Colera
Il colera è una malattia infettiva del tratto intestinale, causata dal Vibrio cholerae, un batterio Gram-negativo a forma di virgola. Questa enterite acuta si trasmette per via oro fecale ingerendo acqua e cibi contaminati, soprattutto i frutti di mare crudi, o per contatto diretto con feci infette.
Il colera, che compare dopo 24-48 ore di incubazione, si caratterizza per la presenza di numerose scariche di diarrea, anche 50-100 al giorno, non precedute né accompagnate da febbre o dolori addominali ma solo da vomito. Le scariche di diarrea sono brevi e frequenti: in un'ora si può arrivare a perdere un litro di feci con la conseguenza di cadere in uno stato di profonda disidratazione e perdita di peso corporeo.
Il malato affetto da colera presenta sete, mucose asciutte, debolezza, ottundimento, polso filiforme, infossamento oculare, ipotensione, tachicardia, aumento del ritmo respiratorio, pelle viscida e fredda a causa dell'acidosi e della carenza di potassio che può determinare l’insorgere di crampi muscolari.
Di per sé, il colera è una malattia che si autolimita, cioè i batteri dopo un po' smettono di replicarsi e la tossina colerica non si lega più alle cellule intestinali. Dunque la gravità del colera consiste nella grande difficoltà di reintegrare i liquidi e gli elettroliti persi dall'organismo in maniera rapida: è il grave stato di disidratazione a determinare la morte nel 30-50% delle persone che ne vengono colpite.
La terapia del colera consiste pertanto nel reidratare il paziente con una soluzione sostitutiva bilanciata composta da: Sodio (90 mmol/l), Potassio (20 mmol/l), Cloro (80 mmol/l), Citrato (10 mmol/l), Glucosio (110 mmol/l). La soluzione si può somministrare per via orale ma in presenza di vomito profuso o se il paziente è incosciente si procede all'infusione endovenosa.
Gli antibiotici non servono a curare questa infezione, ma sono utili per abbassare, in modo più repentino, la carica vibrionica: i più efficaci sono le tetracicline, i cloramfenicoli e i fluorochinoloni (ciprofloxacina).
Il colera, che compare dopo 24-48 ore di incubazione, si caratterizza per la presenza di numerose scariche di diarrea, anche 50-100 al giorno, non precedute né accompagnate da febbre o dolori addominali ma solo da vomito. Le scariche di diarrea sono brevi e frequenti: in un'ora si può arrivare a perdere un litro di feci con la conseguenza di cadere in uno stato di profonda disidratazione e perdita di peso corporeo.
Il malato affetto da colera presenta sete, mucose asciutte, debolezza, ottundimento, polso filiforme, infossamento oculare, ipotensione, tachicardia, aumento del ritmo respiratorio, pelle viscida e fredda a causa dell'acidosi e della carenza di potassio che può determinare l’insorgere di crampi muscolari.
Di per sé, il colera è una malattia che si autolimita, cioè i batteri dopo un po' smettono di replicarsi e la tossina colerica non si lega più alle cellule intestinali. Dunque la gravità del colera consiste nella grande difficoltà di reintegrare i liquidi e gli elettroliti persi dall'organismo in maniera rapida: è il grave stato di disidratazione a determinare la morte nel 30-50% delle persone che ne vengono colpite.
La terapia del colera consiste pertanto nel reidratare il paziente con una soluzione sostitutiva bilanciata composta da: Sodio (90 mmol/l), Potassio (20 mmol/l), Cloro (80 mmol/l), Citrato (10 mmol/l), Glucosio (110 mmol/l). La soluzione si può somministrare per via orale ma in presenza di vomito profuso o se il paziente è incosciente si procede all'infusione endovenosa.
Gli antibiotici non servono a curare questa infezione, ma sono utili per abbassare, in modo più repentino, la carica vibrionica: i più efficaci sono le tetracicline, i cloramfenicoli e i fluorochinoloni (ciprofloxacina).