Meno cesareo, più epidurale

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Meno cesareo, più epidurale

16-02-2010 - scritto da Viviana Vischi

Approvato un disegno di legge che punta a favorire il parto fisiologico e indolore e a ridurre il ricorso al cesareo

Un piano per ridurre il numero dei parti cesarei in Italia

24/07/2006 - Un disegno di legge per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato. Lo ha recentemente approvato il Consiglio dei Ministri e rappresenta un primo passo verso una maggior attenzione alla salute delle mamme e dei loro bambini, considerata dal ministro della Salute Livia Turco “una priorità nazionale”.
Il disegno di legge, che ora passerà all’esame della conferenza Stato-Regioni, prevede l’inserimento nei livelli essenziali di assistenza, fra l’altro, del parto indolore grazie all’epidurale. Un’anestesia che “generalmente non viene offerta alle partorienti per motivi economici”, come sottolinea da tempo l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda).
C’è di più: il ddl ha tra i suoi obiettivi quello di favorire il parto fisiologico e ridurre il ricorso al cesareo.
Proprio su questo tema, gli ultimi dati Istat su gravidanza e parto parlano di una situazione italiana piuttosto grave: oltre a “doppiare” abbondantemente i limiti consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), abbiamo anche Regioni come la Campania dove oltre il 60% dei parti avviene con il cesareo. Un parto, rileva Walter Ricciardi, ordinario di Igiene all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e membro del comitato scientifico Onda, che “dovrebbe in realtà rappresentare un’eccezione determinata da problematiche legate al nascituro o alla donna”. Non a caso l’Oms consiglia di non superare il 15%, anche se il nostro Ministero della Salute, considerando l’età avanzata delle partorienti italiane, ha innalzato questa percentuale al 20%.
Altro obiettivo del disegno di legge è l’attivazione nell’ambito del 118 del trasporto del neonato in emergenza. Ma il provvedimento chiede anche di incrementare l’attività dei consultori, promuovere l’allattamento al seno secondo le raccomandazioni dell’Oms-Unicef e superare le disequità territoriali e sociali per l’accesso ai servizi con particolare attenzione alla popolazione immigrata.
“Questo provvedimento - ha sottolineato il Ministro della
Salute - è frutto della consapevolezza delle molte criticità da affrontare per realizzare una piena tutela della salute materno infantile quali la diminuzione drastica della natalità (nel 1960 i nati erano circa un milione, nel 2005 sono passati a 550 mila), l’aumento dell’età media della donna per la nascita
del primo figlio e le differenze territoriali e sociali che non
permettono alla donna di vivere con piena consapevolezza la
gravidanza, il parto e il puerperio”.
Le nuove norme comporteranno un aumento della spesa di circa 100 milioni di euro.


A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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