Rischio infarto e assunzione di Omega 3 e Omega 6

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Rischio infarto e assunzione di Omega 3 e Omega 6

05-03-2014 - scritto da Angela Nanni

Rischio infarto e assunzione di Omega 3 e Omega 6

Un consumo ottimale di ω-3 e ω-6 può determinare una riduzione fino all’85% del rischio infarto



Il 26 settembre 2013 si è svolto come ogni anno, il World Heart Day, una giornata fortemente voluta dalla Word Heart Federation che si propone di sensibilizzare gli individui e tutta la collettività verso una migliore e maggiore conoscenza degli eventi cardiovascolari; proprio da questa giornata di sensibilizzazione è emerso come le malattie cardiovascolari a livello mondiale siano responsabili di 17,3 milioni di morti premature ogni anno e di come si prevede che nel 2030 il numero di decessi salirà a 23 milioni.

In quest’ottica, non proprio rosea, risulta di grande interesse uno studio realizzato da Nutrition Foundation of Italy (Nfi) con la preziosa collaborazione delle unità di terapia intensiva di Bologna, Cremona, Ancona, Napoli e Palermo che ha evidenziato come potenziare i livelli ematici di acidi grassi omega 3 e omega 6 può ridurre, rispettivamente, il rischio infarto del 65% e dell’85%. Gli autori dello studio sono andati a valutare le concentrazioni ematiche di queste due classi di acidi grassi in un centinaio di pazienti colpiti da infarto e in pazienti controllo: si è visto che in entrambi i gruppi di l’apporto di omega-6 e omega-3 con la dieta non era affatto ottimale; nella dieta tipo dell’italiano medio, in effetti, l’apporto di entrambi gli acidi grassi è fortemente insoddisfacente.

Secondo le linee guida internazionali ogni giorno l’apporto di omega-6 dovrebbe coprire il 5-10% delle calorie totali introdotte; ma per abbassare il rischio infarto bisogna aumentare il consumo di omega-6 come di omega-3: questo si traduce in un consumo regolare di olio di mais ,girasole, soia, vinacciolo, mandorle, pistacchi, nocciole, arachidi, bacche di Açai, avocado, semi di zucca e spirulina per gli omega-6, e di noci, verdure in foglia, pesce azzurro, salmone, merluzzo, trota e alcune alghe per gli omega-3. Lo studio fornisce anche un’altra importante evidenza: il consumo di omega-3 e omega-6 non serve solo ad abbassare il rischio cardiovascolare nelle persone sane, ma serve anche a tagliare il rischio di recidive in persone che l’infarto lo hanno già patito.

Questo studio, infine, aiuta a far chiarezza su un altro importante concetto: per la salute cardiovascolare non serve mantenere il più basso possibile il rapporto omega6omega3, come per molto tempo si è raccomandato perché in realtà per preservare la salute cardiovascolare bisogna aumentare l’apporto di entrambe le classi di acidi grassi. Questi acidi grassi, infatti, svolgono ruoli diversi e complementari e purtroppo, risultano entrambi carenti nella dieta dell’italiano medio: le evidenze sottolineate in questo lavoro tutto italiano, comunque sono perfettamente in linea con le raccomandazioni recentemente elaborate in merito anche dalla Fao e dall’OMS.

Ancora una volta il benessere cardiovascolare passa anche attraverso una corretta alimentazione: gli acidi grassi sia della classe degli omega-3 che omega-6 sono essenziali ovvero l’organismo umano non è in grado di produrli autonomamente e per questo devono essere necessariamente introdotti con l’alimentazione, anche perché, molti studi sottolineano come gli effetti sortiti dall'introduzione di alcuni nutrienti con la dieta non sono gli stessi che si ottengono con l’integrazione nutrizionale.

F. Marangoni, G. Novo, G. Perna, P. Perrone Filardi, S. Pirelli, M. Ceroti, A. Querci, A. Poli. Omega-6 and omega-3 polyunsaturated fatty acid levels are reduced in whole blood of Italian patients with a recent myocardial infarction: the AGE-IM study. Atherosclerosis 232: 334-338; 2014



A cura di Angela Nanni, Farmacista iscritta all'Albo dal 2005 e Redattore medico scientifico freelance.
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