Meno proteine, meno tumori

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Meno proteine, meno tumori

17-02-2010 - scritto da Viviana Vischi

Secondo uno studio USA, una dieta meno ricca di carne, uova e formaggio diminuisce il rischio di cancro alla mammella, alla prostata e al colon

Le proteine animali e l'aumento del rischio di tumore

12/12/2006 - Quando si parla di tumori tutti noi ormai sappiamo quanto l’alimentazione sia ritenuta un’importante determinante: sono sempre di più le ricerche che mirano a definire il ruolo della dieta nell’incidenza del cancro ma i meccanismi attraverso cui gli alimenti promuovono o proteggono dal cancro non sono ancora chiari. E’ ormai assodato che le persone in sovrappeso e obese hanno un rischio maggiore di sviluppare il cancro del colon, dell’endometrio, del rene, dell’esofago e della mammella soprattutto dopo la menopausa. Esistono tuttavia due forme tumorali che non sono associate all’eccessivo accumulo di grasso: il cancro alla prostata e il tumore della mammella nelle donne in età premenopausale.
Di quest’ultimo avevamo già parlato qualche settimana fa, riportando i risultati di uno studio della Harvard Medical School di Boston, che ha analizzato oltre 90 mila donne in età fertile, dal 1989 al 2003: secondo i ricercatori, una portata e mezza al giorno di carne rossa (invece di un massimo di tre alla settimana) raddoppierebbe le possibilità di contrarre il tumore al seno. A dare un’ulteriore conferma dell’incidenza dell’alimentazione sulla malattia, un nuovo studio americano, condotto alla Washington University School of Medicine in St. Louis e coordinato da Luigi Fontana, del Dipartimento di Sanità alimentare e animale dell’ISS: assumere meno proteine potrebbe ridurre il rischio di sviluppare il carcinoma mammario.
I ricercatori hanno preso in esame tre gruppi di individui uguali per età e sesso: 21 vegetariani che assumevano una media giornaliera di 0.73 grammi di proteine per chilogrammo di peso corporeo, 21 atleti specializzati nella corsa di resistenza, nella cui dieta erano compresi 1.6 grammi di proteine giornaliere per chilogrammo di peso corporeo e un gruppo di persone sedentarie con una tipica dieta americana con 1.23 grammi di proteine per chilo di peso. Nel corso dell’indagine si è constatato che sia gli atleti sia i vegetariani mostravano un basso contenuto di grasso corporeo e di conseguenza dei valori più bassi d’insulina. Ma, cosa più importante, che solo i soggetti che seguivano una dieta ipoproteica avevano una riduzione dei livelli dell’IGF-1* e dunque un rischio minore di sviluppare cancro alla mammella in pre-menopausa, alla prostata e al colon.
Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’apporto proteico giornaliero corretto dovrebbe essere di 0.8 grammi/Kg al giorno di proteine, mentre molti americani e italiani ne mangiano il 30 - 50% in più. I prodotti di origine animale (carne, formaggio, uova e burro), ma anche i cereali eccessivamente raffinati e gli zuccheri semplici, a lungo andare sono deleteri per la salute perché estremamente calorici e perché troppo ricchi di proteine e sale. Dalla ricerca è emerso che una dieta ipoproteica potrebbe essere in grado di proteggerci da alcune forme di cancro più dell’esercizio fisico, indipendentemente dalla quantità di grasso corporeo.

*IGF-1: abbreviazione del fattore di crescita insulino-simile-1 (insulin-like growth factor-1). È considerato il fattore di crescita più potente, manifestando aspetti in comune con l’ormone della crescita. Prodotto dal fegato, stimola fisiologicamente la proliferazione delle cellule nelle fasi dello sviluppo, della riparazione e del ricambio tessutale. Può essere prodotto in modo autocrino anche dalle cellule tumorali, che lo utilizzano per aumentare la velocità di crescita.

A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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