Trattamento dei bambini con Asperger: il protocollo italiano Neurofeel

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Trattamento dei bambini con Asperger: il protocollo italiano Neurofeel

22-10-2013 - scritto da Prof. Olimpia Pino

Campagna di reclutamento di bambini e ragazzi affetti da Asperger per sperimentare nuove tecniche per migliorarne il benessere e l'autonomia

Refeel: l'interazione uomo-macchina in aiuto ai bambini affetti da Sindrome di Asperger

Trattamento dei bambini con Asperger: il protocollo italiano Neurofeel Lo stato dell'arte della tecnologia sta avanzando rapidamente e le Brain Computer Interface (interfacce uomo-macchina) stanno guadagnando l'attenzione da parte di accademici, istituzioni, associazioni di persone con disabilità e ampio pubblico.

Presso il Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Parma, con il mio gruppo di ricerca condividiamo il progetto ambizioso di portare alcune tecnologie fuori dal laboratorio nella pratica clinica.

In Italia l'uso di questi dispositivi come strumenti di abilitazione/riabilitazione anche in ambito domestico è ancora una sfida. La crisi economica paradossalmente sta imponendo un nuovo sistema di welfare. Integrare soluzioni tecnologiche innovative provenienti dalla telemedicina, dalla robotica e dalla domotica permetterà un abbattimento dei costi per l'assistenza socio-sanitaria, facendo altresì convergere gestione, trattamenti e monitoraggio in centri di controllo remoto decentrati.

Le tecnologie di Brain Computer Interface unite alle tecniche di neuro-bio-feedback sono molto promettenti per svariati quadri clinici e sindromi, dai disturbi dello spettro autistico ai disturbi cognitivi nell'anziano dovuti a processi neurodegenerativi, fascia di popolazione non trascurabile. Di certo e per fortuna, non tutte le persone anziane con disturbi cognitivi sviluppano demenza ma, siccome ciò avviene per circa il 60-65% della popolazione anziana, è utile indirizzare gli sforzi su di loro piuttosto che sulle demenze già conclamate. Così, gli utenti avranno maggiori possibilità di imparare ad usare i dispositivi, acquisire familiarità e stabilire le routine comportamentali necessarie per poi poterli usare se entreranno negli stadi precoci e moderati di demenza.

D'altro canto lo studio è anche indirizzato a bambini e adolescenti con Sindrome di Asperger in quanto essi, a causa di incertezze diagnostiche, difficoltà da parte di professionisti e insegnanti nell'individuare e trattare forme lievi di autismo, non ricevono interventi precoci che garantiscano i livelli potenziali di sviluppo.

Grazie al sostegno economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Parma e Monte di Credito su Pegno di Busseto sta per essere avviato un progetto rivolto anche al trattamento di bambini e ragazzi con Asperger dai 3 ai 18 anni di età e anziani con disturbi cognitivi lievi che abbiano residenza nel territorio di Parma e provincia (il training sarà giornaliero per la durata di alcuni mesi).

Lo scopo dello studio è validare il protocollo NEUROFEEL, dal nome della piattaforma di Brain Computer Interface che integra un Robot Umanoide con tecniche di neuro-bio-feedback, entrainment musicale in un sistema antropomorfico in grado di interagire con il singolo utente con comportamenti “umani” in modo precoce, unico e personalizzato e anche come robot da compagnia inseribile nel futuro in una smart home.

L'utilizzo della piattaforma in modo continuativo permette gradualmente di ottenere uno stato di focus mentale e rilassamento ottimali. La raccolta di dati neuro-biologici e psicometrici garantirà la valutazione degli esiti e della dimensione dell'effetto del training.

La piattaforma è adatta per tutti gli individui con disturbi dello spettro autistico e per gli anziani negli stadi precoci di demenza per insegnare, in un ambiente interattivo naturalistico, la regolazione delle proprie risposte emotive, comportamentali e neurofisiologiche fino a raggiungere lo stato di “coerenza” ideale per migliorare emozioni, prestazioni, benessere, autonomia e indipendenza.

Per chi fosse interessato ad approfondire: olimpia.pino@unipr.it

Prof. Olimpia Pino
Università di Parma
Department of Neurosciences



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