Il favismo, una patologia ereditaria e pericolosa

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Il favismo, una patologia ereditaria e pericolosa

15-05-2013 - scritto da Valeria Grisanti

Le fave, legume gradevole al palato e ricco di proprietà benefiche, diventa un pericolo per chi soffre di questa patologia

Favismo, un pericolo in arrivo dalle fave

Il favismo, una patologia ereditaria e pericolosa Il favismo è una patologia determinata dalla carenza all’interno del sangue di un enzima: il particolare il riferimento è all’enzima G6PD (glucosio-6-fosfato-deidrogenasi) che si trova all’interno degli eritrociti (ovvero i globuli rossi).

Il favismo è una condizione genetica che si tramanda ma ad essere colpiti sono maggiormente gli individui di sesso maschile perché il deficit ereditario è contenuto all’interno del cromosoma X. Spesso quindi le donne ne sono solo portatrici sane o sono affette da forme lievi della malattia; la conclamazione della patologia avviene cioè più spesso negli uomini.
Il favismo è una patologia piuttosto diffusa, al contrario di quello che si possa pensare, e interessa maggiormente soggetti di origine africana o asiatica.

La carenza di questo componente fa sì che chi è affetto da favismo soffra di una sorta di ipersensibilità nei confronti degli elementi antiossidanti di cui sono ricchi alcuni legumi come fave e anche i piselli. La carenza del G6PD porta ad un’instabilità dei globuli rossi: essi, quando nell’organismo vengono introdotte le sostanze citate sopra, tendono a perdere l’omeostasi (la propria stabilità appunto). Il soggetto che soffre di favismo tende ad andare incontro a emolisi, un processo distruttivo dei globuli rossi e quindi a forme di anemia più o meno gravi. Nel caso delle persone che soffrono di favismo, a reazioni pericolose dell’organismo che se non affrontate con tempestività possono portare al decesso del soggetto in questione. Il soggetto fabico se ingerisce fave, piselli, verbena o altre piante o farmaci (come ad esempio sulfamidici, salicilici, chinidina, menadione) che inibiscono l’azione di G6PD, può manifestare emolisi: questa condizione porta poi ad anemia emolitica con ittero. Aumenta infatti in questi casi la quantità di bilirubina, un prodotto di scarto dell’emoglobina, in circolo nell’organismo.

La risposta dell’organismo della persona con carenza di G6PD si palesa all’improvviso nell’arco di 12/48 ore dall’ingestione dell’alimento che ha scatenato la reazione del corpo. Nei casi molto gravi quasi la metà dei globuli bianchi di distruggono e l’unica salvezza per la persona diventa una trasfusione di sangue fresco immediata. Generalmente l’incarnato della persona che sta avendo una reazione all’ingestione degli alimenti e dei medicinali sopracitati assume un colorito giallo molto intenso, sviluppa anche pallore che si accentua ancora di più nei casi molto gravi. Le urine, quando la situazione è grave e la reazione è violenta, tendono a diventare molto colorate e il rischio è che la persona colpita vada incontro ad arresto cardiocircolatorio.

Esistono comunque situazioni meno gravi in cui a fare comparsa sono sintomi della patologia che non devono essere assolutamente sottovalutati. Mal di testa, malessere generale associati a nausea, vomito e dolore addominale, possono essere i sintomi di una reazione all’ingestione delle fave.
È da precisare che non tutti i fabici che ingeriscono fave vanno incontro a emolisi; essi sono circa un terzo di tutti i soggetti affetti da favismo.

Le fave sono un legume importante nell'alimentazione e chi non è affetto da favismo può trarre molti benefici dal consumo di questo alimento. Le fave infatti sono alleate di cervello, intestino e reni.

Foto da google


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