La setticemia o sepsi consiste in un’infezione di tutto l’organismo determinata dal passaggio nel circolo sanguigno di batteri provenienti da focolai infettivi che possono essere localizzati in varie sedi. Si tratta dunque di una malattia sistemica: l'organismo risponde all'invasione, da parte di microrganismi patogeni, di tessuti, fluidi o cavità corporee normalmente sterili.
La setticemia ha un tasso di mortalità cinque volte superiore all'ictus e dieci volte all'infarto: diagnosticarla tempestivamente è fondamentale per instaurare una corretta terapia e ridurre il rischio di mortalità.

La setticemia si instaura per lo più in pazienti critici, immunodepressi e in anziani: infatti perché si determini una sepsi è necessario non solo che passino in circolo notevoli quantità di germi patogeni, ma anche che le condizioni generali dell’organismo siano precarie.

Le sepsi possono essere provocate da diversi tipi di batteri come i piogeni, soprattutto gli streptococchi e gli stafilococchi; più rari sono invece i meningococchi, gli pneumococchi, gli enterococchi e i colibacilli.
La sepsi si manifesta frequentemente con febbre, brividi, respirazione rapida, diminuzione della minzione, cefalea, confusione, delirio, tachicardia, ipotensione, manifestazioni emorragiche cutanee e sottocutanee, eruzioni esantematiche e aumento del volume della milza.

La terapia della setticemia si basa sull’assunzione di antibiotici a largo spettro, sul drenaggio chirurgico di raccolte infette e sulla somministrazione di liquidi. Si deve inoltre provvedere a fornire supporto adeguato in base alla disfunzione d'organo che si verifica: ad esempio si può intervenire con la dialisi in caso di insufficienza renale o con la ventilazione meccanica in caso di insufficienza respiratoria o con l'infusione di liquidi, emoderivati e farmaci vasopressori in caso di insufficienza circolatoria.