Melanoma metastatico
Vemurafenib: un valido obiettivo terapeutico nel cancro e, in particolare, nel melanoma metastatico
Gli ultimi studi clinici e sperimentazioni farmacologiche per affrontare i casi di melanoma
Il melanoma metastatico con interessamento di linfonodi e coinvolgimento di
polmoni e cervello con elevata espressione di LDH e' costantemente oggetto di
Studio per la complessita' del quadro clinico e complicanze.
BRAF [V-raf murine sarcoma viral oncogene homolog B1] è un gene umano che
codifica per una proteina chiamata B-RAF, che è coinvolta nei segnali che
regolano il ciclo e la crescita cellulare. In molti tumori questo gene può essere
mutato, e questo provoca un mutamento della proteina B-RAF. Questa mutazione
può incrementare la crescita e la diffusione delle cellule tumorali.
Sette anni dopo l’identificazione di queste mutazioni del BRAF e' stato dimostrato
che questa mutazione può rappresentare un target terapeutico.
All’ASCO e' stato presentato uno studio clinico di fase I e somministrato il
farmaco - PLX4032 - a dosaggi crescenti dimostrando la sua efficacia in una serie
di tumori con il gene BRAF mutato.
Secondo l’abstract presentato il dosaggio massimo di PLX4032 è stato di 1120 mg
BID. La massima dose tollerata è risultata di 720 mg BID.
Questo lavoro ha dimostrato che BRAF è un valido obiettivo terapeutico nel
cancro umano. Tumori in cui si verifica una mutazione del gene BRAF sono circa
il 60 per cento dei melanomi e 8 per cento di tutti i tumori solidi.
Lo studio di fase II, ha riscontrato - su pazienti con melanoma
metastatico e BRAF V600E, trattati con vemurafenib - un tasso di risposta positiva
del 53% con una durata media della sopravvivenza di 6,7 mesi. Il vemurafenib –
somministrato da solo in pazienti con melanoma metastatico e BRAF mutato -
aumenta il tasso di risposta dei pazienti, la sopravvivenza globale (OS) e la
sopravvivenza libera da progressione (PFS) degli stessi soggetti, più di quanto
riscontrato per la dacarbazina (unico chemioterapico approvato da FDA per il
trattamento del melanoma metastatico). Secondo quanto riportato il tasso di
risposta dei pazienti con melanoma metastatico e BRAF V600E dopo trattamento
con vemurafenib è del 48% e scende al 5% dopo trattamento con dacarbazina.
Trial clinici evidenziano che la somministrazione del farmaco vemurafenib a
pazienti con melanoma metastatico e BRAF V600-mutato comporta una riduzione
del rischio di decesso (hazard ratio [HR] = 0,37; P < 0,0001) pari al 63% e un
prolungamento della sopravvivenza libera da progressione (PFS) del 74% rispetto
al trattamento standard con dacarbazina (HR = 0,26; P < 0,0001). Anche la
sopravvivenza globale (OS) migliora del 20% nei pazienti trattati con
Vemurafenib (84%) rispetto a quelli trattati con dacarbazina (64%).
Recentemente la Food and Drug Administration ha approvato il
trattamento con Vemurafenib del melanoma inoperabile o metastatico, positivo
alla mutazione BRAF V600E.
Il test diagnostico sviluppato su piattaforma pyrosequencing
permette di individuare con elevate sensibilità e specificità la variante V600E di
BRAF, oltre ad altre mutazioni meno frequenti dello stesso gene. Tale test
rappresenta un valido ausilio per la personalizzazione della terapia antitumorale,
non solo per quanto riguarda gli anticorpi monoclonali anti-EGFR, ma
anche nella selezione dei pazienti con melanoma idonei al trattamento con
vemurafenib.
La sperimentazione ha dimostrato che i pazienti trattati con PLX4032 avevano una
sopravvivenza media di almeno sei mesi prima della progressione della malattia,
compresi quelli con carcinoma metastatico avanzato con diffusione ad altri organi
come il fegato, polmoni e ossa.
Con gli attuali trattamenti tale sopravvivenza è di circa due mesi prima della
progressione della malattia.
Prof.ssa Virginia A.Cirolla
MD,PhD in Experimental And Clinical Research Methodology in Oncology Department of Medical and Surgical Sciences and Translational Medicine "Sapienza" University of Rome
National President A.I.S.M.O. ONLUS
www.studiomedicocirolla.it
www.aismo.it