco.
Le forme più lievi di depressione, e qui parliamo più che altro di irritazione, malumore, tendenza a buttarsi giù, possono infine essere curate con una buona dose di volontà e, perché no, con l’aiuto di qualche fiore di Bach. Aspettare che il malumore passi da solo è inutile, bisogna prendere in mano la propria vita, dedicarsi a gradevoli diversivi alla solita routine, fare entrare in casa l’allegria con luce, colori e profumi. Pensando che la giornata sarà piena di cose interessanti da fare e imparando a mettere impegno e creatività anche nelle cose più semplici, il sorriso tornerà a splendere ancora.
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A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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