Induratio penis plastica, nuove possibilità terapeutiche

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Induratio penis plastica, nuove possibilità terapeutiche

10-07-2015 - scritto da Dott.FabrizioMuzi

Un'interessante opzione terapeutica per la Malattia di Peyronie: la carbossiterapia

Induratio penis plastica, nuove possibilità terapeutiche

La prima segnalazione sulla malattia fu fatta da Andrea Vesalio nel 1550, ma la prima descrizione clinica fu scritta da Francois De La Peyronie, chirurgo dell’esercito di Luigi XV nel 1743.

L’IPP è una fibrosi localizzata della tunica albuginea del pene, ovvero della guaina che riveste i suoi corpi cavernosi. Si tratta di un’alterazione che colpisce i corpi cavernosi del pene (i due cilindri che, riempiendosi di sangue, consentono l’erezione) e che determina una progressiva sostituzione della loro naturale struttura di rivestimento, normalmente molto elastica e resistente, con un tessuto fibroso, rigido. Ciò comporta una modificazione dell’aspetto del pene che risulta evidente durante l’erezione: la parte malata, infatti, non essendo più in grado di estendersi, produce una deformazione dell’asta.

Gli incurvamenti dorsali e laterali sono i più comuni ma, talvolta, questa malattia può presentarsi con una piega ventrale oppure con una forma ad anello con costrizione di tutto l’organo, con difficoltà del sangue ad affluire in fase erettiva. Le deviazioni possono a volte rendere impossibile la penetrazione.

In generale, il decorso naturale della malattia determina un accorciamento progressivo del pene che perde gran parte del suo volume e della sua elasticità.

La motivazione del ricorso al consulto medico è prevalentemente il deficit erettile e talvolta l’impossibilità alla penetrazione. Il tutto di solito si associa ad un corollario attribuibile a dismorfofobia peniena con tutte le implicazioni psicologiche del caso all’interno della coppia.

Dal punto di vista anatomopatologico la malattia si contraddistingue dal reperto dei vari stadi della flogosi in prevalenza a livello delle aree vascolarizzate tra la tunica ed il connettivo che riveste il tessuto cavernoso, interessandolo con frequenza estremamente variabile caso per caso.

Spesso l’IPP è evolutiva verso l’estensione della fibrosi e della placca ai tessuti circostanti e all’aggravamento del deficit erettile e della deformità.

 

Terapia conservativa: pochi risultati, tante delusioni

La terapia conservativa offre un discreto numero di opzioni, anche se i risultati in letteratura del solo arresto dell’evoluzione della patologia con queste metodiche, a volte usate in sinergia, si attesta intorno al solo 60%. I miglioramenti sono ancora più in percentuale ridotti e a volte correlati con un lungo percorso terapeutico.

L’assunzione di vitamina E è utile nella prevenzione dell’insorgenza della IPP, oltre a facilitare e rendere efficace la terapia farmacologica indotta con ionoforesi. Va sottolineato che sono rari i casi di completa calcificazione della placca di conseguenza esiste un buon margine terapeutico.

Per quanto riguarda le cure, si utilizzano terapie farmacologiche generali oppure trattamenti locali come la terapia con laser ad ultrasuoni, o l’infiltrazione di farmaci all’interno della placca (cortisonici depot o calcioantagonisti come il verapamil )per far regredire la calcificazione il cui obiettivo è soprattutto quello di ridurre i sintomi ed arginare l’evoluzione della malattia)

In generale, quanto prima è effettuata una corretta diagnosi, tanto migliori saranno i risultati che è possibile aspettarsi delle terapie.

La malattia nei casi più gravi può portare a deficit erettili tali da impedire la penetrazione o erezioni dolorose, in questi casi solo l’intervento chirurgico con l’eventuale applicazione di una protesi peniena o una corporoplastica che corregga la curvatura può portare a miglioramento della sintomatologia.

 

Arriva la carbossiterapia, nuova opzione terapeutica che trae origine nell’ambito della medicina termale

Dal 1932 alle terme di Royat a Clermont-Ferrand (Francia) tale terapia é stata utilizzata in pazienti affetti da vasculopatia periferica un numero molto elevato di soggetti (90000 pazienti) e gli studi effettuati in tale ambiente hanno mostrato un presunto positivo effetto negli arteriopatici con un aumento del tempo di marcia e nel trattamento del fenomeno di Raynaud.

Lo stress ossidativo e la formazione di numerosi radicali liberi dell’ossigeno e del ossido nitrico sostengono l’infiammazione, inibendo l’attività degli antiossidanti e favorendo la fibrosi con accumulo di collagene di tipo III, alterazione del TGF beta, perdita della inibizione da contatto, rilascio di prostaglandine e di altri mediatori dell’infiammazione coinvolti in molti dei processi infiammatori del nostro corpo.

L’IPP e l’invecchiamento sono condizioni accomunate da una spiccata attività fibroblastica con una produzione abnorme di fibre di collagene a discapito di fibre elastiche, con alterazione microstrutturale della microarchitettura cavernosa e talora assiociata a deficit erettile.

È ipotizzabile che l’impiego della carbossiterapia possa inibire il processo di “collagenizzazione” che si verifica nell’IPP e nell’invecchiamento, con miglioramento della circolazione sanguigna arteriosa nei corpi cavernosi.

La carbossiterapia si mostra una terapia molto semplice, poco invasiva, indolore con pressoché nessun effetto collaterale, scarse controindicazioni assolute buona e rapida somministrazione con notevole soddisfazione del paziente al termine del ciclo delle terapie che mostra una riduzione della sintomatologia dolorosa ed un miglioramento generale della penetrazione, sia dal punto di vista della qualità delle erezioni, sia dal punto di vista della riduzione della curvatura. La carbossiterapia mostra miglioramenti soggettivi già dopo le prime 10 sedute. Di solito è sufficiente effettuare una seduta settimanale per un totale di 10 settimane. Essa inoltre sembra mostrare buoni risultati nell’arginare la patologia e nell’arrestarne l’evoluzione.

La carbossiterapia si mostra una tecnica interessante, innovativa, che simboleggia un nuovo approccio alla patologia dell’IPP, più conservativa, volta alla più completa comprensione dei meccanismi biochimici alla base della sua complessa fisiopatologia.

Categorie correlate:

Malattie, cure, ricerca medica




Dott. Fabrizio Muzi

Urologia, andrologia, ecografia, carbossiterapia

andrologoaroma.wordpress.com

 

 

Profilo del medico - Dott.FabrizioMuzi

Nome:
Fabrizio Muzi
Professione:
Medico specialista attività privata
Occupazione:
Chirurgo Generale - Andrologo - Ecografista
Specializzazione:
Andrologia, Chirurgia generale
Contatti/Profili social:
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