Sempre più bimbi allergici al cibo

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Sempre più bimbi allergici al cibo

17-02-2010 - scritto da Viviana Vischi

La “cura”: eliminare gli alimenti incriminati. Ma secondo uno studio inglese un buon allenamento consiste nel mangiarne piccole dosi in quantità crescenti

Le allergie alimentari potrebbero essere sconfitte allenandosi a mangiare piccolissime quantità del cibo incriminato

19/03/2007 - Latte, uova, pesce, alcuni frutti, legumi, cereali, noci e verdure; alimenti fondamentali e nutrienti, soprattutto per i bambini. Eppure, ben il 6-8% di loro deve farne a meno a causa di allergie che provocano eritema, asma, congiuntivite e rinite, nausea, vomito, diarrea: tutti elementi che non vanno trascurati e che possono anche portare ad uno shock anafilattico.
E’ un dato allarmante quello presentato da Giampiero Patriarca, direttore del servizio di Allergologia del Policlinico Gemelli di Roma, perché in netta crescita e molto diverso da quello relativo alle allergie alimentari che colpiscono gli adulti (l’1% della popolazione, secondo gli esperti).
La prima Giornata Nazionale dell’Allergia Alimentare che si terrà il 30 marzo proprio al Gemelli, sarà un’occasione interessante per discutere della ricerca scientifica su questi disturbi e sulle nuove frontiere da superare.
Ma cosa sono le allergie e cosa le distingue dalle cosiddette intolleranze alimentari?
Per allergia si intende una reazione del sistema immunitario tale da provocare l’intervento di una determinata classe di anticorpi chiamati IgE. Altre caratteristiche sono:
1. la rapida comparsa (generalmente dopo pochi minuti ma anche dopo qualche ora)
2. una tipica sintomatologia (edema localizzato, attacchi asmatici, ipotensione talvolta fino allo shock)
3. la relativa indipendenza dalla dose di sostanza assunta (cioè la gravità della reazione è influenzata solo in parte dalla quantità di alimento introdotto e quindi si può sviluppare anche introducendo solo una minima dose di alimento)
L’intolleranza invece non coinvolge il sistema immunitario, ma può essere provocata da un’anomalia negli enzimi digestivi o, ad esempio, da una contaminazione batterica nell’intestino tenue. Le sue caratteristiche sono:
1. una ritardata comparsa (generalmente dopo ore, giorni o mesi dall’assunzione dell’alimento)
2. lo sviluppo di differenti sintomi e manifestazioni
3. la dipendenza dalla dose (cioè la gravità della reazione è in buona parte influenzata dalla quantità di alimento introdotto)
Al giorno d’oggi non esistono adeguati trattamenti per la cura definitiva delle allergie; l’unico rimedio efficace è l’eliminazione dell’alimento dalla dieta. Tuttavia, secondo i risultati di un esperimento condotto al Duke University Medical Center di Durham, in Inghilterra, i bambini potrebbero “guarire” (o veder ridotto il rischio di gravi reazioni allergiche) semplicemente allenandosi a mangiare piccolissime quantità del cibo incriminato. L’alimento viene somministrato a piccole dosi ma in quantità crescenti. Il tutto avviene sotto stretto controllo medico e i ricercatori avvertono: nessun genitore pensi di fare a casa cure fai-da-te, metterebbe in serio pericolo la salute del proprio bimbo allergico. Gli esperimenti sono iniziati due anni fa e per le uova hanno già prodotto buoni risultati con bambini che, inizialmente allergici, adesso sono in grado di mangiare anche due uova strapazzate senza rischio.
In ogni caso, in attesa di risultati più importanti, le allergie alimentari non si possono considerare vinte. Proprio per niente.

A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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