Un caffé al giorno toglie il medico di torno
Lo dice la ricerca scientifica: il caffé è fonte di antiossidanti, protegge il cuore e il fegato
A contrastare le malattie cardiovascolari, oltre al caffè, anche l’olio d’oliva
24/10/2006 - Dà la sveglia al mattino, lascia in bocca un gusto inconfondibile dopo pranzo, fornisce l’occasione per far due chiacchiere tra amici, ma soprattutto fa bene alla salute: stiamo parlando del caffé. Considerarlo soltanto uno sfizio è un errore: secondo quanto emerge da una revisione di studi effettuata dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, il caffé protegge il fegato da malattie come la cirrosi epatica e il tumore, soprattutto quando si consumano molti alcolici. Secondo la ricerca, che per 20 anni ha coinvolto oltre 100 mila persone, il consumo di una tazzina al giorno è associato a una riduzione del 22% del rischio di cirrosi, che cala del 40% se si bevono da una a tre tazzine, e dell’80% con quattro tazzine al giorno.Poiché il tè non ha mostrato la stessa capacità protettiva, i ricercatori ritengono che a difendere il fegato dai danni dell’alcol debba essere una sostanza contenuta unicamente nella bevanda nera, quindi non la caffeina: si potrebbe trattare di alcuni composti antiossidanti come i diterpeni, ma il vero segreto resta ancora da scoprire.
Il caffé è poi una delle maggiori fonti dietetiche di antiossidanti e riduce i rischi cardiovascolari. A sostenerlo è uno studio americano dell’Iowa Women’s Health Study, che ha seguito oltre 27 mila donne tra i 55 e i 69 anni. Nel corso dei 15 anni di osservazione sono state messe in relazione le cause dei decessi con il consumo di caffé: è emerso che coloro che ne bevevano da 1 a 3 tazze al giorno avevano una mortalità per cause cardiovascolari inferiore del 24% rispetto a chi non ne faceva neanche un sorso.
Naturalmente gli scienziati non invitano a bere “litri” di caffé per prevenire queste malattie: sappiamo bene che un alimento benefico, se assunto in quantità eccessive rischia di diventare dannoso. Meglio non dimenticare che troppe tazzine possono provocare tachicardia e difficoltà ad addormentarsi. E un’altra raccomandazione: è vero che il caffé protegge il fegato, ma ridurre il consumo di alcol è l’unica soluzione per evitare danni seri.
Fra gli amici della salute, e soprattutto del cuore, c’è anche l’olio d’oliva. A darne conferma scientifica uno studio pubblicato sugli Annals of Internal Medicine. Elemento essenziale della cara, vecchia dieta mediterranea, l’olio di oliva, vergine o extravergine, ha infatti un elevato contenuto di polifenoli, composti organici con accentuate proprietà antiossidanti. A questi si aggiungono i grassi non saturi, che costituiscono un’alternativa salutare ai grassi di origine animale. L’accoppiata polifenoli-grassi non saturi rende l’olio d’oliva una fonte in grado di ridurre il colesterolo “cattivo” (aumentando significativamente quello “buono”) e un alimento capace di alleviare lo stress cardiaco derivante dai processi di ossidazione.
L’olio, però, deve essere rigorosamente d’oliva: tutti gli altri sono sottoposti a un processo di raffinazione in cui i polifenoli vanno quasi interamente perduti.
Anche in questo caso è importante ribadire che stiamo parlando di un toccasana sempre se assunto con moderazione, non di una cura miracolosa.
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A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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