Infertilità e percorsi di PMA: la storia di Anna e Marco
Le paure di una coppia, la gravidanza che non arriva, le possibili soluzioni grazie alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.
L'infertilità non è una condanna. Ne parliamo con il ginecologo.
Sposati da 10 anni, Anna e Marco si amano come il primo giorno. Hanno rispettivamente 38 e 40 anni. E vogliono un figlio. Un figlio che da anni non arriva. “Rilassatevi, godetevi questo tempo - dicono gli amici - che poi, quando avrete un bambino, vi scorderete le uscite e le notti intere di sonno.” Peccato che tutti abbiano figli, loro.
“Ho dovuto attendere tre anni prima di rimanere incinta di te – ripete mamma Rosa a suo figlio Marco per rassicurarlo - ma quando io e tuo padre abbiamo smesso di preoccuparci, tu sei arrivato.” Marco ogni volta fa cenno di sì con la testa. Ma non dice quello che pensa, quella parola che aleggia tra lui e sua moglie ogni volta che restano da soli. Quella parola è infertilità.
Quante coppie come Anna e Marco esistono? Tante, forse molte più che in passato, perché oggi - lo dicono le statistiche - si fanno figli sempre più tardi, perché prima non si può. Non ci sono le condizioni giuste: il lavoro precario, le case troppo piccole, gli affitti troppo alti. E la fertilità femminile, purtroppo, decresce con l’età. Ma arriva il momento in cui Anna e Marco - tutti gli Anna e Marco nella stessa situazione - sono pronti per diventare genitori. Ed è allora che si accorgono che qualcosa non va.
La PMA, ovvero le tecniche di procreazione medicalmente assistita, fa parte dei LEA dal 2017: sono, quindi, considerate un servizio sanitario essenziale. Perché combattere l’infertilità è un dovere, anche sociale, se si hanno gli strumenti per poterlo fare. E oggi questi strumenti ci sono. Oggi poi, con le modifiche alla legge 40 che dal 2004 si occupa di normare le pratiche di PMA, e con il via libera alla fecondazione eterologa (ovvero con l’utilizzo di gameti, sia maschili che femminili, provenienti da donatori), tante coppie con problemi di fertilità hanno coronato il loro desiderio di genitorialità. Certo, il percorso è difficile e faticoso, fisicamente ed emotivamente, e non sempre il viaggio va a buon fine. Ma per Anna e Marco vale certamente la pena tentare. Non vogliono perdere quel treno. Ma cosa devono fare, ora che hanno deciso?
COME INTRAPRENDERE UN PERCORSO DI PMA: STEP 1 - CAPIRE LE CAUSE DELL'INFERTILITA' ATTRAVERSO ESAMI APPROPRIATI
La prima cosa - una volta verificato che un anno di tentativi di concepire in modo naturale non ha portato a nessuna gravidanza - è capire la causa di questa difficoltà. L’infertilità sia maschile che femminile può essere congenita o acquisita, ad esempio a seguito di malattie infettive e/o veneree, o conseguenza di malformazioni agli organi della riproduzione per le donne e per gli uomini. La presenza di fibromi uterini, di endometriosi o di cisti ovariche è spesso all’origine di infertilità femminile o di poliabortività. Un esempio è la PCOS, sindrome dell’ovaio policistico, una condizione che porta ad avere forti irregolarità mestruali fino a totale assenza di ovulazioni. Nell’uomo invece ci può essere un problema di oligospermia, cioè di poca motilità o scarsità di spermatozoi. Sono tutte possibili cause da verificare. In che modo? Confrontandosi con uno specialista esperto di infertilità, come la Dr.ssa Elisabetta Colonese, specialista in Ginecologia e Ostetricia del Centro Medico Sempione di Milano.
Nell'intervista, la Dr.ssa Elisabetta Colonese consiglia alcuni dei possibili esami preconcezionali a cui sottoporsi per verificare le cause di infertilità.
Ad Anna può dunque essere richiesto di sottoporsi a diversi esami specialistici. Tra questi:
- Ecografia transvaginale
- Dosaggi ormonali
- Tampone vaginale e cervicale
- Test post coitale (PCT), ovvero una raccolta di muco cervicale che si effettua dopo 6-12 ore da un rapporto sessuale
- Isterosapingografia, esame radiologico che permette di visionare lo stato di salute delle salpingi, ovvero delle tube di Falloppio
- Sonoisterosaplingografia, esame ecografico che valuta dall’interno le condizioni dell’utero e delle salpingi
- Eventuale isteroscopia, per visionare meglio la cavità uterina
Quanto a Marco... bisogna capire quanti sono i suoi spermatozoi, la loro motilità e forma. Ecco perchè gli può essere richiesto di fornire un campione di sperma e farlo analizzare in laboratorio per lo spermiogramma e il test di capacitazione, così come sottoporsi ad un tampone uretrale ed eventualmente, qualora il quadro non sia ancora chiaro, a un’ecografia scrotale e un doppler dei vasi spermatici.
Al termine di questa fase propedeutica, per la nostra coppia-tipo arriva un verdetto: l’infertilità. Anna non ha un utero accogliente e mostra un difetto tubarico che rende improbabile un concepimento, mentre Marco dalla sua ha uno sperma poco vitale. Cosa fare?
COME INTRAPRENDERE UN PERCORSO DI PMA: STEP 2 - LA SCELTA DELLA TECNICA E LE SUE FASI
La soluzione che viene prospettata ad Anna e Marco è rappresentata dalla fecondazione in vitro, la FIVET, con ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo). La ICSI venne introdotta nei primi anni novanta e permette di aggirare il problema della poca motilità e vitalità dei gameti maschili. La FIVET fa parte delle procedure di PMA di secondo e terzo livello, quelle propriamente definite di fecondazione in vitro, che hanno permesso di ottenere successi - in termini di gravidanze portate a termine con successo - inimmaginabili fino a pochi anni fa.
Le principali fasi della tecnica proposta alla nostra coppia sono le seguenti:
1) STIMOLAZIONE ORMONALE
Le ovaie di Anna vengono stimolate a produrre ovuli attraverso la somministrazione di farmaci (clomifene citrato e gonadotropine) e il controllo periodico per seguire costantemente la risposta ovarica. L'obiettivo è quello di ottenere un certo numero di ovociti da poter fecondare. In seguito alle stimolazioni, gli ormoni femminili associati al ciclo mestruale aumentano le loro concentrazioni fino a 10 volte il limite normale, con effetti collaterali di vario tipo. Questa è una fase che anche Anna, come molte altre donne, vive con timore, non solo per i possibili disagi, ma anche perché ha sentito dire che questo trattamento potrebbe aumentare il rischio di tumori al seno, all’utero, alle ovaie... Sta allo specialista tranquillizzarla.
Nell'intervista, la Dr.ssa Elisabetta Colonese ci parla delle stimolazioni ormonali e dei loro possibili, ma sempre temporanei, effetti collaterali.
2) PICK-UP OVOCITARIO
Una volta constatata un’adeguata risposta alla stimolazione, arriva il momento in cui ad Anna vengono prelevati gli ovociti per via vaginale, tramite aspirazione. Questa tecnica che si effettua sotto sedazione.
3) FECONDAZIONE IN VITRO
La fecondazione avviene fuori dal corpo di Anna, in un vetrino di laboratorio, dove uno spermatozoo fornito in precedenza da Marco, e appositamente selezionato, viene inoculato con un ago nell’ovocita di Anna.
4) TRANSFER
Per Anna e Marco inizia qui il percorso più complesso: 48 ore dopo l’avvenuta fecondazione, l’embrione ottenuto viene impiantato nell’utero di Anna tramite catetere ecoguidato. Un intervento breve e facile, in cui si concentrano tutte le speranze di questa coppia.
Ciò che accadrà dopo, se, quindi, l’embrione verrà accolto nell’utero di Anna e si anniderà correttamente, radicandosi e sviluppandosi come feto sano e forte, non lo sanno neppure gli specialisti. Neppure noi lo sappiamo. La scienza si ferma qui. E il resto lo decide la vita... Ma quel che è certo è che, a fronte delle stimolazioni, dei controlli continui, del dolore, delle manipolazioni e del senso di attesa impotente, il percorso di PMA ha finora dato la possibilità a moltissime coppie, anche dopo diversi tentativi, di stringere tra le braccia una nuova vita. E allora, davvero, non c’è limite alla gioia.
La Dr.ssa Elisabetta Colonese, specialista in Ginecologia e Ostetricia, riceve presso il Centro Medico Sempione di Milano. Per contattarla, clicca qui.
Per approfondimenti puoi consultare:
Prima della gravidanza: 10 azioni per la tua salute e quella dei tuoi futuri figli
Consigli per mantenere in forma il tuo apparato riproduttivo
Procreazione medicalmente assistita
Procreazione medicalmente assistita, Relazione al Parlamento 2019
A cura di Paola Perria (Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2009, Master in Gender Equality-Strategie per l’equità di Genere con tesi sulla medicina di genere) e Viviana Vischi (Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico).
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ATTENZIONE: le informazioni che ti proponiamo nei nostri articoli, seppur visionate dal team di medici e giornalisti di ForumSalute, sono generali e come tali vanno considerate, non possono essere utilizzate a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.