La medicina mesopotamica

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La medicina mesopotamica

28-09-2008 - scritto da monica_balestrero

4.000 anni di storia e di medicina

800 tavolette di creta per la medicina della mesopotamia

Quando Sir Layard, diplomatico e archeologo inglese, portò alla luce trentamila tavolette di creta incise con caratteri cuneiformi provenienti dall’antica biblioteca di Ninive, nessuno poteva immaginare che in ben 800 di esse si celasse il compendio delle conoscenze mediche dei popoli mesopotamici.

Quando nel 1846 Rawlinson decifrò il linguaggio assiro e tradusse le antiche tavole si dischiuse al mondo una sapienza che pur risalendo a 25 secoli prima, sconvolge ancora per la sua modernità. Le malattie erano considerate castighi degli dei o punizioni dei demoni, dunque si pensava che chi riusciva a guarire un ammalato avesse ricevuto uno speciale dono di origine divina, così come si riconoscevano poteri soprannaturali a tutto ciò che portava alla guarigione a cominciare dalle erbe con cui si preparavano pozioni e impiastri.

Questa dimensione religiosa della malattia spiega il motivo per cui l’arte medica fosse affidata ai sacerdoti, divisi in tre categorie a seconda della loro peculiare specializzazione:

baru: era colui che si occupava della diagnosi e della prognosi delle malattie e ne ricercava le cause;

ashipu era colui che praticava gli esorcismi;

asu: era colui che si occupava del paziente somministrandogli le cure.

Asu significa “colui che conosce l’acqua” poiché l’acqua era indicata come il principio di tutte le cose, dunque l’asu era considerato il detentore della sapienza totale. Il primo asu conosciuto è Lulu, vissuto ad Ur nel 2700 a.C.
Anche il simbolo della medicina è di origine mesopotamica: il serpente attorcigliato al bastone era il simbolo della rigenerazione – poiché, una volta mangiata la pianta della vita eterna, aveva perso la sua vecchia pelle, riacquistando una nuova giovinezza.
Nelle tavolette, accanto alle descrizioni dei demoni portatori di malattie, troviamo dei precisi prontuari utilizzati dai medici per un’esatta diagnosi. Riportiamo due esempi che ci sembrano emblematici di quanto fossero approfondite e veridiche le conoscenze di questi popoli riguardo alle malattie che più frequentemente li colpivano:

“Quando il corpo di un uomo è giallo e la sua faccia è gialla e soffre di dimagrimento, il nome della malattia è itterizia”

“Il malato di tubercolosi tossisce frequentemente, il suo sputo è denso e talvolta contiene sangue, la respirazione dà il suono come di un flauto, La sua carne è fredda, ma i suoi piedi sono caldi, egli suda molto e il cuore è molto inquieto.”

Nonostante l’accuratezza dei prontuari di diagnostica, non era tanto l’esame del malato a determinare la convinzione del medico, quanto piuttosto la pratica aruspicina di esaminare i visceri di animali sacrificati durante i riti propiziatori. Si pensava, infatti che, se il dio avesse accettato il sacrificio, si sarebbe identificato con l’anima dell’animale morto, dunque sarebbe stato possibile leggere la sua volontà nel fegato della bestia uccisa. La parola aruspice deriva proprio dal vocabolo har – fegato – considerato il centro della vita grazie alla sua ricchezza di sangue.
Le tavolette ci riportano i nomi di quasi 400 medicamenti, tra quelli vegetali e quelli minerali, che potevano essere somministrati sotto forma di decotti, polveri, instillazioni, supposte e clisteri.
La chirurgia era limitata al trattamento di ferite e fratture, mentre l’odontoiatria era conosciuta e praticata con fortuna: le tavolette ci riportano il più antico trattato della storia in materia di cure dentarie.
Per concludere, non possiamo non menzionare le precise regole all’attività dei medici contenute nel codice di Hammurabi, che stabiliva onorari, ammende e doveri del medico e diritti del malato: una distinzione tra i privilegi sacrali e i doveri professionali.

La distruzione di Ninive seppellì la scienza medica che i popoli mesopotamici avevano acquisito in 4.000 anni di storia, ma se è vero che i persiani e le popolazioni che abitarono successivamente il territorio reinventarono l’arte medica, è altrettanto vero che buona parte di quelle conoscenze sopravvissero nella nascente civiltà greca che subì profondamente l’influenza della cultura mesopotamica, così come di quella egizia.
Categorie correlate:

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Profilo del medico - monica_balestrero

Nome:
Monica Balestrero
Comune:
ROMA
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