Le fratture preferiscono la mano
La casistica delle fratture riportano una predilezione per le nostre mani
Il 10% circa del totale delle fratture del nostro corpo, infatti, è localizzata proprio a livello delle falangi e dei metacarpi
Alcuni dati ci informano di quanto ampia sia la traumatologia della mano: il 10% circa del totale delle fratture del nostro corpo, infatti, è localizzata proprio a livello delle falangi e dei metacarpi.A
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Fig. 1 A e B: mostrano trattamento con osteosintesi con viti di frattura di dialisi di metacarpo
Questo dato sale drasticamente se se selezioniamo le fratture che coinvolgono solo l’arto superiore, del quale ben l’80% corrisponde alla sua parte terminale. Un secondo dato degno di attenzione è la causa dei traumi: si calcola che tra incidenti sul lavoro e incidenti domestici le fratture coinvolgono la mano si aggirino addirittura attorno alle 500.000 all’anno solo in Italia.. uno dei primi compiti del chirurgo della mano è sicuramente quello di garantire la guarigione delle fratture evitando accuratamente di interferire con la normale guarigione dell’osso. Sia che si decida per un intervento chirurgico che per una riduzione non chirurgica si deve tenere presente la funzionalità definitiva la funzionalità definitiva alla quale si vuole ritornare. La scelta del mezzo di sintesi, quindi, qualora si decidesse per la strada chirurgica, deve essere il più appropriato possibile per riportare la mano alla guarigione, rendendole anche fisiologica la funzionalità. Nelle fratture delle falangi ad esempio una sintesi interna rigida, pur portando ad un ottimo risultato sul paino osseo, potrebbe generare delle difficoltà nello scorrimento tendineo, generando dei fenomeni di rigidità.
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Fig.2 A e B: frattura diafisaria di falange prossimale tratta con viti
La sintesi rigida deve essere scelta quando le condizioni cliniche lo permettono, ma anche quando si pensa ad una precoce mobilizzazione della falange, per evitare fenomeni aderenziali. Deve essere ricordato, prima della scelta dell’approccio chirurgico, che la stabilità della frattura risente in maniera diretta del grado di energia del trauma: traumi a bassa energia determinano infatti fratture spesso stabili, con integrità del periostio e dei tessuti molli circostanti, mentre traumi in cui le componenti energetiche siano bi o tridirezionali piuttosto che ad alta energia, determinano spesso scomposizione delle fratture, complicanza nei tessuti molli e non integrità del periostio.
Dott. Giuseppe Internullo
Specialista in Ortopedia
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