Epatite C: un nemico silenzioso

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Epatite C: un nemico silenzioso

15-03-2010 - scritto da Viviana Vischi

In Italia se ne parla poco ma ogni anno l'epatite C causa 10 mila vittime. Il 1 ottobre la terza Giornata mondiale di sensibilizzazione

Campagna di sensibilizzazione per sconfiggere l'epatite C

26/09/2006 - Tra i tanti primati dell’Italia, forse quello più triste riguarda l’incidenza delle malattie del fegato. Sono quasi due milioni i nostri concittadini infettati dal virus C dell’epatite, circa il 2% della popolazione, con picchi del 12% al Sud: di questi, un terzo guarisce spontaneamente, mentre gli altri sviluppano una patologia cronica che comporta serie conseguenze, come la cirrosi, l’insufficienza epatica, fino al tumore. Il problema è che solo un paziente su cinque conosce la propria condizione. Gli altri accedono alle giuste terapie quando ormai è troppo tardi, tanto che, ogni anno, le vittime di complicanze raggiungono la cifra spaventosa di 10 mila: un dato significativo se confrontato, ad esempio, ai circa 500 decessi causati dall’AIDS…
Obiettivo della terza Giornata mondiale di sensibilizzazione dell’epatite C, domenica 1 ottobre, sarà quello di far emergere il sommerso, cioè fare in modo che chi, anche nel passato, è stato a rischio di contrarre il virus, si faccia controllare con un semplice esame del sangue ed eventualmente ottenga una diagnosi tempestiva. Su iniziativa della Onlus Epac, l’associazione italiana di pazienti e medici impegnati nella lotta contro questa malattia, dal 2 ottobre sarà attivo il numero verde 800.90.37.22 al quale chiunque potrà richiedere maggiori informazioni sulla patologia; a disposizione del pubblico c’è anche il sito internet Epatite C HCV - Sito dell'associazione EpaC Onlus - epatite C HCV epatite b HBV steatosi cirrosi epatica tumore del fegato trapianto di fegato sangue infetto legge 210 - Home e l’indirizzo di posta elettronica info@epac.it.
Il virus C è un nemico subdolo: un contatto, magari avvenuto molto tempo prima, può manifestarsi con sintomi lievi oppure dare inizio improvvisamente a una fase acuta dopo anni di “silenzio”. Oggi, la medicina non dispone di un vaccino per questo tipo di epatite, ma esistono terapie efficaci (a base di interferone pegilato e ribavirina) che hanno maggiore possibilità di successo se si è giovani e non ci sono complicanze per il fegato, purché siano avviate in fase precoce. La durata della cura è in funzione del tipo di virus e porta alla guarigione nel 70-80% dei casi.
Ma quali sono le categorie a rischio? Tutte le persone che possono essere entrate in contatto con sangue infetto, magari attraverso gli strumenti con cui vengono praticati piercing e tatuaggi, se non opportunamente sterilizzati, o alcuni oggetti domestici come forbici, rasoi e tagliaunghie, oppure aghi e siringhe non usa e getta: tossicodipendenti, ma anche chi ha subito una trasfusione prima del 1991, quando non era ancora obbligatorio lo screening sulle sacche di sangue. Si può contrarre il virus anche dagli interventi chirurgici, soprattutto quelli ginecologici, ortopedici e odontoiatrici, o le endoscopie, eseguiti in day-hospital. Forse perchè non si rispettano tutte le procedure di sicurezza. C’è infine il rischio di trasmissione sessuale, che in realtà è molto basso, così come il contagio madre-figlio in gravidanza.
Grazie ai controlli sulle donazioni di sangue, ai rapporti sessuali protetti per paura dell’AIDS e all’eliminazione di siringhe con aghi riciclati, in Italia i nuovi casi sono sempre meno. Tuttavia l’epatite c’è. Per cominciare a combatterla basta un semplice esame del sangue: pensiamoci…
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Malattie, cure, ricerca medica




A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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