LAGOFTALMO

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LAGOFTALMO

04-08-2011 - scritto da siravoduilio

LAGOFTALMO

Si tratta di una incompleta chiusura della rima palpebrale (quando le palpebre vengono chiuse volontariamente o durante il sonno) che lascia parte della cornea e della congiuntiva scoperte ed esposte all’azione degli agenti estemi.



Lagoftalmo


Le cause del lagoftalmo possono essere:

 

  • un accorciamento congenito o post-traumatico delle palpebre,
  • l’ectropion,
  • la paralisi del muscolo orbicolare (paralisi facciale).

Vi sono infine forme di lagoftalmo legate ad esoftalmo.
I sintomi soggettivi ed oggettivi del lagoftalmo sono del tutto sovrapponibili a quelli delle forme più marcate di ectropion.
Tipicamente si rilevano delle lesioni localizzate quasi esclusivamente alla porzione esposta dei bulbo oculare. Si evidenzia allora una cheratite marginale inferiore, con perdita di trasparenza, presenza di erosioni ed ulcerette e neovascolarizzazione iuxta paralimbare inferiore.
Nelle forme più gravi (quali ad esempio quelle da avulsione traumatica delle palpebre), la cornea diviene opaca, neovascolarizzata, presenta marcati fenorneni ulcerativi, che spesso si sovrainfettano e possono portare ad una perforazione.
La terapia è chirurgica. Trattamenti locali con lacrime artificiali dense o pomate hanno solo lo scopo di cercare di mantenere trasparente la cornea ed evitare le sovrainfezioni. Anche il lagoftalmo costituisce una controindicazione all’applicazione di lenti corneali.
Il trattamento chirurgico consiste in una chiusura delle palpebre parziale o totale (tarsorrafia) oppure in trattamenti più complessi che correggono anche lassità palpebrali come ad esempio l'ectropion della palpebra inferiore spesso associato. La tarsoraffia, completa e parziale, rappresenta da sempre un valido presidio chirurgico per correggere lagoftalmi paralitici e non paralitici. Questa tecnica é in uso sia tra gli oftalmologi, ma anche tra i colleghi neurochirurghi. E' utile in corso di lagoftalmo acuto e marcato, soprattutto quando si ha la certezza che questo regredirà lentamente nel tempo. La tarsoraffia viene praticata, anche se per motivi del tutto opposti, quando il paziente non é più collaborante e non é in grado di autosomministrarsi la terapia, mettendo a grave rischio l'integrità della cornea.
Nei casi in cui le condizioni del paziente migliorino, la tarsoraffia può essere riaperta, ripristinando la classica conformazione palpebrale. In alcuni casi é difficile però poter regolarizzare perfettamente la palpebra provocando in questo modo dei danni estetici al paziente. In altri casi invece, una volta aperta la tarsoraffia, può persistere un fastidioso ectropion della palpebra inferiore, determinato dalla lassità cutanea, con un conseguente lagoftalmo cronico. In questi casi e in quelli in cui vi é un lagoftalmo cronico primitivo con presenza di un marcato ectropion, la cantopessia laterale (trattamento chirurgico dell’angolo esterno della palpebra) ed eventualmente l'immissione di una placca d'oro a livello della palpebra superiore rappresenta il trattamento di elezione.

 



Un caro saluto
Prof.Duilio Siravo
siravo@supereva.it
http://drsiravoduilio.beepworld.it
Cell.:3385710585
PROF.DOTT. DUILIO SIRAVO
http://drsiravoduilio.beepworld.it



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