Meditazione e spiritualità nel XXI secolo

Meditazione e preghiera, rituali e simboli, esperienza mistica ed estasi religiosa sono le modalità con le quali ci si stacca dal materiale contingente e – in un contesto senza tempo né spazio – partendo dalla propria interiorità ci si eleva verso l’alto (verso il Dio dei cattolici, l’Assoluto dei filosofi, il Grande Architetto degli “iniziati” o, semplicemente, verso un più prosaico stato di maggiore e più profonda consapevolezza interiore). In queste situazioni, se gli pscofisiologi collegassero la nostra mente ad elettroencefalografo, il tracciato EEG che ne deriverebbe sarebbe compatibile con onde cerebrali – individuate e denominate, nel 1929, dal dottor Berger “onde alfa” – oscillanti con una frequenza tra gli 8 ed i 10 cicli al secondo (Herz) e con una ampiezza di 100 microvolt, tipiche di un livello di vigilanza, solitamente, sperimentato da noi tutti tra la veglia ed il sonno.
La modalità più diffusa per accedere alla spiritualità è, per religiosi e per i laici, la meditazione, le cui tecniche risalgono alla tradizione orientale di decine di secoli fa, quasi sempre inserite in un contesto religioso, comunque mistico-ritualistico, dove l’osservanza di un insieme di regole condivise rende la pratica spirituale più efficace ed efficiente. È una modalità di porsi in uno stato di coscienza particolare, solitamente tra la veglia ed il sonno, per elevarsi e tentare un contatto con ciò che non è visibile attraverso i nostri sensi e neppure esprimibile a parole. Con l’avvento del pensiero new age in occidente, parallelamente al diffondersi delle cosiddette medicine naturali o alternative, le tecniche di meditazione trovano qui particolare fortuna.
Un gruppo di ricercatori della University of California di Los Angeles, sottoponendo a risonanza magnetica cerebrale persone dedite alla meditazione, indipendentemente dalla tecnica scelta per meditare hanno rilevato che con la meditazione aumentano le dimensioni della materia grigia, in particolare nelle aree dell’ippocampo, della corteccia orbito-frontale, del talamo e della parte inferiore del lobo temporale, tutte zone che hanno a che fare con la regolazione delle emozioni. Infatti, secondo la coordinatrice di tale ricerca, le persone abituate alla meditazione acquisiscono capacità di provare emozioni positive, sono più stabili emotivamente e raggiungono un grado di maggiore consapevolezza per i loro comportamenti, dunque sono meno stressate e hanno migliori capacità di difesa immunitaria. Inoltre la meditazione, secondo altri ricercatori internazionali, aiuta a contrastare sia il dolore sia manifestazioni ansiose e depressive
Non sembra tuttavia possibile individuare un modello teorico di base dal quale sviluppare le procedure di meditazione, in quanto si riscontra piuttosto un’origine prevalentemente empirica di metodiche impiegate per dirigere l’attenzione dei soggetto su un singolo oggetto, concetto, suono od esperienza, con l’eventuale impiego di movimenti fisici ripetitivi. Il focus dell’attenzione varia, infatti, secondo il contesto in cui si pratica la meditazione: dal simbolo della croce cristiana o altra simbologia sacra, a parole o suoni detti «mantra», alle posture dello Zen, agli esercizi yoga, alle danze e ai canti dello sciamanismo, tanto per citare alcuni dei più diffusi contesti meditativi.
Paolo Zucconi, psicoterapeuta comportamentale a Udine
liberamente tratto da: Paolo Zucconi, Il Manuale pratico del benessere, Edizioni Ipertesto