Prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale dopo cardioversione

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Prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale dopo cardioversione

14-04-2014 - scritto da Network4Health

Lo studio sull'anticoagulante orale Edoxaban per la prevenzione di ictus, eventi embolici e sistemici, infarto miocardico e mortalità cardiovascolare

Avviato uno studio che si propone di valutare l’efficacia e la sicurezza della terapia con edoxaban

Prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale dopo cardioversione Roma, 7 aprile 2014 – Daiichi Sankyo ha avviato lo studio sul proprio anticoagulante orale Edoxaban, arruolando il primo paziente del nuovo trial internazionale di fase 3 ENSURE- AF, uno studio prospettico, randomizzato in aperto, a gruppi paralleli, con valutazione in cieco dell’endpoint (PROBE), che si propone di valutare l’efficacia e la sicurezza della terapia con edoxaban in monosomministrazione giornaliera per la prevenzione di ictus, eventi embolici sistemici, infarto miocardico e mortalità cardiovascolare, comparandola con la terapia standard costituita da enoxaparina/warfarin, nei pazienti con fibrillazione atriale non valvolare sottoposti a cardioversione elettrica.

Il trial coinvolgerà più di 2.200 pazienti in circa 250 centri di sperimentazione fra Europa e Nord America. I pazienti saranno randomizzati al trattamento con 60 mg di edoxaban (o una dose ridotta di 30 mg per pazienti con danno renale o sottopeso o in terapia con inibitori di p-glicoproteina) oppure enoxaparina/warfarin per un periodo di 28 - 49 giorni.

La fibrillazione atriale (FA) è la più comune anomalia del ritmo cardiaco (colpisce circa il 2,3 - 3,4% della popolazione dei Paesi sviluppati) e può condurre all’ ictus, che attualmente è la seconda più comune causa di morte nel mondo, responsabile approssimativamente di 6,2 milioni di decessi ogni anno. Il rischio di sviluppare ictus è tra le 3 e le 5 volte superiore in pazienti affetti da FA. Gli ictus correlati a FA aumentano quasi del doppio la probabilità di essere fatali e hanno una prognosi peggiore rispetto agli ictus non correlati, con un aumento del 50% del rischio di disabilità a 3 mesi dall’episodio.

Fonte.

Categorie correlate:

Malattie, cure, ricerca medica




Redazione Network for Health

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