Tumore al seno: la "comunicoterapia" come strumento di riabilitazione oncologica

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Tumore al seno: la "comunicoterapia" come strumento di riabilitazione oncologica

27-09-2016 - scritto da Stella Maris Glowinski

Sviluppare una comunicazione empatica tra la paziente oncologica e l’operatore sanitario garantisce maggiori risultati in termini di riabilitazione.

Comunicazione e relazione: anche questo fa parte di una terapia oncologica a 360°.

Gli interventi chirurgici possono apparire simili quando semplicemente definiti come, ad esempio, “intervento di quadrantectomia o mastectomia”. Ma le cose non sono così semplici come sembrano, perché una paziente cui venga diagnosticato un tumore dovrà seguire un protocollo terapeutico-medico-chirurgico sempre personalizzato, così come personalizzata sarà la riabilitazione post chirurgica e personalizzato sarà qualsiasi approccio alle terapie.

 

Intervento chirugico e riabilitazione: ogni storia è a sè

La fisioterapia e tutti i trattamenti complementari non verranno valutati solo tenendo in considerazione se sia stata eseguita una mastectomia o una quadrantectomia, ma andranno valutati anche altri fattori, quali:

  • Il tipo di tumore
  • L’invasione di tessuti e organi
  • L’asportazione dei linfonodi
  • Il tipo d’intervento
  • Lo stato generale della paziente a livello psico-oncologico
  • I valori degli esami ematochimici quali globuli rossi, globuli bianchi e piastrine
  • Le malattie pregresse
  • Le eventuali recidive precedenti o attuali

 

La ncessità di saper gestire le complicanze post operatorie, anche quelle psicologiche

Dopo l’intervento chirurgico la paziente può presentare delle complicanze nell’immediato post operatorio o anche dopo qualche tempo dallo stesso. Può avere degli effetti collaterali in tutte le fasi della cura dal primo intervento, durante le terapie mediche e se si dovesse sostituire l’espansore (un secondo intervento) con la protesi definitiva, così come se si dovesse produrre una rottura della capsula, un incapsulamento della protesi o una recidiva.

Tutte queste problematiche sono solo alcune delle complicanze e degli aspetti psico-fisici cui va incontro la donna che affronta un percorso di cura per una patologia oncologica. Agli effetti collaterali delle terapie si sommano, infatti, cambiamenti nell'aspetto fisico, nella percezione di sé e della propria femminilità, insicurezza e disagi che si riflettono sulla vita sociale e sulla sfera privata della paziente e dei suoi familiari.

Ecco perchè l'interazione fra tutte le figure professionali che ruotano intorno alla paziente (il medico oncologo, il chirurgo estetico, il fisioterapista e lo psicologo) è fondamentale: per delineare il protocollo ideale post intervento chirurgico e lavorare in sicurezza. Il rischio, altrimenti, è quello di creare danni irreparabili se non si è in grado di stabilire quando e come si può agire.

 

L'ansia e la rigidità muscolare: due fattori da allontanare in vista del benessere

Uno dei fattori che permane durante tutto il percorso della malattia è l’ansia che causa una rigidità involontaria dei muscoli e fa sì che la paziente non si rilassi mentre il fisioterapista lavora per migliorare la sua condizione fisica. E chiaro che se una persona non ha una immagine di sé integra, il suo fisico non risponderà alla riabilitazione come dovrebbe.

Nel carcinoma mammario, uno dei muscoli che va trattato per primo è il muscolo pettorale a causa dell’inserimento della protesi o dell’espansore. Nei primi giorni dopo l’intervento la situazione è di tensione alle spalle, dolore e infiammazione. La paziente adotta una postura in avanti e un atteggiamento di chiusura dovuto alla tensione e allo stress post chirurgico dei muscoli, dei nervi che passano dentro l’arco di Langer (cavo ascellare) e dell’articolazione scapolo omerale. Lo stesso succede con i punti di fissaggio interni della capsula, con la cicatrice e con i postumi chirurgici come la posizione dell’arto superiore in estensione durante l’intervento che provocano dolore transitorio.

La paziente oncologica che viene accudita a livello medico e che ha cura della sua immagine durante il percorso riabilitativo, solitamente ha un notevole beneficio dalle terapie sia a livello corporale che emozionale, dovuto alla diminuzione della rigidità muscolare e del sistema nervoso.

Per agire sulla sensibilità somatica nel sistema nervoso abbiamo il sistema per l’algesia che determina il blocco dei segnali dolorifici a livello del midollo spinale e può sopprimere molti riflessi dolorosi grazie alla stimolazione della serotonina e della encefalina. Questo fenomeno spiega il perché un massaggio cutaneo con delle manovre semplici può alleviare il dolore provocando un effetto analgesico e rilassante sulla paziente(1)

 

L'importanza di saper comunicare alla paziente e trasmetterle fiducia e segnali positivi

Oggi, il compito dell’operatore sanitario è anche quello di osservare la persona come un soggetto in modo globale, che ha necessità di sentirsi meno malata e aumentare la sua autostima man mano che continuano le cure. Ecco perché, mentre si esegue la seduta, può essere utile parlare alla paziente anche di bellezza, darle qualche consiglio sul benessere a livello corporeo, su come ad esempio curare l’alimentazione o il suo aspetto estetico.

Una persona che da un giorno all’altro perde i capelli rischia di entrare in depressione, di avere una visione distorta di sé, di essere poco ottimista, sentire rabbia ed essere meno coinvolta nel percorso terapeutico. Se invece la donna si sente più forte e più sicura, la riabilitazione ha un risultato maggiore perché la paziente è proattiva e ricettiva alle cure oncologiche e fisiche che deve affrontare, e dunque migliorano il trattamento muscolare, il drenaggio linfatico e la ripresa psico-fisica.

Ad esempio, le si può parlare di come intervenire con la tecnica di tatuaggio per coprire le cicatrici post operatorie, fattore traumatico che dà un disagio molto forte davanti allo specchio, o come ricostruire areola e capezzolo migliorando l’aspetto visivo del seno. Sempre che non ci siano controindicazioni, o che il medico oncologo non lo ritenga inopportuno, si può proporle lo stesso linfodrenaggio che si impiega per un arto in modo terapeutico, da impiegare su tutto il corpo a livello estetico per ridare sollievo e benessere.

Informare la donna operata al seno di tutta una serie di tecniche complementari fa parte anche della riabilitazione fisica motoria e linfatica. Considerando la strada dolorosa che le pazienti hanno passato o stanno attraversando, e che se vengono da noi è perché si fidano e ci affidano tutte loro stesse, il ruolo dell’operatore sanitario dovrebbe essere proprio quello di restituire loro un benessere psico-fisico a 360°.

 

 

La comunicoterapia e la costruzione di una relazione empatica tra operatore sanitario e paziente

La comunicazione inizia dall’istante in cui la persona decide di affrontare la fisioterapia, dal momento che chiama per prendere un appuntamento e la ascoltiamo per la prima volta. Durante il primo incontro è fondamentale costruire una relazione empatica e, oltre a raccogliere tutte le informazioni indispensabili all’erogazione di un trattamento, osservare cosa ci vuole comunicare anche con i segnali del corpo significa avere un ulteriore elemento per capirla e assecondarla nelle sue aspettative come donna e come paziente.

Poiché la sua vulnerabilità emotiva sarà molto alta, converrà parlare sintonizzandosi sui suoi stessi canali, utilizzando un tono di voce calmo e pacato, incoraggiandola senza essere invadenti, creando un ambiente dove si possa sentire coccolata e al sicuro; qualora abbia la necessità di esprimere la sua rabbia, occorrerà scegliere un argomento che sia di suo interesse e che sia un ricordo piacevole per dissuaderla dalla tensione che oppone resistenza alla terapia; bisognerà cercare di comprenderla nel miglior modo possibile, ascoltare le sue priorità e informarla su tutto quello che oggi abbiamo a disposizione per seguire un ottimo trattamento. Solo così si creerà un ancoraggio fra la donna e l’operatore oncologico e si riuscirà a perseguire la strada verso il suo benessere.

 

 

Quando si prende in cura una persona, si ha un compito molto bello ma anche molto delicato e di grande responsabilità. Prendersi cura di una paziente oncologica è dimenticarci per un momento di “noi” per dedicarci a lei, perché essere presenti sarà un ulteriore regalo che le faremo. Tutto ciò che siamo, che proviamo, che respiriamo, nel nostro lavoro lo trasmettiamo con le mani, con gli occhi e con le parole.

 

Prendersi cura di un malato significa donare sé stessi e migliorarsi reciprocamente, giorno dopo giorno.

 

Ne parlerò al #BCRSummit16, il primo congresso internazionale online sulla riabilitazione nel cancro al seno, in programma dal 6 all'11 dicembre 2016.

 

 

(1) Guyton e Hall, Fisiologia medica (dodicesima edizione) Ed. Elsevier Srl 2012 Milano



Mft. Stella Maris Glowinski, Massofisioterapista (Ministero della Sanità Pubblica, Protocollo n° 62112, Registro DGPROF), Referente del dott. Stefano Martella, primario di chirurgia plastica generale ricostruttiva dell’Ospedale San Raffaele di Milano.

stella.glowinski@gmail.com

www.fisiopsico-oncologia.com

 Cell. 3335422456

Profilo del medico - Stella Maris Glowinski

Nome:
Stella Maris Glowinski
Occupazione:
Massofisioterapista
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