Intolleranza al lattosio: tutto quello che c'è da sapere
Le più recenti evidenze scientifiche e un esperto Gastroenterologo e Docente di Nutrizione Umana ci spiegano cos’è e come affrontare l’intolleranza al lattosio.
Intolleranza al lattosio: no all'autodiagnosi, sì a una gestione corretta e consapevole.
L’intolleranza al lattosio non è un’allergia alimentare. Bisogna partire da questo assunto per spazzare via subito dubbi, incertezze e fraintendimenti sull’argomento. L’allergia è una reazione eccessiva e spropositata dell’organismo nei confronti di sostanze solitamente innocue, gli allergeni. L’intolleranza invece può essere scatenata dall’ingestione di alimenti oppure da disfunzioni o disturbi a carico dell’apparato digerente generati prevalentemente per carenze enzimatiche ma, a differenza dell’allergia, non coinvolge il sistema immunitario.
Altre differenze tra allergie e intolleranze alimentari possono riguardare:
- Il tempo di sviluppo della reazione: nell’allergia di solito è breve, non più di un’ora dopo l’ingestione dell’alimento incriminato. Invece i sintomi delle intolleranze alimentari si manifestano anche alcune ore dopo aver mangiato;
- La quantità di alimento sufficiente a scatenare la reazione: nell’allergia può essere minima (soprattutto per quanto riguarda la frutta secca), mentre di solito piccole dosi di alimenti responsabili di intolleranza alimentare possono essere assunti senza particolari sintomi;
- La gravità dei sintomi: nel caso di allergia può essere variabile fino ad arrivare a un evento raro, ma molto grave, come lo shock anafilattico. Le intolleranze alimentari invece possono manifestarsi con sintomi fastidiosi, ma non pericolosi per la vita.
L’intolleranza al lattosio si verifica quando, solitamente per motivi genetici ereditari, viene a mancare parzialmente o totalmente l’enzima lattasi, deputato a scindere il lattosio, ovvero il principale zucchero presente nel latte di mucca, di capra, di asina oltre che nel latte materno e in altri prodotti caseari o derivati del latte, nei suoi due zuccheri semplici: galattosio e glucosio.
Accade dunque che il lattosio, che per malassorbimento non viene digerito, rimane a fermentare nel lume intestinale, con conseguente richiamo di acqua e produzione di gas e acidi grassi. Risultato? Dolori e crampi addominali, digestione lenta, gonfiore, pesantezza di stomaco, meteorismo, flatulenza, diarrea o al contrario stitichezza, mal di testa e stanchezza. Sintomi aspecifici, che possono essere differenti e più o meno intensi da persona a persona, a seconda del grado di carenza di produzione dell’enzima lattasi e del tempo in cui il cibo incriminato rimane nello stomaco.
Più aumenta la velocità di svuotamento gastrico, e dunque più velocemente il lattosio passa dallo stomaco all’intestino, più i sintomi saranno evidenti. Questo accade se, ad esempio, il lattosio viene consumato insieme ai carboidrati semplici. Se invece il lattosio viene introdotto durante un pasto ricco di cibi grassi e pesanti, che rallentano lo svuotamento gastrico, i sintomi possono essere molto più contenuti, se non assenti.
Ma quanti sono gli intolleranti al lattosio in Italia?
L’AILI, Associazione Italiana Latto-Intolleranti, dichiara che a soffrirne sia circa la metà della popolazione, anche se non tutti i pazienti manifestano sintomi. In questo caso sarebbe allora più corretto parlare di malassorbimento di lattosio, una condizione che quasi mai necessita dell’eliminazione del latte e dei suoi derivati dalla dieta di tutti i giorni.
Come si diagnostica l’intolleranza al lattosio?
A differenza che nelle allergie alimentari, in cui la diagnosi può arrivare solo dallo specialista allergologo dopo una visita e tutta una serie di esami specifici, solo per alcune intolleranze alimentari esistono dei test scientifici e affidabili: ad esempio il breath test o l’analisi genetica, entrambi non invasivi, che servono a valutare l’eventuale intolleranza al lattosio. Tutti gli altri test non convenzionali, ma molto pubblicizzati, non sono scientificamente validati.
Come si affronta l’intolleranza al lattosio?
Se e solo se c’è una diagnosi certa di intolleranza, allora il medico potrà valutare di escludere il lattosio dalla dieta per un periodo variabile di alcuni mesi o in forma permanente, invitando il paziente a rivolgersi al vasto mercato dei prodotti delattosati. Attenzione invece ad estromettere il lattosio senza diagnosi certa, senza sintomi e, addirittura, senza alcun motivo di sospetto. Fare a meno dei prodotti lattiero-caseari per motivazioni salutistiche, che in realtà non esistono, o sull'onda delle mode o delle fake news alimentari che circolano in rete, può comportare gravi svantaggi nutrizionali, primo fra tutti quello di non permettere un adeguato apporto di calcio con la dieta, prezioso per la struttura ossea degli adulti, degli adolescenti e dei bambini. Ricordiamo infatti che, rinunciando al latte a ai suoi derivati, è quasi impossibile coprire il proprio fabbisogno quotidiano di calcio visto che questi prodotti forniscono il 51% del calcio presente nell’alimentazione italiana.
Come gestire il malassorbimento del lattosio?
Visto che, che come abbiamo visto, il malassorbimento a differenza della vera intolleranza generalmente non dà sintomi significativi, le strategie possono essere:
- Consumare regolarmente piccole quantità di lattosio, così da dare la possibilità alla flora batterica intestinale di imparare a digerirlo e così da poter, pian piano, aumentare le quantità;
- Consumare latte e latticini insieme ad altri alimenti, che come abbiamo visto possano rallentare lo svuotamento gastrico facilitando la digestione del lattosio;
- Consumare yogurt, che può apportare quel quantitativo di lattasi che può aiutare nella digestione;
- Valutare insieme al medico l'eventuale assunzione di integratori di lattasi;
- Preferire i formaggi stagionati – privi di lattosio - a quelli freschi.
E ora, dalla viva voce dell’esperto Prof. Luca Piretta, Gastroenterologo e Docente di Nutrizione Umana all'Università Campus Biomedico di Roma, alcune ulteriori specifiche e raccomandazioni per una gestione consapevole dell’intolleranza al lattosio.
Video intervista al Prof. Luca Piretta, Gastroenterologo e Docente di Nutrizione Umana all'Università Campus Biomedico di Roma.
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A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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