La distorsione di caviglia

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La distorsione di caviglia

16-01-2015 - scritto da Umberto Motta

Esercizi pratici per il ripristino della mobilità articolare, della stabilità articolare e del tono muscolare dopo una distorsione di caviglia.

Distorsione: le 4 fasi della riabilitazione

La distorsione di caviglia

La distorsione di caviglia è una delle più frequenti e tipiche lesioni dell’arto inferiore.
L’incidenza della lesione è dovuta principalmente alla struttura anatomica e al carico funzionale che la caviglia deve continuamente sopportare.
Più del 18% delle lesioni nella maggior parte delle discipline sportive ha sede nell’articolazione tibio-tarsica.
La distorsione di caviglia si verifica quando l’articolazione subisce un’improvvisa rotazione su se stessa verso l’interno del piede. La gravità della distorsione dipende dall’interessamento più o meno grave dei legamenti che la stabilizzano; se questi ultimi sono lesionati, la distorsione è grave, se sono solo distratti, è meno grave.

La caratteristica comune della distorsione è comunque il dolore molto intenso, l’evidente versamento ematico e l’impotenza funzionale.

I legamenti che stabilizzano e proteggono l’articolazione tibio-tarsica sono: lateralmente il peroneo-astragalico anteriore e posteriore ed il peroneo-calcaneale, medialmente il legamento deltoideo. Il malleolo peroneale, essendo più lungo del mediale, protegge l’articolazione dai movimenti verso l’esterno, ma la rende più vulnerabile verso l’interno dove più frequentemente il piede può torcersi. La torsione può provocare una tensione dei legamenti laterali che nei casi più gravi possono rompersi.

Più alto è il numero dei legamenti coinvolti nell’evento traumatico della caviglia e maggiore sarà l’instabilità dell’articolazione tibio-tarsica.

Le finalità del trattamento sono:
Ripristinare la corretta mobilità articolare Rendere la caviglia stabile Evitare l’ipotonia muscolare dei muscoli interessati all’articolazione
Fase 1 della riabilitazione: il ripristino della mobilità articolare

Normalmente dopo l’evento traumatico la caviglia rimane rigida e dolente.
Il nostro compito in palestra è proprio quello di riuscire a normalizzare i gradi di mobilità articolari senza andare ad infiammare l’articolazione.
Per raggiungere questo obiettivo ricorreremo ad un lavoro in scarico. Movimenti passivi di flessione plantare e dorsale del piede seguiti dagli stessi movimenti eseguiti attivamente.

In questa fase è utile anche la cyclette eseguita facendo attenzione all’appoggio del piede che deve spingere nella fase finale della pedalata.
Per migliorare la mobilità della flessione plantare del piede si possono eseguire delle distensioni della caviglia con l’avampiede appoggiato ad un gradino.

E’ infine indicata, in questa fase del trattamento, la calf machine seduta e successivamente in piedi con un peso molto leggero per eseguire il movimento di flessione plantare del piede in modo completo con un sovraccarico.

Fase 2 della riabilitazione: il ripristino della stabilità articolare

Parallelamente al ripristino della mobilità articolare è fondamentale ricreare stabilità all’articolazione. Ridare stabilità all’articolazione è un processo difficile in quanto la lesione legamentosa è accompagnata da un’alterazione dei segnali dei recettori nervosi di posizione. Tali recettori ci permettono di rendere automatici alcuni gesti come il camminare o il correre che altrimenti dovrebbero essere accompagnati ad ogni passo dallo sguardo attento del sistema visivo. Questi recettori, quindi, sono fondamentali per evitare di dover guardare dove si mettono i piedi durante la semplice deambulazione o la corsa.

Per “riprogrammare” tali recettori si possono utilizzare esercizi di ginnastica propriocettiva. Dobbiamo praticamente rieducare il piede alle più disparate situazioni che si potrebbero verificare durante il normale svolgimento di qualsiasi attività.

Per fare ciò si possono utilizzare speciali tavolette “Surf” che, appoggiando sopra ad un segmento di sfera, permettono infinite possibilità di movimenti della caviglia nello spazio. Appoggiando il piede sopra a questi piani instabili si obbliga il paziente ad avvertire la posizione del piede o dei piedi senza guardarli. In questo modo si rieducano i recettori nervosi di posizione a mandare informazione sulle vari posizioni del piede.

Gli esercizi andranno eseguiti prima dalla posizione seduta, poi dalla posizione in piedi con un appoggio e solo in un secondo tempo in piedi senza appoggio. Per aumentare infine il livello di difficoltà si potranno eseguire i movimenti sopra le tavolette ad occhi chiusi.

Per la stimolazione recettoriale può essere utile eseguire alcune diverse andature a piedi scalzi su differenti tipi di terreno. Ad esempio si possono alternare andature su superfici dure (pavimento) e morbide (materassino) oppure su superfici in salita ed in discesa ecc. Tali informazioni verranno recepite dai sensori nervosi di posizione che le memorizzeranno e ci permetteranno di non usare altri apparati (ad esempio il sistema visivo) per compiere movimenti semplici come il camminare.

Fase 3 della riabilitazione: il recupero del tono muscolare

Una volta resa stabile la caviglia ci dovremo occupare del tono/trofismo dei muscoli dell’articolazione ed in particolare il tricipite della sura ed il tibiale anteriore. Per tonificare il tricipite surale possono essere impiegati i movimenti di flessione plantare in appoggio monopodalico eseguiti su scalino. Tali esercizi possono essere ulteriormente elaborati impugnando un sovraccarico come ad esempio due manubri. Per tonificare il tibiale anteriore si possono indossare delle cavigliere a livello dell’avampiede ed eseguire dei
movimenti di flessione dorsale del piede.

Fase 4 della riabilitazione: la verifica dei risultati

A questo punto è utile verificare se gli obiettivi sono stati raggiunti e lo si può fare semplicemente invitando il nostro paziente ad eseguire qualche minuto di corsa blanda sul tapis roulant. Se al termine dell’esercizio la caviglia ha risposto bene alla sollecitazione il nostro lavoro è stato eseguito correttamente, altrimenti dovremo insistere nella parte che presenta ancora alcune problematiche.

Ricordiamoci di avvisare il nostro paziente delle eventualità che si possa verificare una recidiva, vale a dire un ‘altra distorsione, per far si che il suo livello di guardia rimanga alto soprattutto durante l’esecuzione di esercizi particolarmente impegnativi per la sua caviglia.



Dr. Umberto Motta
Dottore in fisioterapia, posturologo e docente nel corso di laurea in Fisioterapia Università degli Studi di Milano
Studio via Gaffurio 4 Milano MM CAIAZZO
tel 348 22 63 444
www.umbertomotta.com

Profilo del medico - Umberto Motta

Nome:
UMBERTO MOTTA
Comune:
Milano
Telefono:
3482263444
Professione:
Universitario
Occupazione:
Dottore in Fisioterapia
Specializzazione:
Fisioterapia, Ergonomia
Contatti/Profili social:
sito web


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