Punture di insetti: quali i più pericolosi?

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Punture di insetti: quali i più pericolosi?

21-07-2015 - scritto da Viviana Vischi

Panoramica sui diversi tipi di insetti, sulle loro punture e su come intervenire, anche in caso di reazione allergica.

Api, vespe e calabroni: sono loro gli insetti che possono provocare punture anche letali.

Punture di insetti: quali i più pericolosi?

Zanzare, zecche, cimici, mosche, pulci, acari e pidocchi possono pungere o mordere la pelle, provocando una reazione il più delle volte solo locale. Questi insetti, infatti, iniettano una saliva irritante che causa dolore, prurito, arrossamento e gonfiore della zona in cui il veleno è penetrato.

 

ZANZARE E TAFANI

Le punture di zanzara o tafano, pur essendo estremamente fastidiose, sono innocue e generalmente guariscono da sole. Generano la creazione di bolle ripiene di liquido che, se grattate con le unghie, possono provocare delle infezioni. In questi casi, si possono utilizzare creme antibiotiche da spalmare sulla parte punta 2/3 volte al giorno.

 

ZECCHE

In caso di una puntura di zecca, l’insetto rimane attaccato alla pelle e, se schiacciato, potrebbe iniettare alcuni batteri presenti nel suo apparato digerente. Per questo, è importante recarsi in un ambulatorio per far rimuovere l’animale.

 

PULCI E CIMICI

Le punture di pulci e cimici provocano un pomfo che spesso si trasforma in piccole vescicole contenente liquido.

In generale, è importante distinguere le punture di questi comuni insetti dalle punture di insetti con pungiglione: api, vespe e calabroni. Questi animali, infatti, utilizzano il loro pungiglione quale arma di difesa e il loro veleno può provocare una reazione allergica che varia di intensità e che nei casi più seri, se non trattata tempestivamente, può portare alla morte. 

 

INSETTI CON PUNGIGLIONE

Le api e i bombi hanno un pungiglione seghettato, collegato a una ghiandola che contiene veleno: quando pungono, lasciano il pungiglione all’interno della vittima, insieme al veleno. Solitamente, dopo la puntura, l’insetto muore. I classici sintomi di una puntura d’ape o bombo sono: bruciore, prurito, rossore e gonfiore. Come intervenire? La prima cosa da fare è togliere il pungiglione, evitando il più possibile di far fuoriuscire altro veleno. E’ bene, quindi, usare una lama non affilata, raschiando con delicatezza la zona cutanea lesa, in senso opposto rispetto a quello in cui è infilato il pungiglione. E’ da evitare l’uso di una pinzetta che potrebbe provocare la rottura della piccola vescica che contiene il veleno. Si possono anche usare le mani, rigorosamente lavate: usando due dita, si preme leggermente intorno alla vescichetta e non al pungiglione. Tolto il pungiglione, lavare la zona interessata con acqua e sapone, disinfettare con composti di ammonio, ridurre il gonfiore immergendo l’area interessata in acqua fredda o coprendola con del ghiaccio all’interno di un panno (non applicare direttamente il ghiaccio sulla pelle) ed, eventualmente, applicare localmente pomate cortisoniche.

 

Le vespe sono più aggressive delle api e possono pungere anche senza essere direttamente provocate. Possono anche pungere più volte, senza che il loro pungiglione resti attaccato alla pelle della vittima. I sintomi sono: rossore, prurito ed edema. In caso di puntura, bisogna pulire bene la zona con acqua e sapone, disinfettare con composti di ammonio, immergere la zona colpita in acqua fredda e applicare una crema antistaminica o cortisonica. In caso di molteplici punture, se il dolore tende a estendersi ad altre zone, è meglio rivolgersi al Pronto Soccorso.

 

Le punture dei calabroni non sono più velenose di quelle di api e vespe ma solo più dolorose. Si forma immediatamente una chiazza rossa, gonfia e dolente. Mentre il dolore solitamente scompare entro due ore, il gonfiore può aumentare ancora per 24 ore. In caso di molteplici punture, si possono avere sintomi generali quali vomito, diarrea, mal di testa e febbre. Questi sintomi sono dovuti alla grande quantità di veleno iniettato e non sono da confondere con una reazione allergica. Si interviene togliendo il pungiglione, lavando e disinfettando la cute, applicando del ghiaccio (mai a contatto diretto con la pelle) e una pomata antistaminica per calmare il prurito.

 

PUNTURE DI INSETTI: QUANDO UNA REAZIONE ALLERGICA?

Si stima che oltre 200mila persone siano allergiche al veleno di imenotteri e per il 3% di queste, le punture di api, vespe e calabroni possono rivelarsi fatali. E’ stato, infatti, dimostrato che a seguito di una prima reazione allergica, vi è il 60% di probabilità che una nuova puntura dello stesso insetto provochi una reazione simile o più intensa della precedente. I campanelli di allarme che devono farci sospettare una reazione allergica si verificano nella mezz’ora successiva alla puntura. E’ bene distinguere tra sintomi lievi quali prurito, gonfiore e dolore bruciante, tipici di qualsiasi puntura e sintomi gravi, spie di una reazione allergica.

I sintomi di una reazione allergica al veleno di imenotteri interessano la pelle (orticaria, prurito  e gonfiore esteso), l’apparato digerente (vomito, dolori addominali, diarrea), l’apparato respiratorio (difficoltà a respirare e senso di ostruzione toracica), fino a coinvolgere  il cuore e la circolazione sanguigna in caso di shock anafilattico (abbassamento della pressione sanguigna, perdita di coscienza e arresto cardiaco).

Si parla di reazione allergica quando gli effetti si prolungano per più di 24 ore mentre, in caso di shock anafilattico, i sintomi compaiono nei minuti immediatamente successivi alle punture. E’ bene tener presente che anche una sola puntura può scatenare uno shock anafilattico con conseguente arresto cardiaco, proprio perché la reazione allergica “esplosiva” è indipendente dalla quantità di veleno iniettato.

E’ da ricordare anche che chi è stato punto in due o più occasioni negli anni precedenti, è ad elevato rischio di sviluppare un’allergia. Infatti, l’intensità delle reazioni allergiche aumenta ogni volta che si incorre in una nuova puntura. Inoltre, il veleno delle vespe contiene più  sostanze allergizzanti di quello delle api.

 

Quando si presenta una reazione allergica grave a seguito di una puntura di insetti, bisogna recarsi al più presto al Pronto Soccorso. E’ indispensabile chiamare immediatamente un’ambulanza, se si verifica anche uno solo dei seguenti sintomi entro 30 minuti dalla puntura:

  • Gonfiore alla gola, alla bocca o alla lingua e conseguente difficoltà respiratoria
  • Eruzioni cutanee
  • Sibilo, soffocamento o incapacità di prendere fiato
  • Intorpidimento, svenimento o mal di testa
  • Nausea o crampi addominali
  • Accelerazione del battito cardiaco

 

E’ probabile, infatti, che sia in corso uno shock anafilattico. Mentre si attendono i soccorsi, la vittima deve essere fatta sdraiare a terra e deve essere liberata da indumenti che potrebbero ostacolarne la respirazione. Il soggetto deve essere posto con le gambe più in alto della testa, controllandone frequentemente il polso e la respirazione e, in caso di necessità, si può praticare la respirazione artificiale. Un primo soccorso può essere effettuato mediante l'iniezione di adrenalina. Pazienti predisposti a reazioni anafilattiche dovrebbero portare sempre con sé una siringa ad autoiniezione. L'adrenalina, infatti, agisce sulle vie respiratorie prevenendone la costrizione e spesso salva la vita. Tuttavia, l'autoiniezione di adrenalina somministrata per via intramuscolare nella coscia non deve essere considerata risolutiva della reazione anafilattica ma permette al paziente di guadagnare tempo in vista dell'arrivo al Pronto Soccorso, dove potrà ricevere ulteriori trattamenti sotto il diretto controllo medico. 

 

PUNTURE DI INSETTI: COME PREVENIRLE

Anche se impossibile evitare del tutto di essere punti da un imenottero, alcune regole di buonsenso possono diminuirne sensibilmente il rischio. Ecco le precauzioni da adottare:

  • Non indossare indumenti dai colori sgargianti, profumi dalle fragranze troppo intense e lacche per capelli, in modo da attirare il meno possibile gli insetti
  • Indossare maglie a maniche lunghe, pantaloni, scarpe e cappelli al fine di ridurre al minimo l’esposizione della pelle
  • Evitare di lasciare esposti all’aperto cibi e bevande
  • Controllare che non vi siano api prima di sedersi e sdraiarsi
  • Evitare aree in cui possono essere presenti colonie di vespe, come i frutteti
  • Indossare guanti se si raccoglie la frutta caduta al suolo
  • Non tentare di schiacciare vespe o api
  • Non utilizzare le braccia per allontanare gli insetti e non compiere movimenti affrettati che possono attirare gli insetti. Se si accede ad un’area caratterizzata da una presenza massiccia di api o vespe, camminare lentamente e allontanarsi dall’area


A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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